Titolo: Ha un senso la vita?.
Autore: Osho.
Argomenti: esistenza, spiritualità, meditazione.
Editore: Infinito Edizioni.
Anno: 1984.
Voto: 8.
Recensione: qui.
Dove lo trovi: Macrolibrarsi, Giardino dei libri, Amazon.
Eccoci alla consueta rubrica dedicata agli approfondimenti dei libri di crescita personale più importanti.
O, in questo caso, dei video, dal momento che gli spunti proposti sono tratti proprio dal video di Osho Ha un senso la vita?, recentemente proposto in recensione, ed ora per l’appunto in approfondimento.
Come sempre, ecco qualche spunto per i lettori di Una vita fantastica.
In passato questo è stato uno degli errori più comuni: si medita 20 minuti al giorno, oppure si medita 3 volte al giorno, oppure si medita 5 volte al giorno, a seconda delle diverse religioni, ma in ogni caso l’idea di fondo è che ogni giorno si dovrebbero dedicare alcuni minuti alla meditazione.
E cosa farai nel tempo che resta? In quei 20 minuti conseguirai quello che potrai… cosa farai nelle restanti 23 ore e 40 minuti? Qualcosa di antimeditativo, e ovviamente i tuoi 20 minuti di sforzo verranno annullati. I nemici sono troppo forti, e tu dai una quantità enorme di attenzione e di energia ai tuoi nemici, mentre dedichi alla meditazione solo 20 minuti.
No, in passato la meditazione non è riuscita a dar vita ad alcuna ribellione nel mondo proprio a causa di questo errore.
Visto che ragioni in modo distorto, voglio che guardi la meditazione da un punto di vista totalmente diverso. Puoi imparare a meditare per 20 o 40 minuti – l’apprendimento è una cosa – ma poi devi portare con te, per tutto il giorno, ogni giorno, ciò che hai imparato. La meditazione deve diventare simile al battito del tuo cuore”.
Alla domanda, invece, su come si trovi il proprio scopo nella vita, Osho rispondeva così: “Ognuno ha il proprio scopo, è vero, ma trovare quale sia il tuo è impossibile se non hai trovato prima te stesso. E nel momento in cui troverai te stesso, troverai simultaneamente anche il tuo scopo. Quindi non c’è bisogno di preoccuparsi dello scopo. Tutta quanta l’attenzione dovrebbe essere focalizzata sul conoscere te stesso, e il modo per conoscere te stesso è la meditazione.
La distinzione tra la meta e la rotta è molto sottile, ma è la medesima distinzione che esiste tra mente e cuore, tra logica e amore, e, ancora più appropriata, tra prosa e poesia.
Una meta è un oggetto ben definito, la rotta è molto intuitiva. Una meta è qualcosa che esiste distinta da te, è un oggetto esterno. La rotta è una percezione interiore, non è un oggetto, è la tua stessa soggettività: puoi sentire in che direzione andare, senza conoscerla. La meta puoi conoscerla, invece, ma non puoi sentirla; la meta è nel futuro: dopo averla decisa, cerchi di manovrare la tua vita in vista della meta, di far girare la tua vita verso la meta.
Come puoi decidere il futuro? Chi sei per decidere qualcosa di totalmente ignoto? In che modo si può fissare il futuro? Il futuro è ciò che ancora non si conosce, è una possibilità aperta: fissando una meta il tuo futuro non è più tale, perché non è più aperto. Tu hai deciso per una sola delle miriadi di alternative: quando tutte le alternative erano aperte, era futuro; adesso tutte le alternative sono state abbandonate, ne hai scelta una sola… dunque non è più futuro, ma passato.
Quando stabilisci una meta, è il passato a decidere; la tua esperienza del passato, le tue conoscenze passate decidono. In questo modo uccidi il futuro e non fai che reiterare il passato, con qualche piccola modifica forse.
La rotta è qualcosa di vivo, di immediato. Non sa nulla del futuro, non sa nulla del passato, ma vibra, pulsa ne qui e ora”.
Ora torniamo alla meditazione, e precisamente al senso della meditazione: “Tanti mi hanno chiesto, centinaia di persone, qual è il senso della meditazione, che cosa ci guadagniamo? Innanzi tutto, è difficile da raggiungere, e anche se la raggiungiamo quale sarà il risultato finale?
È molto difficile spiegare a quella gente che la meditazione è un fine di per sé, non c’è un fine ulteriore.
Tutto ciò che ha un fine ulteriore è riservato alle menti mediocri.
E tutto ciò che ha un fine di per sé è per la persona davvero intelligente”.
Segue adesso una breve citazione sul principio dell’accettazione: “Io non sono mai rimasto sorpreso, perché non mi sono mai aspettato niente. Così non si rimane sorpresi… e tutto è una sorpresa.
E non c’è delusione, tutto va a perfezione.
Se succede bene; se non succede, ancora meglio”.
E direi che con questi concetti Osho ha dato una bel colpo al modo di decidere della propria vita di quasi tutti noi.
A presto con nuovi approfondimenti.
Fosco Del Nero
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