Titolo: Conversazioni con Dio – Libro Primo (Conversations with God, Book 1).
Autore: Neale Donald Walsch.
Argomenti: spiritualità, filosofia, esistenza.
Anno: 1995.
Editore: Sperling & Kupfer.
Voto: 8.
Recensione: qui.
Dove lo trovi: Macrolibrarsi, Giardino, Amazon.
Di recente mi è sorto dentro, senza motivi precisi ma in modo istintivo, il desiderio di leggermi tutti i libri di Neale Donald Walsch, e questo, da persona ordinata quale sono, mi ha portato a rileggermi tanto per cominciare il suo primo libro, ossia Conversazioni con Dio – Libro primo (a cui seguiranno presto il Conversazioni con Dio – Libro secondo e il Conversazioni con Dio – Libro terzo).
Ora, in realtà ho già recensito Conversazioni con Dio, e parecchio tempo fa ormai (a dirla tutta è stata una delle prime recensioni sul sito, nell’ormai lontano giugno 2008!), per cui nel caso vi interessi vi rimando a quell’articolo.
Questo sarà dedicato viceversa non a una recensione, ma a un approfondimento.
Difatti, qualche giorno fa ho deciso che d’ora in avanti per ogni libro che leggerò scriverò, oltre alla recensione, anche un ulteriore articolo, con uno spunto, un esercizio, insomma qualcosa di più specifico…
… in modo anche da dare ai miei lettori qualcosa di più concreto oltre alla recensione generale, e da rendere dunque il sito sempre più utile per coloro che lo frequentano, i quali potranno così avere degli spunti pratici anche senza dover comprare necessariamente il singolo libro (e giocoforza non ci si può permettere di comprare tutto).
Quale libro migliore di Conversazioni con Dio di Neale Donald Walschcon cui cominciare questa nuova serie di articoli?
Tra l’altro, si tratta di un libro con una serie quasi infinita di spunti di riflessione e di consigli pratici per riorientare la propria vita, ma per ovvie esigenze di spazio ne proporrò solo uno, che mi ha colpito in modo particolare.
Vi anticipo che si tratta di qualcosa di sottile, ma che può fare la differenza in modo positivo nel processo di attrazione di chi si trovasse ad applicarlo.
Parto dalla premessa di quella che credo sia una delle emozioni più positive e importanti tra tutte, ossia la gratitudine, concetto che ho sottolineato in passato in uno dei pochi post tematici che ho scritto.
Perché la gratitudine è importante è semplicissimo a dirsi: posto che attraiamo ciò che evochiamo (l’energia scorre dove si concentra l’attenzione, si recita nello sciamanesimo kahuna, che consiglia dunque di benedire il proprio presente), ne consegue che se siamo spesso grati attrarremo altre cose di cui essere grati, che giungano sotto forma di abbondanza economica, di salute, di amore, di divertimento, di amicizie, etc.
E comunque, anche senza fare sofismi su legge di attrazione-magnetismo, etc, quando proviamo emozioni positive come gratitudine, amore, affetto, etc, siamo felici, e in fin dei conti lo scopo della vita è sempre stato proprio questo (anche prima di The secret, credo :).
Non a caso uno dei miei esercizi favoriti era quello di evocare la gratitudine pensando con gioia alle cose che mi erano andate bene.
Tuttavia, Walsch dice che (beh, lo dice Dio in realtà, fatto che dovrebbe renderlo più autorevole) la gratitudine sta un gradino sotto l’apprezzamento, laddove l’apprezzamento consiste nel puro e semplice star bene nel momento presente, mentre la gratitudine contiene ancora il seme della lotta appena passata, ossia la contemplazione di ciò che avrebbe potuto andare male e della “battaglia” appena vinta.
In questo senso il primo è un sentimento più puro e quindi preferibile… probabilmente non distante come concetto dal famoso “potere di adesso” di Eckhart Tolle o dal samadhi orientale.
Una differenza sottile, forse, ma che può contribuire a migliorare l’energia delle nostre evocazioni.
Voglio dire, se lo consiglia Dio un motivo ci sarà, no??
Fosco Del Nero
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