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Felici più di Dio – Neale Donald Walsch (approfondimento)

6 Dic 2017 | Esistenza, Spiritualità

Product by:
Neale Donald Walsch

Reviewed by:
Rating:
3
On 6 Dicembre 2017
Last modified:22 Settembre 2022

Summary:

L’articolo di approfondimento di oggi è dedicato al libro di Neale Donald Walsch Felici più di Dio.

Felici più di Dio - Neale Donald Walsch (esistenza)Titolo: Felici più di Dio (Happier than God).
Autore: Neale Donald Walsch.
Argomenti: esistenza, spiritualità.
Editore: Sperling & Kupfer.
Anno: 2008.
Voto: 6.
Recensione: qui.
Dove lo trovi: MacrolibrarsiGiardino dei libriAmazon.

 

L’articolo di approfondimento di oggi è dedicato al libro di Neale Donald Walsch Felici più di Dio.

Partiamo subito con la prima citazione, dedicata al tema del giudizio-non giudizio.
“Quando si è circondati – per non dire sommersi – da ciò che si potrebbe chiamare negatività, mantenersi positivi è molto più semplice di quanto tu possa pensare.
Tutto sta nello smettere di giudicare, cioè nel non giudicare sulla base delle apparenze.
Quando smetti di giudicare, metti fine a un intero stile di vita. E non è cosa da poco!
Si tratta di un cambiamento di atteggiamento mentale e comportamentale che trasforma completamente la tua vita. È un autentico miracolo!
D’accordo, un miracolo: ma come realizzarlo? È questa la domanda a cui tutti cercano una risposta.
E allora, fai molta attenzione a ciò che sto per dirti: il modo per abbandonare la mente giudicante consiste nell’abbracciare la gratitudine.”

Il secondo brano è un po’ un corollario di tale prospettiva, ossia il ringraziare per ogni cosa che ci viene porta dalla vita.
“La prossima occasione in cui devi affrontare una situazione, un avvenimento o un’esperienza indesiderati, fermati, qualsiasi cosa stia accadendo. Non devi fare nient’altro che fermarti.
Chiudi gli occhi, anche se solo per un brevissimo istante, e ripetiti mentalmente: “Dio, ti ringrazio!”.
Poi fai un respiro profondo, e ripetitelo un’altra volta: “Grazie per questo dono, e per il tesoro che ha in serbo per me”.
E, puoi starne certo, quella cosa che ti sta succedendo ha davvero un tesoro in serbo per te, anche se ora come ora non riesci a vederlo. La vita stessa te lo dimostrerà, se gliene darai l’opportunità.”

E ancora sul giudizio e sulla sofferenza che reca con sé…
“Buona parte della scarsa felicità che sperimentiamo nella nostra esistenza è dovuta ai nostri stessi giudizi.
Infatti, noi siamo portati a giudicare qualsiasi cosa: le persone che ci circondano, le circostanze che dobbiamo affrontare, gli eventi del momento e noi stessi.
C’è chi non perde occasione di assumere il ruolo del pubblico ministero. È come se l’intera vita fosse continuamente sotto processo, senza mai un momento di tregua.
In un cuore amorevole non c’è posto per il giudizio.”

E ancora sulla resistenza da un lato e accettazione-gratitudine dall’altro.
“Non opporre resistenza.
Se resisti a qualcosa, non te ne sbarazzerai mai più. Ciò a cui resisti, persiste.
Anziché resistere, benedici ciò che ti perseguita. Benedici e ringrazia le persone e gli eventi che ti creano disagio, che ti tormentano, che ti piovono addosso come una sventagliata di frecce acuminate.
Accetta e ricevi questa energia, poiché solo in quel modo potrai guarirla. Infatti non devi mai dimenticare che è impossibile guarire ciò che non si riesce a tenere nel proprio cuore.
Ecco perché devi accogliere quell’esperienza, abbracciarla, dedicarle tutta la gentilezza e l’amorevolezza di cui sei capace, benedirla, e solo allora lasciare che vada oltre.”

