Titolo: Luigi del deserto – Volume 2 – Il viaggio interiore (Louis du désert – Tome 2 – Le vouyage intérieur).
Autore: Daniel Meurois-Givaudan.
Argomenti: akasha, spiritualità, esistenza
Editore: Centro di Benessere Psicofisico.
Anno: 2001.
Voto: 8.
Recensione: qui.
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Come ho scritto nella recensione di base, Luigi del deserto – Volume 2 mi è piaciuto molto: tanto il libro primo era stato appassionante e avvincente, quanto questo è stato importante dal punto di vista spirituale, veramente denso di contenuti e di spunti.
Senza perdermi troppo in chiacchiere, ve ne propongo qualcuno sulle riflessioni di Luigi Capeto, divenuto, nell’ordine, Luigi IX, San Luigi, Pellegrino e Saubhiya.
Cominciamo con una riflessione di Luigi sulla convinzioni e le abitudini personali.
“Laggiù, in quel punto per me anonimo della carta di un mondo di cui ignoravo quasi tutto, potevo finalmente ritrovarmi e meditare. Non c’era una chiesa, nemmeno una cappella per potermi aggrappare e lasciarvi i miei pensieri, ed era proprio questo a rivelarsi improvvisamente meraviglioso. Privato dei canti e dei riti cristiani, mi sembrava di diventare… più cristiano, il cuore mi faceva male a forza di dilatarsi e anche quella sensazione era straordinaria.
Coperto di polvere e di rugiada, un mattino mi svegliai con una curiosa frase sulle labbra: “Ma le chiese sono costruite per gli increduli! Sono come le leggi, che esistono soltanto perché ci sono degli impostori, dei ladri e degli assassini! Sono state inventate solo per quelli che non sanno percepire la presenza del Divino in tutto ciò che esiste, né il giusto ordine delle cose del mondo… è evidente!”
Questa presa di coscienza scatenò in me più di uno sconvolgimento: una vera rivoluzione. Se i riti di cui avevo circondato la mia fede potevano improvvisamente svanire senza che quella stessa fede vacillasse, allora mi trovavo sull’orlo di una mutazione. Ma quale?
[…]Non era la mia fede ad essere in crisi, ma le mie credenze, cioè tutti quei piccoli punti di riferimento che la mia vita di cavaliere e poi di re molto cristiano aveva creduto indispensabili per la limpidezza dell’anima.
[…] La cosa che più mi turbava era che il mio essere profondo stava a meraviglia. Il mio cuore si manteneva puro, forse era persino più trasparente di un tempo.”
Ed ora un spunto sulla diversità e sui punti di vista.
“Tutto ciò fece salire in me un’emozione completamente nuova. Non era più fierezza quella che provavo, ma semplicemente felicità. La felicità di essere lì e soltanto lì, nel momento presente. Senza protocollo, senza privilegi, soltanto con degli essere umani, in una vera famiglia.
“Che sia questa la vere religione?”, mi dissi alla fine, mentre li guardavo danzare, “La religione della dolcezza e della condivisione, quella che racconta da sé l’essenziale di ciò che dobbiamo sapere… perché cercare qualcos’altro? Se Messer Gesù fosse qui”, continuavo, “cosa direbbe a questi uomini che non sappiano già? Insegnerebbe loro il Suo nome e quello di Suo Padre? E poi? Non sono sicuramente le sonorità di un nome, la forma di una chiesa o il disegno di un simbolo a rendere migliori. Questo l’ho capito da tanto tempo.
Allora, cosa sono venuto a fare qui? A convertire dei barbari? Tutti quelli che ho incontrato finora, da cuore a cuore, si comportano come dei buoni cristiani! Messer il Papa replicherebbe che bisogna insegnar loro la verità di un dogma, comuncar loro i benefici redentori dei nostri rituali e delle nostre preghiere, ma…”
Quel ma rimase sospeso nella mia coscienza per lungo tempo, per giorni, settimane e mesi. Non partorì facilmente la sua argomentazione, perché questa avrebbe potuto facilmente mettere a nudo l’ostacolo costituito da un intero edificio, quello di una fede che si era irrigidita fino a una tirannica esclusività.
“Sì”, constatai, frastornato dal flusso coerente dei miei pensieri, “se Nostro Signore fosse l’unica via e l’unica verità di cui bisogna impregnarsi, allora com’è possibile che questi uomini abbiano potuto crescere in armonia?”
Quello era un enigma da risolvere, perché non mi potevo rassegnare all’idea che coloro che mi accoglievano in quel modo fossero destinati per sempre alle fiamme dell’inferno. Qualcosa di diverso e che non conoscevo li aveva battezzati nel nome della bontà. Era impossibile dubitarne!”
Adesso arriva nientemeno che un “dialogo divino”.
