Titolo: I nove scalini (Les neuf marches).
Autore: Anne e Daniel Meurois Givaudan.
Argomenti: esoterismo.
Editore: Edizioni Amrita
Anno: 1991.
Voto: 6.
Recensione: qui.
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Questo ennesimo articolo di approfondimento è dedicato a un libro di Anne Givaudan e Daniel Meurois, che all’epoca erano sposati e facevano cognome unico: parlo de I nove scalini.
Leggiamone, come di consueto, alcuni brani.
Il primo ci parla di manifestazione esteriore.
“Quando pensiamo, produciamo delle specie di atomi che creano davvero una scenografia, e la qualità di questa scenografia origina la qualità della nostra vita.”
Il secondo amplia ulteriormente il concetto, e lo riferisce nel dettaglio al rapporto genitori-figli.
“Come esiste una genetica del corpo, così ve n’è una dell’anima: nelle prime settimane dopo il concepimento, le aure di coloro che si uniscono per creare una famiglia si sposano strettamente ed agiscono reciprocamente come vasi comunicanti. Le radianze dei loro corpi sottili sono analoghe a memorie profonde, a vere e proprie “banche dati”, per dirla con un termine moderno.
Come il corpo, anche la luce che costituisce l’aura può essere paragonata a migliaia di cellule che si raggruppano per affinità a formare masse di energia di una certa densità, di una certa ampiezza e anche di un certo colore, che veicolano le caratteristiche di base di un temperamento, la forma di sensibilità di un’anima, oppure le sue asperità.
Al di là della genetica e dell’educazione, sono queste masse di energia che stabiliscono gli autentici legami tra genitori e figli.”
A proposito del rapporto genitori-figli… nella vita tra le vite questo non esiste più: rimane l’amicizia tra le anime, ma senza le maschere delle personalità terrene.
“Tra due vite terreni, quando la coscienza si apre un po’ e ritrova il posto che le compete nella gamma delle sue vibrazioni, non appena un certo piano di luce si dischiude, il termine “famiglia” non ha più significato, se non altro nel senso umano correntemente usato.
I legami di parentela genetica, i legami di sangue, si dissolvono; cadono insieme alle maschere delle personalità e delle convenzioni assunte per la durata di un’incarnazione. Resta in noi soltanto l’amicizia, nel suo valore più ampio, più assoluto, e quest’amicizia non è che amore, qualcosa di generoso che non fonda la sua esistenza sulla base di termini mercantili, giacché nessuno appartiene più a nessuno.”
Segue un altro brano tratto da I nove scalini: esso evidenzia la differenza tra conoscere e comprendere veramente, ossia incarnare qualcosa.
“La mia parola vale solo per ciò che di vivo suscita e risveglia in voi, solo se è utile per mettervi fra le mani degli elementi costruttivi.
Comprendere non significa soltanto registrare, ma portare con sé una luce e poi, a propria volta, dinamizzarla.”
Torniamo alle cellule del corpo, alla loro energia e alla loro memoria.
“La memoria cellulare è la risultante delle tracce che hanno lasciato le varie vite sullo stampo vitale e sulle cellule materiali di cui lo stampo ha permesso lo sviluppo.”
Ancora sull’intelligenza delle cellule e della materia, che è tutto tranne che inerte e inconsapevole.
“La materia è intelligente: prende coscienza di sé di epoca in epoca. Le cellule imparano a pensare ad immagine dell’anima che le genera, imparano ad amare se vengono invitate a farlo. Ognuna di esse deve diventare un sole lì dove e posta, e questa facoltà di auto-coscienza delle cellule permetterà al mondo di aprirsi e di fare un balzo verso la luce.
Tutto questo si tradurrà nella possibilità di una più grande rigenerazione dei tessuti, purché il nostro mondo interiore si liberi delle proprie catene.”
Segue ora una citazione sull’aborto.
“Bisogna che sappiate che l’aborto è un errore: questo non ha nulla a che fare con la morale, perché è ormai risaputo che la morale cambia a seconda delle civiltà. È solo questione di rispettare la Vita, dal momento che questa non comincia col parto: in realtà non smette mai di essere, è un flusso continuo, e se le impediamo di esprimersi ostacoliamo una parte della Vita che è in noi.”
Chiudiamo con un brano sull’essenza divina.
“Il Dio al quale ho cominciato ad avvicinarmi soprattutto nel mondo da cui provengo non ha nulla che si possa definire con un nome, e neppure con una frase: è un’energia d’amore incredibile e sconvolgente, che può manifestarsi attraverso la più piccola cosa esistente nell’universo. È anche simile ad una coscienza che impregna tutto e nella quale nasciamo e cresciamo.
Infine, e lo so profondamente, è assolutamente e indissociabile da tutti noi. Preferisco non dargli alcuni nome per continuare a vederlo in tutto ed in tutti.”
Abbiamo concluso con I nove scalini del duo Meurois-Givaudan.
Al prossimo approfondimento.
Fosco Del Nero
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