Titolo: Il manuale della Ayurveda.
Autore: Massimo Paltrinieri.
Argomenti: salute, alimentazione, benessere, medicina.
Editore: KeyBook.
Anno: 2004.
Voto: 6.
Recensione: qui.
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Benvenuti nell’articolo di approfondimento dedicato al libro Il manuale della Ayurveda, scritto da Massimo Paltrinieri.
Andiamo subito alla prima citazione proposta, legata al tema del vegetarianesimo, molto sentito dalla religione induista a livello etico-spirituale e dalla medicina ayurvedica a livello di salute.
“La medicina ayurvedica sostiene che gli uomini sono i guardiani di tutti gli esseri viventi; l’uccisione di un’altra creatura è quindi considerata sbagliata.
L’atto di uccidere è ritenuto un crimine che causerà sofferenza al ciclo karmico dell’uccisore.”
La seconda citazione approfondisce la dottrina del karma.
“L’ayurveda accetta il concetto di karma, un termine sanscrito che significa “azione” o “destino”. Nell’induismo e nel buddismo, il karma è la somma delle azioni che ciascun individuo ha compiuto nelle sue esistenze precedenti, e che controlla il destino della sua vita presente e futura. In base a tale dottrina, la vita umana è una catena di vite successive, e la condizione di ogni singola vita è una diretta conseguenza delle azioni compiute nelle vite precedenti.
Vi sono tre tipi di karma: buono, cattivo e neutro. Poiché si ritiene che il karma sia cumulativo, e che può essere “aggiunto” o “sottratto” nel corso dell’esistenza di una persona che continua da una vita all’altra, ne consegue che una buona azione aumenta il karma buono, o diminuisce quello cattivo, mentre una cattiva azione ha un effetto contrario. Altre azioni, invece, non hanno alcun effetto (karma neutro).
Molti filosofi hanno riconosciuto che non siamo in grado di sapere sempre le conseguenze delle nostre azioni, e hanno tentato di creare sistemi etici per fornire una soluzione. Il concetto di karma ci insegna che non possiamo sottrarci alle conseguenze delle nostre azioni, e tali conseguenze potrebbero non rivelarsi nella vita presente, ma invece in una vita successiva.
L’ayurveda riconosce la possibilità di malattie karmiche e può usare questo termine per descrivere condizioni incurabili, quali la sindrome di Down e la spina dorsale bifida, malattie presenti sin dalla nascita e che possono essere risultato delle azioni compiute nelle vite precedenti.
L’ayurveda insegna che tutti ereditano le proprie caratteristiche da genitori e nonni, e per meglio dire da tutti gli antenati. La ricerca genetica moderna sta dimostrando che questo fenomeno ricopre uno spettro molto più ampio rispetto a quanto si potesse pensare un tempo.”
Il terzo brano proposto si sofferma invece sui tre livelli di energia sattvica, rajasica e tamasica, tanto nei cibi quanto all’interno delle persone. La tripartizione è molto interessante e rivelatrice.
“Come il corpo, la mente presenta una propria costituzione. I tre tipi sono: sattvico, rajasico, tamasico.
La mente sattvica, senza contaminazione o negativismo, è lo stato più puro a cui la mente può aspirare, ed è molto raro. I tipi sattvici hanno solo pensieri puri e positivi, sia riguardo se stessi che gli altri. Hanno fiducia in se stessi e un’elevata autostima, senza essere egoisti. Rispettano gli altri ma non si lasciano calpestare dagli altri. Essi hanno una chiara idea riguardo a ciò che vogliono e si muovono per ottenerlo. Non causano sofferenza ad alcun essere vivente. Godono di eccellente salute fisica, preferendo una dieta pura e libera da stimolanti artificiali. Questo stato non viene naturale alla maggior parte delle persone; tuttavia, la pratica della meditazione e il nobile ottuplice sentiero del buddismo ci aiutano a dirigerci in quella direzione. L’ayurveda assiste gli aspiranti sattvici con consigli per una dieta adatta, la meditazione, esercizio, il pensiero e la comprensione. Anche se magari non lo raggiungeremo mai, è lo stato sattvico a cui dovremmo tutti aspirare.
La mente rajasica è appassionata e irosa. Può essere violenta, parziale e soggetta a sbalzi di umore irrazionali. I tipi rajasici cercano stimoli di tutti i tipi, amano il cibo ricco e speziato, l’andare fuori a mangiare, il teatro, il cinema, i romanzi, l’alcol, i pettegolezzi e i comportamenti estroversi. Sono irrequieti, sempre alla ricerca di nuove sfide ed esperienze, e non sono mai soddisfatti. Sono spesso intelligenti e creativi, ma non sono mai in pace, né con se tessi, né con il mondo.
La mente tamasica è bassa e ignorante. I tipi tamasici amano i cibi trattati e poco sani e non hanno vitalità né vigore. Non mostrano intelligenza, sono ignoranti, irrazionali, ingordi e colmi di pensieri e di idee distruttive. Sia gli atteggiamenti rajasici che quelli tamasici sono considerati corrotti e possono essere causa di cattiva salute. Gli elementi rajasici e tamasici nelle nostre vite allontanano da noi lo stato sattvico.”
Ultimo brano tratto da Il manuale della Ayurveda: questo definisce per quanto possibile la figura del medico ayurvedico, molto distante da quella del medico allopatico.
“Il medico ayurvedico cura il paziente in maniera alquanto differente rispetto a un medico occidentale. Prima di iniziare una qualsiasi cura, il medico ayurvedico cercherà di carpire il maggio numero di informazioni possibile riguardo al paziente, comprese informazioni su aspetti della vita dello stesso che sembrerebbero esulare totalmente dai sintomi riportati. Poiché l’ayurveda insegna che tutte le cure agiscono meglio quando l’organismo è purificato, il primo passo è quasi sempre un programma di disintossicazione, che talvolta sarà anche la prima e ultima cura prescritta. Molti disturbi moderni, infatti, sono causati dall’accumularsi di tossine nell’organismo, e dopo la purificazione spesso i sintomi scompaiono.
La maggior parte delle cure ayurvediche è piacevole, e i pazienti possono anche trovarle divertenti; il detto “bisogna soffrire per guarire” non è senz’altro il motto ayurvedico. Tutti i medicamenti per via orale ed esterni sono preparati a base di erbe; alcuni, naturalmente, richiedono determinazione (modificare la propria dieta, ad esempio); tuttavia gli effetti benefici si manifestano velocemente e la migliore sensazione di benessere incoraggia il paziente.
In senso lato, le caratteristiche principali delle cure ayurvediche sono la dieta, le medicine (eliminazione o neutralizzazione di tossine) e un programma giornaliero che comprenda lo yoga e la terapia panchakarma.
A prima vista, una clinica ayurvedica in Occidente non sembra molto diversa da uno studio medico tradizionale; è probabile che vi sia una sala d’attesa, una persona al banco di ricevimento e persino le ultime riviste pubblicate (o più probabilmente le più vecchie). Il medico ayurvedico stesso sembrerà molto simile a un medico allopatico; le similitudini, tuttavia, finiscono qua.”
L’approfondimento dedicato a Il manuale della Ayurveda di Massimo Paltrinieri è terminato.
Buon proseguimento a tutti.
Fosco Del Nero
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