Titolo: Il metodo – The tools (The tools).
Autore: Phil Stutz, Barry Michels.
Argomenti: psicologia, miglioramento personale.
Editore: Sperling and Kupfer.
Anno: 2012.
Voto: 7.5.
Recensione: qui.
Dove lo trovi: Macrolibrarsi, Giardino dei libri, Amazon.
Eccoci qui con l’articolo di approfondimento dedicato a Il metodo – The tools, testo di auto aiuto scritto dalla coppia di psicoterapeuti Phil Stutz e Barry Michels.
Come al solito, vado a proporvi alcuni brani del libro candidato, affinché vediate di cosa si tratta e capiate se si tratta di un prodotto che fa per voi.
Cominciamo da un brano che ci descrive bene come gli autori concepiscono le difficoltà della vita.
“In generale, gli esseri umani aspirano al successo mondano: riuscire negli affari, per esempio, o trovare il grande amore. Per contro, l’universo non si cura dei nostri traguardi esteriori; il suo obiettivo è quello di sviluppare la nostra forza interiore. Noi ci preoccupiamo di ciò che conquistiamo fuori; l’universo si interessa a ciò che siamo dentro.
Ecco perché talora le difficoltà non cessano, anche se troviamo il coraggio di avanzare; le avversità sono l’unico modo che l’universo ha per accrescere la nostra forza interiore. Chiunque capisce che per sviluppare un muscolo è necessario sottoporlo a resistenza, sotto forma di un peso considerevole. I problemi che ci troviamo di fronte sono sostanzialmente pesi che sviluppano la nostra forza interiore.”
Che dire di questa forza interiore, e del perché non la tiriamo sempre fuori?
“C’è una forza interiore nascosta, che tutti possediamo ma non ci accorgiamo di avere finché non ci costringiamo a superare delle avversità. Nietzsche sintetizzò questa verità nel celebre aforisma ‘Ciò che non mi uccide, mi rende più forte’. La sua idea che i problemi abbiano un valore positivo era innovativa.
Ma, si sa, la filosofia è il parto di intellettuali che raramente si domandano come applicare le proprie idee alla vita reale. Quando ci si allaga la cantina, o il partner ci lascia, generalmente il nostro pensiero non corre all’opera di Nietzsche. In momenti simili abbiamo tutti la stessa reazione: ‘Non può succedere proprio a me’.
Per quanto possa sembrare naturale, in realtà tale atteggiamento è assurdo: stiamo rifiutando di accettare un evento che è già accaduto. Non c’è spreco di tempo maggiore. Più ci si lamenta, più ci si fa del male. C’è un nome per chi si crogiola così nel dolore: vittima.
La vittima pensa di sapere come il mondo dovrebbe funzionare e quando non si sente trattata come ‘merita’, conclude che il mondo è contro di lei. Questa diventa la sua giustificazione logica per rinunciare e ritirarsi nella comfort zone, dove può smettere di impegnarsi.
Non è necessario ricorrere alla filosofia per capire che, così facendo, non sta né crescendo né rafforzandosi.”
A volte però siamo bloccati dalla paura.
“La paura è quasi sempre connessa a un’immagine che abbiamo di qualcosa di terribile che accadrà in futuro.
Se oso far valere le mie ragioni, sarò licenziato; se avvio un’attività in proprio, farò bancarotta. Più ci si fissa su questa visione, più ci si paralizza e si è incapaci di agire, se non si è sicuri che l’evento paventato non si verificherà.
Ma quella sicurezza è impossibile da ottenere.
È duro ammetterlo, ma tutta la nostra cultura si basa sulla menzogna che sia possibile essere certi del futuro. Frequenta la scuola giusta, mangia gli alimenti giusti, acquista le azioni giuste e il tuo avvenire sarà assicurato.
Dobbiamo invece rinunciare a questa illusione di futura certezza e focalizzarci sul presente, l’unico luogo in cui possiamo davvero trovare il coraggio di agire.”
Adesso veniamo alla distinzione, che fanno Phil Stutz e Barry Michels, tra la figura del consumatore, che si lascia vivere, e del creatore, che va per la sua strada.
“Il consumatore si aspetta una ricompensa per ogni minimo sforzo, o meglio, senza sforzo alcuno. Si preoccupa solo di ciò che può ottenere dal mondo, non di quanto potrebbe contribuirvi. Vivendo superficialmente, saltando di cosa in cosa, spreca le sue energie. Non ha nessun impatto sulla realtà che lo circonda; quando il suo tempo sulla terra scadrà, sarà come se non fosse mai vissuto.
Il creatore non accetterà mai un destino simile. Tutto ciò che fa, lo fa con l’intento di avere un effetto sul mondo. Il suo codice etico si basa su questi capisaldi.
Non accetta il mondo come lo trova, ma vi apporta qualcosa di suo.
Non segue il branco; stabilisce autonomamente la direzione da prendere e non si cura delle reazioni altrui.
Sa resistere alle distrazioni superficiali. Resta focalizzato sui propri obiettivi, anche a costo di sacrificare la gratificazione immediata.
[…] Diventare creatori vi procurerà uno stupefacente beneficio: comincerete a sentire che le forze superiori vi aiutano ogni volta che ne avete bisogno.”
Ed ecco lo scopo dell’universo: renderci creatori.
“Ecco lo stupefacente segreto: sia i problemi sia le forze superiori che li risolvono provengono dalla stessa fonte, la Forza di Evoluzione. Entrambi gli elementi fanno parte di un unico sistema, concepito per trasformarvi in creatori. Ma c’è un terzo ingrediente, ed è quello che l’universo non può fornirvi: il vostro libero arbitrio e, più specificamente, la volontà di usare gli strumenti.
La scelta di progredire o rimanere come siete sta a voi. L’universo è così rispettoso della volontà umana che si rifiuta di costringervi a evolvere contro la vostra volontà.”
Riguardo ai problemi e all’universo, Phil Stutz e Barry Michels ci invitano ad eseguire un semplice esercizio.
“Innanzitutto, pensate che il vostro problema sia un’avversità del tutto casuale, che avviene in un universo indifferente, che non si cura di voi e tantomeno della vostra evoluzione. Come vi sentite?
Ora, invece, pensate che sia una sfida posta da un universo benevolo che vuole vedervi evolvere e sa che siete capaci di farlo. Che effetto vi fa?”
Detto questo, ho concluso con l’articolo di approfondimento de Il metodo, di Phil Stutz e Barry Michels.
A presto e tante belle cose a tutti.
Fosco Del Nero
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