Titolo: Il lato attivo dell’infinito (The active side of infinity).
Autore: Carlos Castaneda.
Argomenti: sciamanesimo, esistenza, crescita interiore.
Editore: BUR.
Anno: 1997.
Voto: 7.5.
Recensione: qui.
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Quest’oggi siamo in compagnia col famoso testo di Carlos Castaneda Il lato attivo dell’infinito.
Andiamo come sempre a vederne qualche brano in chiave esemplificativa e didattica.
Partiamo con una citazione che espone quello che secondo l’entourage di Castaneda è il problema di fondo… che poi verrà approfondito nell’ultima citazione dell’approfondimento: le due menti dell’essere umano.
“Ogni essere umano possiede due menti: una è completamente nostra ed è simile a una voce debole che ci porta sempre ordine, direzione e uno scopo preciso; l’altra è invece una installazione estranea che ci porta conflitti, arroganza, dubbi e disperazione.
Le nostre meschinità e le nostre contraddizioni sono il risultato di un conflitto trascendentale che affligge tutti noi, ma di cui solo gli sciamani sono dolorosamente e disperatamente consapevoli: si tratta del conflitto delle nostre due menti.”
Il secondo brano illustra la faciloneria dell’uomo medio contemporaneo, che vuole risultati ma sotto forma di pappa pronta, senza dover esperire lui stesso gli sforzi necessari a un certo risultato.
“Sei incredibile! La prossima volta mi chiederai un rimedio sciamanico per eliminare tutto quello che ti dà fastidio, senza il minimo sforzo da parte tua, a parte la fatica di ingoiare quello che ti viene somministrato. E più orrendo è il sapore, migliori sono i risultati. Questo è il tuo motto di uomo occidentale: vuoi risultati? Una pozione, e sei guarito!
Gli sciamani affrontano le cose in maniera diversa e, poiché non hanno tempo da perdere, si dedicano completamente a ciò che hanno di fronte.
La tua agitazione è dovuta alla tua mancanza di equilibrio.”
Il terzo brano è un’espansione del secondo, e sottolinea in modo ironico lo stato di distrazione-addormentamento dell’uomo comune.
“Non è colpa tua se ignori cose di questo genere. È la giovinezza.
Hai talmente tante cose da fare e un sacco di gente che ti stai intorno… non stai all’erta.”
Andiamo avanti con Il lato attivo dell’infinito; segue ora un breve dialogo sulla rottura con la propria vita passata; se si vuole andare avanti, occorre lasciarsi i vecchi legami alle spalle.
“Il tuo punto di rottura consiste nell’abbandonare il corso della tua vita così come lo conosci.”
“Ma in che modo?”
“Credo che si riduca tutto a un semplice gesto: non devi fare altro che lasciare i tuoi amici, salutarli per sempre. Non puoi continuare a percorrere il sentiero dei guerrieri portandoti appresso la tua storia personale.”
“Mi stai chiedendo troppo. Se devo essere sincero, non credo di poterlo fare. I miei amici sono la mia famiglia, il mio punto di riferimento.”
“Esatto! Loro sono il tuo punto di riferimento e quindi devono andarsene. Gli sciamani hanno un solo punto di riferimento: l’Infinito.”
Obiettivi del cammino: infinito e libertà, niente di meno.
“Per l’Infinito, l’unica impresa degna di un guerriero è la libertà.
Qualunque altra attività è un inganno.”
Il lato positivo è che, fatti alcuni passi lungo il sentiero, sarà il sentiero stesso che si dipanerà davanti ai nostri occhi.
“Dopo che abbiamo varcato una certa soglia è la natura stessa dell’Infinito a porre un progetto davanti a noi.”
E, di fatto, sarà il sentiero a scegliere per noi e a dirci dove andare. Il saggio ci va, l’ottuso lotta contro il sentiero.
“È l’Infinito a scegliere.
L’arte del guerriero-viaggiatore consiste nel’abilità di cogliere anche le allusioni più sottili; l’arte di accondiscendere a ogni ordine dell’Infinito.
