Titolo: Chi sono io? (Who am I?).
Autore: Jean Klein.
Argomenti: spiritualità, advaita vedanta, esistenza.
Editore: Antipodi Edizioni.
Anno: 2006.
Voto: 7.
Recensione: qui.
Dove lo trovi: Macrolibrarsi, Giardino dei libri, Amazon.
Eccoci qui con l’articolo di approfondimento dedicato al libro Chi sono io? di Jean Klein.
Partiamo subito col primo brano proposto, dedicato alla “rabbia consapevole”.
C’è una rabbia divina, ma allora non è davvero rabbia. È una sorta di attività indipendente da ogni immagine di sé. È l’espressione della totalità stessa in un gesto di per sé perfetto nella sua funzione.
Dall’esterno può sembrare rabbia, ma non lo è. È completamente libera dalla reazione e non lascia residui. Nel momento in cui la situazione è finita, si dissolve completamente.
La seconda citazione ci parla del dualismo tra pace e guerra… al di fuori come al di dentro.
“- Qual è il miglior modo per portare la pace nel mondo?
– Quindi cerchi la pace? La vorresti vedere attorno a te?
Tu sei in pace? Perché, prima di poter portare pace attorno a te, tu per primo devi essere in pace.
Osserva che sei sempre in guerra con te stesso, che sei violento e aggressivo con te stesso.
Finché esisterà un ego ci sarà una guerra; finché penserai di essere un’entità indipendente ci sarà una guerra, ed è inutile cercare di terminare il conflitto sul piano sociale.
Se non sei in armonia con te stesso, rimani un complice della società.”
Procediamo: indagine interiore e accettazione.
“Per affrontare scientificamente noi stessi, dobbiamo accettare i fatti come sono, senza approvazione, disapprovazione o conclusione.
Non è un’accettazione mentale, di idee, ma è interamente pratica, funzionale. Richiede solo vigilanza. L’attenzione deve essere bipolare. Vediamo la situazione e, al contempo, vediamo come echeggia in noi in quanto emozione e pensiero. In altre parole, i fatti di una situazione devono includere le nostre reazioni.
Rimaniamo nel processo scientifico liberi dal giudizio, dall’interpretazione e dalla valutazione, semplicemente osservando i diversi momenti della giornata, secondo la nostra psicologia, il nostro intelletto, il corpo fisico e il nostro livello di vitalità.
Non c’è motivazione né interferenza da parte di un “me” né un desiderio di cambiare, crescere o diventare.”
Il quarto brano sintetizza la questione della contrapposizione apparente tra veglia e sonno/sogno.
“Gli stati di sogno e di veglia sono più o meno gli stessi. Mentre stai sognando la storia per te è reale. Solo più tardi la chiami sogno.
Cosa ti rende così certo che ora non stai sognando?”
La citazione successiva tratta da Chi sono io? è molto importante, dal momento che identifica con chiarezza il motivo della sofferenza psico-spirituale del grosso dell’umanità (ossia, tutti coloro che non sono ancora svegli in notevole misura): la separazione dall’Esistenza.
“La causa originale della sofferenza è un sentimento di isolamento, di non essere collegato al tutto. Ciò porta conflitto nella tua vita. generalmente vedi solo il conflitto, la sofferenza superficiale, ma quando si contempla profondamente la sofferenza, oltrepassando il livello del conflitto, la causa primaria emerge.
Devi affrontare le origini della sofferenza e non farti distrarre da effetti secondari. È l’ego che soffre. Quando il sofferente frammentato scompare, allora la sofferenza punta all’Uno.”
Andiamo avanti: il prossimo brano ci parla del pensiero continuo.
“Quando si è liberi dall’immagine di sé, il pensiero è solo un veicolo occasionale. Quando non c’è nulla da pensare, non pensi.
Il pensiero continuo è una difesa, una fortezza dell’ego, nient’altro.
Abituati, ogni giorno, a guardare le situazioni senza l’intervento dell’io e i suoi desideri, avversioni, resistenze, preferenze, etc. Sostieni questo guardare puro e scoprirai che, quando l’osservatore e l’osservato non vengono più nutriti, essi scompaiono.”
Terz’ultimo brano: la nota storiella di Re Janaka e e il suo sogno.
“Forse conosci la storia di Re Janaka e del suo guru.
Stavano parlando degli stati di veglia e di sonno e Vasishtha aveva detto al re che erano uguali. Quella notte, Janaka sognò di essere un mendicante e al mattino chiese eccitato al suo guru: “Ho sognato di essere un mendicante. Sono un mendicante che sogna di essere Kanaka o sono Janaka che sogna di essere un mendicante”.
Vasishtha rispose: “Non sei né l’uno né l’altro. Sei il Sé”.
Allora Re Janaka capì tutto chiaramente e esclamò con gioia: “Ah, sono il Sé!”.
Ma Vasishtha disse: “Questo è l’ultimo ostacolo. Nel pensarlo non puoi esserlo”.”
Chiudiamo l’approfondimento dedicato a Chi sono io? con due citazioni molto brevi.
La prima è dedicata all’arte, settore a dir poco incompreso in questi tempi di inconsapevolezza generale.
“Tutto ciò che non risveglia la nostra naturale vigilanza non è un’opera d’arte.
Le creazioni che vengono dalla sperimentazione o dagli stati psicologici sono separative e ci lasciano nella separazione.”
La seconda è dedicata alla mente/ego.
“La mente è una gabbia ma, quando guardi bene, non vedi nessun prigioniero.”
Abbiamo concluso con Chi sono io? di Jean Klein.
Alla prossima recensione e al prossimo approfondimento.
Fosco Del Nero
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