“Vi aspettavo, Messere, confidavo nella vostra benedizione!”
“Non l’hai già ricevuta molte volte quella benedizione? Ora tocca a te distribuirla. Non hai certo deposto la tua corona per riempirti di altre ricchezze, non vero? Guarda le tue mani… cosa ne stai facendo? Oh, sì, le sai unire per pregare, lo vedo! Solo che non sono io ad averti chiesto di unirle così.”
Non capivo e mi vergognavo di essere così lento.
“Non devo pregarVi?”
“E tu credi che io esista affinché la gente faccia roteare continuamente delle preghiere intorno al mio nome? Credi che io sia un fine?”
“Mio Signore, Voi siete…”
“Io sono Ciò che voi tutti siete chiamati ad essere, un Soffio che andrà sempre più lontano! Io non sono mai presente in ciò che si blocca. Accompagno nel movimento ogni piede che osa compiere un vero passo e ogni mano che si scosta dall’altra per accogliere ciò che viene. Allora esci dalla tua roccia, Pellegrino, e usa ciò che ti è stato donato! È venuto il momento di aprire le tue braccia e il palmo delle tue mani!”
“Ma come, Messere? Cosa devo fare?”
“Finalmente me lo chiedi! Ascolta. Intorno a ogni essere vivente c’è un vapore luminoso. Non è proprio un corpo e nemmeno veramente spirito, ma un ponte tra questi due. Ora devi superare quel ponte! Appoggiaci le mani e, fondandoti sul tuo cuore, raggiungi l’altra riva. È la che troverai la forza di guarigione, un soffio, il tuo soffio, il Soffio. Quello che è amore. Allora portalo con te, illimitatamente, poi ripassa il ponte e offrilo, sena dubitare. La guarigione si stabilirà lì, sulla punta delle tue dita.”
Un altro dialogo divino, questo meno pratico e più esoterico.
“Sì. Lui è un po’ di me dentro di te, un po’ dell’Eternità che scopri goccia a goccia.”
“Ma Voi chi siete?”
“Io sono mille volti, come tu sei mille volti. Io sono Dio che si è smarrito tra gli uomini e sono tutti gli uomini che si sono ricordati di essere Dio. Sono stato Toyacatli, Yasmuni, Giosuè, Eliseo, Gesù, Apollonio, Tamanuja e tanti altri. Sono stato colui che discese sulla coscienza di Maometto e gli dettò le Sure. Sono soprattutto colui che parla nell’Istante e che non ha più altro appellativo che quello di spezzacatene!”
Un velo si stava lacerando nel suo centro. Di colpo comprendevo tutto… tutto! Esattamente come se la mia anima conoscesse da sempre la successione dei nomi che aveva enumerato. Tra di loro uno solo mi fece reagire.
“Maometto?”, dissi, “Dunque siete Voi a parlare attraverso Maometto?”
“Gli ho mormorato all’orecchio e gli ho tenuto la mano quando tracciò le sacre Parole. Lui e io siamo figli della stessa Stella, come tutti quelli che hanno colto in se stessi la perla dell’Istante. I Figli delle Stelle sono gli uni il prolungamento degli altri e si offrono al Sole al di là dello scorrere del Tempo.”
E infine un dialogo tra Luigi e una donna albigese (gli Albigesi proclamavano una fede che fu definita eretica, e per questo furono perseguitati e sterminati per ordine dello stesso Luigi molti anni prima del dialogo).
“Dimmi, Eslarmonde”, ricominciai, “è vero che secondo la tua fede il Signore Gesù non è affatto il nostro Salvatore?”
Per la seconda volta dopo il mio arrivo, Eslarmonde mi prese la mano.
“Il nostro Salvatore? Ma perché Lui dovrebbe essere il nostro Salvatore? Tu mi sembri istruito, infinitamente più di noi due messe assieme. Ma se hai studiato, chi è stato a imparare le lezioni, tu oppure il tuo maestro o qualche sacerdote? Un vero maestro insegna a camminare da soli, non credi? Gli antichi testi che costituiscono la base della nostra fede dicono che Messer Gesù è soltanto venuto a ricordarci la vera natura della nostra anima, la nostra vera e propria libertà di crescere, e che quindi tocca a ognuno di noi costruire se stesso… momento dopo momento, vita dopo vita.
[…] Sì, noi diciamo che l’anima torna di vita in vita in un altro corpo, in un’altra famiglia, in un altro paese e che questa è la legge più equa che si possa concepire. L’anima ritorna finché non ha imparato a pensare diversamente, cioè a riconoscere la sua vera natura.”
Articolo lunghissimo: spero che lo abbiate apprezzato, e cha magari possa fungere da stimolo per leggervi Luigi del deserto di Daniel Meurois-Givaudan .
Fosco Del Nero
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