Per questo, un guerriero-viaggiatore ha bisogno di valore, di forza e, sopra ogni altra cosa, di sobrietà.”
Il saggio cammina di buona lena; l’ottuso si lamenta.
“I guerrieri-viaggiatori non si lamentano.
Accettano come una sfida qualunque cosa l’Infinito offra loro.
Una sfida è una sfida. Non è una questione personale. Non può essere presa come una maledizione o una fortuna.
Un guerriero-viaggiatore o vince la sfida o è distrutto da essa.”
Non potevo concludere l’articolo dedicato a Il lato attivo dell’infinito senza una lunga citazione dedicata ai volador, concetto per cui principalmente è famoso Castaneda. La citazione comprende tanto il problema quanto la soluzione.
“Gli sciamani dell’antico Messico scoprirono che abbiamo un compagno che resta con noi per tutta la vita, un predatore che emerge dalle profondità del cosmo e assume il dominio della nostra vita. gli uomini sono suoi prigionieri. Il predatore è nostro signore e maestro e ci ha resi docili, impotenti.
Se vogliamo protestare, soffoca le nostre proteste.
Se tentiamo di agire in modo indipendente, non ce lo permette.
I predatori hanno preso il sopravvento perché siamo il loro cibo, la loro fonte di sostentamento. Ecco perché ci spremono senza pietà. Proprio come noi alleviamo i polli nelle stie, predatori ci allevano in stie umane, garantendosi così un’infinita riserva di nutrimento.
Ciò che abbiamo di fronte non è un predatore qualunque. È intelligente e organizzato. Segue metodicamente un programma destinato a renderci del tutto impotenti. L’uomo, l’essere che era destinato a essere magico, non lo è più. Si è ridotto a un banale pezzo di carne. Non ci sono più sogni degni dell’uomo, ma ci sono solo i sogni di un pezzo di carne: triti, convenzionali, stupidi.
Questo predatore, che è un essere inorganico, non è invisibile ai nostri occhi come lo sono altri esseri inorganici. Proprio come fanno i bambini, noi lo vediamo ma, poiché ci appare troppo orribile, preferiamo non pensarci. I bambini potrebbero perseverare nel concentrarsi su quanto vedono, ma tutti gli altri cercano di dissuaderli.
L’unica alternativa possibile per l’umanità è la disciplina. La disciplina rende la patina luminosa di consapevolezza sgradevole al gusto di “quello che vola”. Il risultato è che il predatore rimane sconcertato, confuso. Così, ingannato e smarrito, non ha altra alternativa che sospendere la sua opera nefasta.
Gli sciamani dell’antico Messico dicevano che la patina luminosa di consapevolezza è come un albero: se non viene potata, cresce fino a riacquistare volume e dimensioni naturali. E quando la consapevolezza raggiunge livelli più elevati, anche operazioni che ti chiedono una percezione di enorme portata diventano naturali e scontate.
Il supremo stratagemma degli sciamani dei tempi antichi consistette nel caricare di disciplina la mente di “quello che vola”. Scoprirono che affaticando col silenzio interiore la mente di quello che vola, l’installazione estranea fugge, dimostrando così con assoluta certezza la sua origine aliena. Successivamente, l’installazione estranea ritorna, ma non più così forte; ha quindi inizio un processo in cui la fuga della mente di “quelli che volano” diventa routine, fino a quando sparisce definitivamente.”
Ed ecco come lavora il silenzio interiore che dobbiamo realizzare dentro di noi.
“Il silenzio interiore viene accumulato.
Ogni singolo individuo possiede una soglia diversa di silenzio interiore per quanto riguarda il tempo.
Il silenzio interiore inizia ad agire nell’attimo stesso in cui cominci ad accumularlo.”
Ho concluso con Il lato attivo dell’infinito di Carlos Castaneda.
Al prossimo articolo di approfondimento.
Fosco Del Nero
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