Titolo: Amaru (En busca del anciano).
Autore: Anton Ponce de Leon Paiva.
Argomenti: , sciamanesimo, spiritualità.
Editore: Verdechiaro Edizioni.
Anno: 1994.
Voto: 5.5.
Recensione: qui.
Dove lo trovi: Macrolibrarsi, Giardino dei libri, Amazon.
Bentrovati a questo nuovo articolo di approfondimento, questo dedicato al libro Amaru, scritto da Anton Ponce de Leon Paiva nel 1994.
Partiamo con una citazione che riprende la figura di Gesù e la sua “eredità”, spesso fraintesa.
“- Tutte le religioni parlano della correttezza nell’agire, dell’amore verso gli altri, e tuttavia la maggior parte dei fedeli di quelle chiese non ama, di conseguenza non agisce bene e per salvarsi aspettano per secoli che qualcuno venga ad aiutarla. È molto comodo aspettare che qualcuno venga o ritorni a risolvere i nostri problemi…
– E il Cristo?
– Hanno interpretato erroneamente il suo ritorno: questo non avverrà, come molta gente crede o spera. Il ritorno avverrà in ognuno nella misura in cui egli prenderà coscienza del suo Essere Reale, che è Lui.”
Ancora due righe su Gesù, e ancora una volta l’accento è posto sulla vita interiore.
“Gesù disse: “Cerca la perfezione e il resto ti sarà dato di conseguenza”.
La risposta a tutto è all’interno di ognuno, là dove dimoriamo.”
Giacché ci siamo, insistiamo sullo stesso punto: il lavoro interiore.
“Se hai perduto la chiave in casa tua, perché esci per strada a cercarla?
Non la troverai mai: devi cercare dentro la tua casa, non fuori.
Devi lavorare molto se vuoi avanzare ed evitare altri ritorni (reincarnazioni). Il lavoro, cioè il servizio e la ricerca, devono essere le tue attività quotidiane per raggiungere lo sviluppo spirituale… e tu lo sai.”
Segue adesso una citazione lampo sulla dicotomia tra paura e amore, che poi, in grande sintesi, sono le due energie tra cui è chiamato a scegliere il singolo essere umano.
“La migliore e unica cura per la paura è l’amore.”
Facciamo ora un passo indietro, fino al momento della fecondazione e dell’incarnazione dell’anima nel corpo.
“Lo Spirito, dal momento stesso della fecondazione, costruisce il corpo che userà nel suo cammino (incarnazione) sulla Terra. Egli è l’unico responsabile del corpo che avrà, nessun altro. La comprensione di questo principio ci eviterà sofferenza.
È nel momento della fecondazione che egli perde anche la memoria della sua vita; sto parlando della Vita Reale, non di questo piccolo lasso di tempo che trascorre sulla Terra… che per molti significa tutta la loro vita.”
Tutto ciò, evidentemente, si inscrive nell’ampio cammino evolutivo.
“Anticamente la scienza e la spiritualità camminavano insieme nella ricerca della natura.
I nostri antenati ci hanno insegnato questo: l’uomo è essenzialmente un sole (spirito) coperto da un corpo, non un corpo che ha un sole dentro, passibile di disfacimento in qualsiasi momento e mortale.
Invece il sole lascia quel corpo e ne prende un altro che si organizza grazie al suo lavoro fin dal momento del concepimento, facendo uso di tutto quello che la natura gli offre fin dal ventre della madre. Nasce dopo il tempo necessario, cresce e poi quel corpo che lui ha formato invecchia e muore.
Quindi è una transizione lasciare questo abito che non serve più perché è deperibile e si rompe: ci separiamo da esso per prendere in seguito un altro corpo, anche questo finito.
L’immortale, l’incorruttibile che siamo, continua il suo cammino di evoluzione o di ritorno al Padre.”
Sempre riguardo al tema dell’incarnazione, segue una citazione che credo interesserà molti, soprattutto coloro che si pongono domande sul perché si nasce in un certo modo, ossia con un certo corpo, in una certa famiglia e in un certo contesto.
“I bambini mongoloidi non sono deformi, anche se forse per la medicina lo sono, perché non vede più in là.
Essi sono la prima incarnazione sulla Terra di uno Spirito, che viene ad evolversi da un altro pianeta più denso, cioè che è al di sotto della Terra, in evoluzione si intende, nel quale ha appreso le lezioni di vita di quel pianeta.
Ora fanno il loro secondo passo sulla Terra, ma siccome non conoscono ancora altro, costruiscono un corpo mongoloide, che è quello che conoscevano secondo la loro evoluzione di coscienza in quel pianeta.
Tutto ciò che esiste ha un destino, una vita, un progetto di esistenza individuale.
Tutta la nostra esistenza non è la vita che trascorriamo sulla Terra, ma qualcosa di più importante che abbiamo l’opportunità di migliorare ad ogni ritorno.
La vita è sempre così: sale e ascende, non scende mai, può ristagnare ma non scende.”
La spiegazione di tale processo di reincarnazione è quella che segue.
“Tutti ritorniamo all’ambiente che ci è più congeniale, secondo il livello, la qualità e la frequenza vibratoria.
È un processo attraverso il quale Dio, che siamo noi, lascia il suo corpo denso, passa ad una carica superiore nel quale vive un tempo senza tempo e torna in un altro corpo-veicolo per acquisire esperienza in una nuova esistenza, cercando sempre la sua evoluzione.”
Facciamo ora un passo ancora più indietro, comprendendo nel nostro percorso evolutivo ogni singolo elemento del creato.
“Dicono i Veda che un Dio dorme in ogni pietra, poi si sveglia in ogni pianta, si muove in ogni animale, pensa in ogni uomo, ed ama in ogni angelo.
Da questo deduciamo che dobbiamo trattare ogni pietra come una pianta, ogni pianta come un animale, ogni animale come un essere umano e ogni essere umano con un angelo.”
E arriviamo infine in dirittura d’arrivo, con un brano che ci illustra la figura del mistico, del risvegliato, che vede l’essenza divina in ogni cosa del creato.
“Il mistico non è un uomo bigotto che indossa abiti sacerdotali o di altri gruppi di tutti i colori che ci sono in giro per il mondo, o che imita Gesù Cristo in apparenza. Il mistico è colui che realizza in se stesso un vero e rapido contatto con la divinità nelle sue diverse manifestazioni, comprendendo i principi divini e le forze cosmiche della natura.
Il mistico vede in Dio la Grande Intelligenza dentro di sé e dappertutto, quindi sa che dovunque si trovi e in qualunque momento può rivolgersi a lui al suo interno, e che non ha bisogno di un luogo particolare, come una chiesa, per pregare.”
E con questo abbiamo terminato con Amaru di Anton Ponce de Leon Paiva.
A presto e al prossimo articolo.
Fosco Del Nero
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