Titolo: Il bar celestiale (The celestial bar).
Autore: Tom Youngholm.
Argomenti: spiritualità, esistenza, new age, narrativa.
Editore: Corbaccio.
Anno: 1994.
Voto: 7.
Dove lo trovi: Amazon.
“Durante tutta la mia vita, sia nei momenti difficili sia in quelli più felici, ho avuto la sensazione che mancasse qualcosa. Non sapevo cosa, ma mi rendevo conto che mancava”.
Questo è il concetto di partenza de Il bar celestiale, romanzo praticamente autobiografico scritto da Tom Youngholm e posto dall’editore Corbaccio all’interno della collana Mandala, dedicata ai romanzi e ai testi di argomento spirituale.
Tra l’altro, da quando lo lessi la prima volta, ossia tanti anni fa, mi ricordo la definizione di “mandala” scritta sulla copertina dei libri della collana: “il mandala è lo spazio sacro generato nel processo di trasformazione dell’universo da un regno di sofferenza a un regno di felicità”.
Ma non domandatemi cosa voglia dire…
Vi dirò invece la trama del libro: Jonathan, detto Digger, è una persona insoddisfatta. Non è felice del suo lavoro (vorrebbe fare il pianista professionista, ma ancora non vi è riuscito); non felice del suo rapporto sentimentale (da cui non riesca a farsi coinvolgere in toto); non è felice delle sue notti (in cui un incubo terrificante viene a fargli visita regolarmente).
Un giorno, poco prima di un provino come pianista (in cui dovrà eseguire un brano che gli ha sempre dato problemi a un dito infortunato), Jonathan perde coscienza, ritrovandosi nel suo sogno-incubo.
Alla fine del quale, però, stavolta trova un locale con un’insegna: Bar celestiale.
Vi entra.
All’interno del Bar Celestiale (lo scrivo maiuscolo perché se lo merita) Jonathan troverà molte risposte, ma ancora più domande.
Chi sono quelle persone che egli non ha mai veduto ma che ha la forte impressione (persino la certezza) di conoscere già?
Quello che gli viene detto sull’energia e sull’amore universali é vero?
Ed é vero che ognuno di essi, Jonathan compreso, ha vissuto altre vite, e molte?
Come intuibile, gli argomenti di questo libro sono tanti, come tanto è il piacere della lettura.
In effetti, pur non essendo una capolavoro della letteratura, Il bar celestiale è comunque un’opera di spessore, assai importante e profonda, dal forte sapore iniziatico.
L’impressione che si ha a fine lettura, difatti, è di saperne un po’ di più sulla vita e sull’universo, e di uscirne in definitiva un poco migliorati.
Quanto ai concetti su chakra, aura, amore, reincarnazione, etc, ognuno avrà ovviamente una sua idea, anche se, alla fine della fiera, si ritrovano concetti simili (al di là poi delle singole definizioni; ad esempio, a me è rimasto impresso l’acronimo “feis” che Yougholm utilizza per citare i livelli fisico, emotivo, intellettuale e spirituale) a quelli del rebirthing, dello sciamanesimo huna, del buddhismo, della meditazione, della medicina indiana e di quella cinese, delle cure naturali e olistiche in generale.
Idem dicasi per individui considerati messaggeri spirituali come Betty Shine o Neale Donald Walsch, o per prodotti di recente fama come What the bleep do we know? o The secret.
Improbabile, a mio avviso, che molte culture millenarie e molti pensatori (di nota integrità, peraltro) si siano messi accordati su cosa dire per cercare di trarci in inganno.
Concludo con una citazione tratta da Il bar celestiale: “Tutto ciò di cui hai bisogno sta proprio davanti a te. Per cambiare il mondo, cambia te stesso”.
Che, in sostanza, era uno degli insegnamento di Ghandi: “Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”.
Se non lo aveste capito, il libro è assai consigliato.
Fosco Del Nero
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