Titolo: Esegesi 4 – Il confine di Spacelandia.
Autore: Igor Sibaldi.
Argomenti: esistenza, religione, spiritualità.
Editore: Anima Edizioni.
Anno: 2012.
Voto: 6.
Recensione: qui.
Dove lo trovi: Macrolibrarsi, Giardino dei libri, Amazon.
L’articolo odierno è l’approfondimento dedicato al video di Igor Sibaldi Esegesi 4, edito da Anima Edizioni nel 2012.
La prima citazione proposta tuttavia non è presa da video, ma dal libretto di accompagnamento; essa sottolinea come gli insegnamenti di Gesù fossero molto pratici, e attuabili, e non mera filosofia. La definizione di Sibaldi di “Regno dei Cieli” è più psicologica che esistenziale, ma il concetto vale comunque come sprone evolutivo.
“Scribi e farisei sono, nei Vangeli, i massimi esperti e i più rigorosi cultori della Legge, e con Regno dei Cieli si intende, nei Vangeli, non un qualche oltretomba, ma un modo di vivere, scoprire, pensare, nel quale l’unica autorità riconosciuta è quella del proprio personale rapporto con tutto l’universo (in pratica, è quella sensazione che si prova quando, guardando il cielo, di giorno o di notte, ci si sente a posto, ampi, colmi di senso e commossi).
Superare quegli “scribi” e quei “farisei” oggi è tanto difficile?
Se lo fosse, Gesù non ne avrebbe parlato in quel suo discorso davanti a una folla numerosa”
La seconda citazione è più breve, e ugualmente è diretta a chi intende non rimanere fermo e andare avanti.
“Le scritture sono per pochi e sono per qui pochi che decidono di non farsi dirigere.”
Il terzo brano si focalizza sul fattore tempo, e afferma che non si tratta di un nemico invincibile.
“Sia Mosè sia Gesù dicono che l’uomo è libero dal tempo, è più grande del tempo, se può accorgersene.
Non deve obbedire meccanicamente al tempo.”
Andiamo avanti con Esegesi 4: lo spezzone successivo concerne il punto di vista dell’essere umano, e i limiti visivi che esso si autoimpone.
“Fin da piccoli noi siamo abituati a vedere nelle cose non quello che nelle cose c’è davvero, ma quello che noi pensiamo che ci debba essere.
Si dice per esempio che il bravo pittore è quello che dipinge un albero come lo vede; invece il pittore mediocre è quello che quando dipinge un albero dipinge quello che sa già dell’albero.
Noi vediamo il mondo per lo più nel secondo modo; si tratta di imparare a vedere la realtà non in base a quello che va o a quello che non va, secondo la nostra scala di valori, ma in base a quello che è.”
Segue un piccolo spunto-esercizio: sullo specchio, sul proprio sguardo e sul quel che si vede in esso.
“È un buon esercizio guardarsi allo specchio e cercare di vedersi con uno sguardo limpido: guardare lo specchio e non vedere più il proprio nome e cognome, la propria professione, nazionalità, guardare lo specchio e non aspettarsi di trovare il corrispondente di quello che è scritto sulla nostra carta d’identità, e non cercare nello specchio le tracce del passato, di tutto quello che abbiamo passato negli anni, di tutte le cose che ci siamo raccontati riguardo a noi, guardarsi allo specchio e vedere quello che c’è. Anzi, vedere quello che ci sarà.”
Citazione lampo sui testi sacri in generale… che sono stati scritti per un buon motivo.
“La domanda da farsi leggendo un testo sacro è “Che cosa c’entro io con quello che sto leggendo?”.
Questo è importante: se una cosa è vera, è vera sempre.”
Il penultimo brano parla di condizionamenti, tempi attuali e vita eterna.
“Cosa succede se riusciamo a toglierci da tutti i condizionamenti?
Succede che innanzi tutto ci sentiamo diversi dal nostro tempo in cui questi condizionamenti agiscono, diversi dalla nostra epoca, ma essere diversi dalla propria epoca è un primo passo per essere se stessi, una continua scoperta interiore ed esteriore, che può essere descritto come un essere fuori dal tempo, non da un tempo ma da tutto il tempo.
Sto parlando di quello che nei Vangeli si chiama “vita eterna”.
La vita eterna di solito s’immagina come una vita che ha inizio dopo la morte e che continua per sempre, ma non è così. Il termine che Gesù usa nei Vangeli per indicare la vita eterna non indica la vita personale, individuale, che in greco si chiama “bios”, che è quella vita che a un certo punto finisce con la morte e che è cominciata con la nascita; il termine è usato nei Vangeli per indicare la vita eterna è “zoè aionios”, che vuol dire “immensa energia vitale”, che ha un tempo diverso dal tempo della nostra mente consueta.”
L’ultima citazione proposta sottolinea la differenza di concetto nel considerare la divinità: ora Dio unico praticamente antropoformizzato, e prima energia onnipresente e onnipervadente.
“«Il mondo è pieno di Dei» (Platone, Leggi).
Cosa vuol dire “Il mondo è pieno di Dei”?
Gli Dei antichi erano un po’ diversi dai nostri; l’idea del divino per gli antichi era diversa dalla nostra. Per noi Dio è trascendente e al di là di tutto; invece per gli antichi il Divino era non qualcosa di al di là della natura, di soprannaturale, ma era qualcosa di molto naturale, era la parte di natura ignota che c’è in tutto.
In una foglia, in un albero c’è qualcosa di più di quello che vediamo.”
Abbiamo così concluso con Esegesi 4, video di Igor Sibaldi.
Al prossimo approfondimento e buone cose a tutti.
Fosco Del Nero
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