Titolo: Il mio maestro (My master).
Autore: Swami Vivekananda, Sri Ramakrishna.
Argomenti: spiritualità.
Editore: Produzioni Babaji.
Anno: 1912.
Voto: 6.5.
Approfondimento: qui.
Dove lo trovi: Macrolibrarsi, Giardino dei libri.
A casa avevo ormai da un bel po’ il libro Il mio maestro, scritto da Swami Vivekananda, mistico indiano, sulla figura e gli insegnamenti del suo guru Sri Ramakrishna, altro mistico indiano, considerati da tanti il primo un sant’uomo e il secondo un avatar di livello buddhico.
I due, tuttavia, non sono molto noti in Italia e in Occidente in generale, o almeno molto meno rispetto ai maestri indiani che sono andati negli Usa a diffondere insegnamenti di yoga, meditazione, etc (i due casi più clamorosi sono ovviamente Yogananda e Osho).
Swami Vivekananda e Sri Ramakrishna, peraltro, sono morti entrambi piuttosto giovani, e nessuno ha sfondato i 40 anni di età.
Ma andiamo al libro Il mio maestro, datato 1912, lungo 130 pagine non dense, e suddiviso in due parti: nella prima Vivekananda parla del suo maestro, della sua vita e dei suoi insegnamenti; nella seconda sono inclusi, sotto forma di aforismi, alcuni degli insegnamenti di Sri Ramakrishna.
Il libro a dire il vero non mi ha entusiasmato: da un lato è piuttosto corto e dall’altro di Ramakrishna non vi sono che delle frasi secche di poche righe ciascuna, senza nessun filo conduttore o discorso unitario. Peraltro parte degli spunti proposti sotto forma di aforismi erano già stati inclusi nella prima parte del libro, quella discorsiva di Vivekananda, che per l’appunto parla della vita del suo guru e lo cita di quando in quando, cosa che di fatto accorcia ulteriormente il testo.
Se io non ho provato un trasporto per nessuna delle due figure, è pure vero che molti dei concetti proposti sono insegnamenti praticamente universali, di grande valore, che chiunque impegnato in un percorso di evoluzione personale deve far propri e che è sempre un piacere rileggere.
Anche se va detto anche che dal libro emerge abbastanza forte la sensazione che si tratti di uno stile di vita e didattico troppo lontano dalla nostra cultura, e più adatto certamente all’India dei secoli passati, fatto di rinuncia e di privazioni sensoriali.
In questo senso, tendo a vedere più adatto a noi occidentali il percorso di Osho, che non sacrifica e rinuncia ma vive e ingloba tutto… per arrivare comunque al medesimo traguardo, l’unità… a cui alcuni sono arrivati cancellando se stessi (e resta così l’unità), ed altri allargando la consapevolezza (fino all’unità).
Che ognuno scelga il suo percorso…
Fosco Del Nero
- Se anche tu vuoi vivere una vita fantastica, iscriviti alla newsletter!
0 commenti