Questo perché…
“Non c’è nulla che non sia incluso nella volontà di Dio, e ciò è dimostrato proprio dal fatto che sta accadendo.”

Altra cosa da tenere sempre ben presente: tutto fa parte della medesima essenza.
“Tutte le cose sono una sola. Ce n’è una sola, e tutte fanno parte di quell’unica cosa, ciò che è.
Ne consegue che quello che fai per un altro lo fai per te stesso; e quando non riesci a fare qualcosa per il prossimo, è qualcosa che perdi anche tu.
Ma è vero anche il contrario: ciò che fai per te stesso lo fai anche per gli altri, e ciò che non riesci a fare per te non raggiunge neppure gli altri. Ecco perché spesso si dice che se non puoi amare te stesso non puoi amare nessun altro.”

Il ritenere invece che tale essenza divina sia in alcune parti ma non in altre, per esempio in noi stessi, è quantomeno bizzarro.
“Molti credono che Dio sia ovunque, ma non pensano affatto che si trovi anche in loro.
Forse potrà sembrare che lo neghino per una qualche forma di umiltà, invece immaginare che egli sia presente in qualsiasi punto dell’universo eccetto la propria persona costituisce il massimo dell’arroganza.
Ciò trasforma il corpo, la parola e la mente della singola persona in una proprietà privata assoluta.
Se, d’altro canto, accettiamo ciò che viene ribadito da ogni religione tradizionale, e cioè che Dio è l’alfa e l’omega, l’inizio e la fine, la sostanza di ogni cosa, allora dobbiamo necessariamente dedurne che egli è presente anche in noi.”

Ora una citazione sull’energia e il potenziale creativo.
“I tre strumenti della creazione sono il Pensiero, la Parola e l’Azione.
Tutto ciò che pensi, dici e fai produce energia, e di conseguenza anche la tua realtà.
Quando parlo della tua realtà mi riferisco semplicemente alla somma totale delle tue energie, e alle energie che attraggono.
Il meccanismo della manifestazione non è nulla più che un collegamento energetico. Consiste nella sintonizzazione della vibrazione, in modo che essa entri in risonanza con il particolare aspetto dell’energia universale che una certa persona desidera sperimentare.”

Torniamo alla dualità della separazione tra noi e l’essenza divina, ossia la vita.
“Poni fine alla teologia della separazione.
Nella tua vita, così come nel tuo personale sistema di credenze, dovresti fare piazza pulita di qualsiasi pensiero che comporti una separazione fra te e Dio. Buttalo via, una volta per tutte!
Per “teologia della separazione” intendo qualsiasi sistema insiste sul fatto che mentre noi siamo “qui”, Dio è “là”. È un dottrina che ci insegna che egli si è allontanato da noi per punirci dei nostri peccati, e che ora tocca e noi riunirci a lui, impresa che Dio stesso permetterà soltanto se obbediremo ai suoi comandamenti, seguiremo le sue leggi e ci sottometteremo alla sua volontà.
Tale teologia della separazione ha prodotto una cosmologia della separazione, vale a dire un modo di concepire tutta la vita su questo pianeta che include la separazione nei suoi principi fondamentali, il che a sua volta ha originato una sociologia della separazione, in virtù della quale la nostra specie ha cominciato a socializzare sulla base di un sistema che ci vede protagonisti quali essere separati e distinti, che si preoccupano principalmente dei loro interessi individuali.
C’è un’ennesima conseguenza: la patologia della separazione, cioè un comportamento patologico che produce sofferenza, conflitto, violenza e morte, e che mettiamo in atto noi stessi.
Possiamo guarire dalla patologia della separazione soltanto quando la teologia della separazione sarà rimpiazzata da quella dell’unità.
Dobbiamo finalmente comprendere che la vita in tutte le sue forme è una.”

E, in chiusura, ricordiamo ancora una volta che…
“Non puoi morire, e non puoi cessare di esistere, perché sei la vita stessa resa manifesta.”

Felici più di Dio di Neale Donald Walsch e il suo articolo di approfondimento sono terminati.
Alla prossima occasione.

Fosco Del Nero

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