Titolo: Il libro dei misteri sublimi.
Autore: Cesare Boni.
Argomenti: spiritualità, religione.
Editore: Verdechiaro Edizioni.
Anno: 2009.
Voto: 7.
Recensione: qui.
Dove lo trovi: Macrolibrarsi, Giardino dei libri, Amazon.
Bentrovati con l’approfondimento del libro Il libro dei misteri sublimi, scritto alcuni anni fa da Cesare Boni.
Come sempre, leggiamo qualche brano estrapolato dal libro oggetto dell’approfondimento.
Questa volta procederò in modo un poco diverso al solito: non farò precedere la citazione da un mio commento introduttivo, ma solamente da un titolo, utile a inquadrare l’argomento successivo.
L’uomo e Dio – 1
I grandi maestri di tutte le tradizioni sono venuti su questo pianeta per insegnarci come essere uno con Dio, come tornare alla pura esperienza della nostra natura essenziale.
Ad esempio S. Attanasio, S. Ireneo, S. Cirillo di Alessandria, Meister Eckhart, Jacob Boehme ci hanno lasciato una certezza preziosa. Tutti hanno detto: “Dio divenne uomo perché l’uomo divenga Dio”.
“Il Verbo si è fatto carne perché diventassimo partecipi della natura divina” (Bibbia, San Pietro).
“Il Figlio di Dio si è fatto uomo per farci Dio” (Sant’Atanasio).
“L’unigenito figlio di Dio, volendo che noi fossimo partecipi della sua divinità, assunse la nostra natura affinché, fatto uomo, facesse gli uomini dei” (San Tommaso).
“Entrando in se stesso, il saggio giunge a ravvisare il Dio che è difficile da concepire, che è penetrato nel segreto, posto nell’intimo del cuore. Egli abbandona così gioie e dolori” (Katha Upanishad).
L’uomo e Dio – 2
“Dio si è fatto ciò che noi siamo, per renderci ciò che Egli è” (Sant’Ireneo).
Il cielo è divenuto terra affinché la terra divenga cielo. Cristo rappresenta nel mondo esteriore e storico ciò che accade da sempre nel mondo interiore dell’anima.
Nell’uomo, lo Spirito si fa ego affinché l’ego divenga puro Spirito.
L’uomo e Dio – 3
Meister Eckhart scriveva: “L’occhio attraverso il quale io vedo Dio è l’occhio attraverso il quale Dio mi vede”.
È questa vista reciproca la ragione dello Spirito Santo. Conoscere Dio è entrare in quest’occhio ed essere illuminati dalla Luce.
Esempi concreti di persone realizzate conosciute direttamente da Cesare Boni
Sorella Katrei, la grande, misteriosa figlia spirituale di Meister Eckhart, scriveva: “Alcuni parlano della via dei santi e di quanto abbiano sofferto, ma io dico: non hanno sofferto. Con la più piccola esperienza che avevano della presenza di Dio dimenticavano tutto il loro soffrire. Nel morire in Dio si diviene privi di ogni sofferenza in tutte le cose.”
Essa dice anche al suo confessore: “Gioite con me, io sono divenuta Dio”.
Questo è anche il primo e più importante messaggio del Buddha: l’estinzione della sofferenza nel nirvana.
Da questa esperienza di beatitudine della coscienza dell’Essere l’anima esce nella comprensione che dobbiamo compiere tutte le opere stabilizzati in quella condizione al di là del tempo, al di là delle qualità, in assoluta unione.
Lo stesso principio è testimoniato anche da Gesù, che compie tutte le sue opere stabilizzato nel Padre. È così che dovremmo agire anche noi.
Mi si chiederà chi mai è in grado di vivere questo stato in maniera permanente. Posso testimoniare che nella mia ormai lunga vita ho incontrato esseri di tutte le tradizioni che vivono questa unione con il Divino ed operano nel mondo. Ho incontrato Padre Pio e Madre Teresa, Ananda Moyi Ma e Sita Ram Dass, ho imparato da Maharishi Mahesh Yogi ed ho vissuto con il mio grande guru Swami Muktananda Saraswati e con la mia Gurumayi Chidvilasananda. In loro si potevano riconoscere le cinque caratteristiche che per me contraddistinguono chi ha realizzato Dio divenendo Lui.
Essi non pronunciano mai una parola di lamento; non si discolpano mai qualsiasi cosa accada loro; non desiderano altro che quello che Dio desidera da loro; non sono mai distratti e parlano solo quando la loro parola è più preziosa del loro silenzio; manifestano totale, permanente beatitudine, quello stato che San Francesco chiamava “perfetta letizia”.
