Titolo: Esperienze di trasformazione con l’enneagramma (27personajes en busca del ser).
Autore: Claudio Naranjo.
Argomenti: psicologia, crescita personale, enneagramma.
Editore: Astrolabio Ubaldini Editore.
Anno: 2012.
Voto: 6.5.
Approfondimento: qui.
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Devo essere sincero: mi aspettavo di più da Esperienze di trasformazione con l’enneagramma, testo del 2012 di Claudio Naranjo edito da Astrolabio, e di seguito passo a dire perché.
Come prima cosa, però, alcune premesse.
Per chi non lo sapesse, Claudio Naranjo ha ereditato lo strumento dell’”enneagramma delle personalità” da Oscar Ichazo, che a sua volta lo aveva appreso da G.I. Gurdjeff, sotto forma del simbolo geometrico-simbolico. Il maestro armeno, dal canto suo, lo aveva appreso da qualche scuola sapienziale asiatica, attestante qualche sapere tuttora sconosciuto in Occidente (probabilmente ci sono di mezzo le ottave… non fosse altro che con Gurdjieff erano sempre di mezzo).
Il testo in questione, e il lavoro di Naranjo con gli “enneatipi”, non ha niente di esoterico, mentre tutto si svolge sul piano psicologico, il quale a sua volta riflette equilibri o squilibri dell’anima.
Esperienze di trasformazione con l’enneagramma studia i nove tipi psichici dell’enneagramma comprensivi dei tre sottotipi, per un totale di ventisette tipi psicologici, che sono presentati dai partecipanti a un gruppo di lavoro di Naranjo: ogni persona parla così del suo tipo, e ne parla a buon diritto avendolo vissuto appieno.
In questo senso, il libro porta sì la firma di Naranjo, ma per il grosso è composto proprio dai trattati dei suoi allievi sui vari profili psicologici.
Trattati che comunque derivavano, come apprendimenti, dagli insegnamenti dello stesso Naranjo, per cui comunque egli ha titolo concreto a figurare come autore.
Veniamo al testo: Esperienze di trasformazione con l’enneagramma non è un testo introduttivo per chi non conosce ancora l’enneagramma, e probabilmente non è adatto nemmeno a chi lo conosce un po’, trovando piuttosto il suo pubblico in chi lo conosce parecchio, e magari vuole anche utilizzarlo per lavoro.
Devo dire come prima cosa che la suddivisione nei sottotipi non mi ha convinto affatto, dal momento che alcuni sembrano molto forzati come categoria, che spesso un sottotipo di un tipo principale va ad assomigliare troppo alle caratteristiche di un altro tipo principale (e allora avrebbe avuto più senso sistemarlo lì), e che alcuni sottotipi son descritti molto frettolosamente e senza grande impatto… ma quest’ultima cosa forse dipende dal singolo relatore: difatti, mentre alcuni relatori portano in evidenza una caratterizzazione piuttosto convincente, altri convincono assai meno.
Quanto ai nove tipi principali, a essi è dedicato veramente poco spazio, dal momento che si dà per scontato che chi si avvicina a questo testo abbia già una solida base sull’argomento e non vada dunque edotto sui nove caratteri di base.
Ma comunque, anche in presenza di sole eccellenti caratterizzazioni, rimane una cosa: si sta lavorando su mente e psiche, su concetti e apprendimenti, mentre l’auto-osservazione lavorerebbe su quel che c’è da lavorare in automatico, ciò che rende per definizione il lavoro mentale più lento, sofferente e meno preciso del lavoro animico.
In tal senso, considero l’enneagramma un eccellente strumento per i professionisti, per coloro che si vogliono dedicare agli altri, ma assai meno valido per coloro che vogliono direttamente dedicarsi a se stessi. “Direttamente”, per l’appunto. Se vi va bene invece la via indiretta, allora anche l’enneagramma va benissimo, e anzi di mio vi sono persino affezionato, pur avendo smesso di utilizzarlo, e comunque tra le vie di conoscenza concettuale (ma non è solo concettuale, ovviamente) è senza dubbio una delle più valide e precise, nell’indicare per ciascun tipo le fissazioni, i conflitti, i desideri inespressi, le attività anestetizzanti e al contrario quelle risveglianti.
Fosco Del Nero
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