Titolo: Jalamanta (Jalamanta).
Autore: Rudolfo Anaya.
Argomenti: new age, spiritualità, esistenza, narrativa.
Editore: Il punto d’incontro.
Anno: 1996.
Voto: 4.5.
Approfondimento: qui.
Dove lo trovi: Macrolibrarsi, Giardino dei libri, Amazon.
Non avevo mai sentito parlare dello scrittore americano Rudolfo Anaya… o almeno così credevo, fino a poco fa, quando mi sono avveduto che si tratta dello scrittore di Bless me, Ultima, da cui è stato tratto l’omonimo film, che ho visto e recensito anni fa.
Il film mi era piaciuto discretamente, tanto che lo avevo anche inserito nella lista di film consigliati (Film che aprono la mente… o il cuore), nonostante fosse più un film, per l’appunto, e non un contenitore di insegnamenti.
Vale più o meno la stessa cosa per il libro di Rudolfo Anaya che recensisco oggi, ossia Jalamanta, con l’aggravante che la tendenza spiritualoide-new age qua è molto più forte, e che per leggere un libro ci si mette più tempo che per vedere un film.
In effetti, se dovessi descrivere Jalamanta in due parole, direi che si tratta di una versione new age de Il profeta di Kahlil Gibran.
Io ho scritto “versione new age”, ma in realtà siamo molto vicini al plagio, dal momento che pure in Jalamanta c’è un uomo considerato molto saggio, e definito egli stesso profeta, il quale risponde alle molte domande che gli vengono poste sulla vita e sull’esistenza.
Le differenze rispetto a Il profeta sono due.
La prima è che in Jalamanta il profeta in questione non sta andando via da un luogo (e risponde a tante domande proprio perché sta per andare via e dopo non potrà farlo), ma è appena arrivato (e risponde a tante domande proprio perché prima non c’era).
La seconda è il livello di consapevolezza, che ne Il profeta era alto (non altissimo, ma alto), mentre in Jalamanta è mediocre (non bassissimo, solo mediocre, anche se siamo d’accordo che si tratta di punti di vista e di riferimenti personali).
E badate, come sempre, che nel dire questo non sto affermando che un libro è inutile: anzi, per il solo fatto che esiste è per definizione utile a qualcosa o a qualcuno, e anzi in teoria più il livello dell’insegnamento è basso più esso sarà utile a molte persone, perché la base della piramide è sempre più larga della sua cima.
Nel dire quanto dico vi sto solo dando un punto di riferimento; poi voi ci farete quello che vorrete.
Per completare la recensione, aggiungo che nel testo c’è qualcosa di bello, come concetti o frasi, ma il tutto è letteralmente immerso in quella che torno a definire come spiritualità new age di basso profilo.
Così lo sapete e in anticipo e non venite a dirmi: “Ma Fosco non ce l’ha detto che il libro era pieno di cose spiritualoidi alla buona ad uso e consumo del largo pubblico”.
Se vorrete, comunque, buona lettura.
Fosco Del Nero
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