Attenzione
“L’attenzione cambia il valore dell’oggetto” (Rig Veda).
Con l’attenzione si coglie nella creazione l’energia del Creatore.
Presenza, osservazione e consapevolezza
Solo nella consapevolezza una cosa può essere trasformata.
La consapevolezza è la pietra filosofale.
Maestro e allievo
Molto spesso mi si chiede: “Come posso trovare un vero maestro?”.
“Questo non è un problema”, rispondo io, “Il problema è trovare un vero discepolo”.
Separazione dalla divinità
Lo scopo della vita umana è uno solo: superare il senso di separazione che ci divide dalla nostra vera natura divina.
Se la conoscenza dello scopo è facile, non sempre il cammino è altrettanto agevole.
Questo è lo scopo della vita e la destinazione è il ritorno alla nostra unica casa, alla dimora originaria. E ci dicono i maestri che, quando raggiungeremo questa destinazione suprema, ci accorgeremo che il cammino è stato solo una illusione; in realtà non vi è mai stato né cammino né meta: siamo sempre soltanto stati “Quello”.
Respiro
Tornare alla perfezione del respiro ci aiuta a cambiare l’attitudine verso la vita.
Come respiriamo o crea la nostra separazione dal mondo o sostiene l’esperienza di unità con l’energia cosmica.
Rinuncia alla dualità
I grandi yogi ci confortano: “Non dovete sviluppare il distacco, dovete solo rinunciare alla dualità. Quando non vi è più nulla di diverso da te, come puoi rinunciare a qualcosa, cosa vi è più da rinunciare o accettare? Rinunciate alla dualità”.
La domanda ricorrente è: “Cosa dobbiamo abbandonare per raggiungere Dio?”.
La risposta dei maestri è univoca e chiara: “Se hai veramente qualcosa, allora è necessario abbandonarla. Ma cosa hai che può dirsi sia realmente tua?”.
La nostra vita non è che l’espressione stessa di Dio. Qualunque cosa vediamo è la sua manifestazione. Neanche il nostro corpo ci appartiene. Dio viene trovato non attraverso la rinuncia a qualcosa, ma attraverso la giusta comprensione, la consapevolezza della nostra vera natura. Le cose non necessarie diminuiranno il loro interesse fino a cadere spontaneamente.
Morte
Vincere la morte non significa non lasciare il corpo, ma lasciare il corpo senza paura, senza attaccamenti, senza rimpianti, sicuri di andare incontro all’esperienza più piena della nostra vera natura interiore.
Ogni meditazione è una piccola esperienza di morte, ed è una esperienza di morte cosciente, cioè del tipo di morte che ognuno di noi dovrebbe augurarsi e dovrebbe ricercare.
Noi temiamo la morte perché pensiamo di dover lasciare questo corpo, ciò che possediamo, la nostra posizione sociale, i nostri affetti. Ciò che dovremmo realmente temere è il non aver utilizzato il tempo, gli spazi, la bellezza del mondo che ci circonda, i nostri valori di nascita, la nostra intelligenza, le meravigliose possibilità della nostra mente, il nostro corpo, i nostri amori, i nostri sentimenti, il nostro entusiasmo, la meraviglia, per entrare in contatto sistematico con il nostro essere, per entrare in contatto con Dio.
Silenzio
Oggi nessuno insegna più il silenzio, né la società, né la scuola, né la famiglia e nemmeno la religione. L’uomo, separato da Dio, non ha più la propria dimora nello Spirito, né conosce la via per giungervi, e la via è il silenzio.
“Dio dimora nel silenzio”, dire San Giovanni della Croce.
“È vedendo il silenzio che l’anima diviene Dio”, dice Mirabai.
Il silenzio è sempre stata la porta per immergersi in Dio.
Meditazione o vita
Nel Corano vi è una sura che dice: “A Dio si può arrivare attraverso la luce o attraverso il fuoco”.
La luce sorge dal silenzio profondo: è l’esperienza del trascendente dove solo il silenzio esiste; è la diretta esperienza dell’illimitato.
Il fuoco è il cammino della creazione, l’incontro col Divino nelle cose attraverso la visione di piani sempre più sottili dell’esistenza nel creato fino a cogliere il gioco della creazione in una rosa, in un bosco, il gioco della vita nel ciclo della pioggia.
Bene.
Con Il libro dei misteri sublimi di Cesare Boni abbiamo terminato.
Buone cose a tutti e alla prossima occasione.
Fosco Del Nero
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