Titolo: Il golem (Der golem).
Autore: Gustav Meyrink.
Argomenti: esoterismo, narrativa, kabbalah.
Editore: Newton.
Anno: 1914.
Voto: 8.
Recensione: qui.
Dove lo trovi: Macrolibrarsi, Giardino dei libri, Amazon.
Tecnicamente, Il golem di Gustav Meyrink è un romanzo, e in quanto libro di narrativa, peraltro assai famoso, non dovrebbe avere tanti contenuti di tipo esistenziale…
… invece ne è stracolmo, persino oltre le citazioni che è possibile ricavarne.
Quanto all’articolo di approfondimento, avrò l’imbarazzo della scelta nella cernita dei brani da proporre.
Cominciamo da un brano sulla condizione di partenza dell’essere umano: il sonno.
“La mia anima diviene preda di una vaga inquietudine. Non posso dormire; non riesco a svegliarmi. In questo singolare dormiveglia la mia mente compone un singolare miscuglio di cose che ha visto, che ha letto, che ha udito.”
Ancora sull’addormentamento dell’essere umano.
“Quando un uomo si alza dal letto, è convinto di aver dismesso il sonno come se fosse un vestito; e non sa di essere vittima di un sonno ancora più profondo di quello da cui si è appena destato.
Non c’è che un vero risveglio.”
Segue la domanda chiave dell’auto-interrogazione e auto-indagine.
“So soltanto che il mio corpo giace nel suo letto e dorme, mentre la mia mente, staccata da esso, continua il suo vagabondaggio. “Chi sono io?”: ecco la domanda che improvvisamente desidero porre.”
Sempre parlando di sonno, e in dettaglio della debolezza e della mancanza di centratura dell’essere umano.
“Noi, in fin dei conti, siamo proprio come quei pezzetti di carta svolazzanti, nient’altro. Siamo trascinati di qua e di là da un “vento” invisibile e incomprensibile, che ci obbliga a comportarci in un certo modo, per quanto, da vanitosi, ci vantiamo della nostra forza di volontà.
Supponiamo che la vita non sia effettivamente altro che il misterioso turbine di cui parla la Bibbia, che “soffia dove vuole, e ne sentiamo il suono, ma non possiamo dire da dove viene né dove va”!”
Passiamo a una citazione sull’ego… anzi, sugli ego che agitano l’essere umano fino a che non si risveglia.
“L’anima non è “una ed indivisibile”; lo diventerà, e allora raggiungerà quello stato che si chiama “immortalità”. La tua anima è formata da un numero infinito di componenti, “ego” innumerevoli, come un formicaio è formato da innumerevoli formiche.
Tu porti in te le vestigia spirituali di migliaia di antenati. È così per tutte le cose create. Come potrebbero altrimenti i pulcini nati dall’incubatrice cercare immediatamente il nutrimento appropriato, se non avessero in sé, innata, l’esperienza accumulata in centinaia di secoli? La presenza dell’istinto rivela sia nell’anima che nel corpo il fatto innegabile che abbiamo avuto degli antenati.”
Compreso ciò, inizia il lavoro, un lavoro di ripulitura interiore. Anche in questo Il golem di Meyrink è molto esaustivo.
“Noi uomini siamo una razza impura, e abbiamo spesso bisogno di vegliare e digiunare prima di poter percepire i bisbigli della nostra anima.”
E ancora sul lavoro interiore, qua espresso in termini poetici.
“Uno specchio d’argento, se potesse parlare, racconterebbe le sofferenze che patisce fino al momento della brunitura. Quando la sua superficie è liscia e lucente, riflette tutte le immagini che gli si pongono dinanzi senza provare pena né dolore. Benedetto l’uomo che può dire a se stesso: “Anch’io sono stato brunito”.”
Quanto alle cose del mondo, vanno viste come simboli.
“Ogni cosa sulla terra non è che un simbolo perenne rivestito di polvere. Impara a pensare coi tuoi occhi. Pensa con i tuoi occhi e osserva attentamente tutte le forme. Tutto ciò che ha preso forma era prima spirito.”
E sono simboli ciclici che tornano e ritornano, se non si comprendono.
“Il destino gira in tondo e torna sempre al punto di partenza.”
Anche le altre persone sono simboli-specchi.
“Ci guardavamo negli occhi; ognuno di noi era l’orribile specchio dell’altro.”
La comprensione passa dal vivere e affrontare pienamente il presente, senza fuggire.
“Questo era il presente, ed io mi sarei misurato con lui.”
Il presente è il presente, ma va vissuto con un ideale nel cuore, un ideale di trasformazione spirituale.
“Tutto ciò che vi è di più sacro nella mia anima deve tendere a questo ideale: tutte le mie azioni devono obbedire a ciò che detta il Santo dei Santi che sta in me, ciecamente, e con piena fiducia, ovunque esso voglia condurmi, sulla forca o sul trono, alla povertà o alla ricchezza.”
Questo ideale passa per forza dalla conquista dell’unità in luogo della dualità.
“Uno dei miei sogni consiste nel raffigurarmi come massimo ideale la fusione di due esseri umani in ciò che l’ermafrodito significa nel linguaggio dei simboli. Intendo con ciò la magica unione in una sola entità di un uomo e di una donna.”
Il risultato finale è il passaggio dall’uomo addormentato e schiavo all’uomo sveglio e consapevole.
“Mai nella mia vita mi era stato concesso di pensare in modo così chiaro e così preciso come facevo in quel momento. Il vigore della salute percorreva tutti i miei nervi e faceva muovere le mie idee come se fossero state un reggimento ai miei ordini. Da schiavo di un’orda di impressioni fantastiche come ero stato fino ad allora, senza riuscire a distinguere le sensazioni dai concetti, mi trovavo trasformavo ad un tratto nel signore assoluto del mio proprio regno.”
L’interessante approfondimento de Il golem, romanzo di Gustav Meyrink, è concluso.
Alla prossima occasione… magari con un altro libro dell’autore austriaco.
Fosco Del Nero
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