Titolo: Il processo della presenza (The presence process).
Autore: Michael Brown.
Argomenti: esistenza.
Editore: Edizioni Mediterranee.
Anno: 2010.
Voto: 8.
Recensione: qui.
Dove lo trovi: Macrolibrarsi, Giardino dei libri, Amazon.
Bentrovati.
L’appuntamento odierno è con l’approfondimento dell’eccellente testo Il processo della presenza, scritto da Michael Brown nel 2010.
Come consuetudine, leggiamone qualche brano per avere una visione più ampia del libro e completare la recensione.
La prima citazione riguarda il viaggio della consapevolezza e la sua importanza.
“Finché non cominceremo il viaggio personale verso la consapevolezza del momento attuale, l’esperienza della Presenza rimarrà occultata dalle esigenze terrene e dalle distrazioni mondane.
L’attivazione della Presenza è uno dei migliori regali che possiamo fare a noi stessi. Inoltre, è una maniera per offrire un contributo all’umanità, poiché attraverso tale esperienza infonderemo nelle nostre azioni e nelle nostre relazioni le profonde virtù della consapevolezza del momento attuale.
Nel mondo odierno, che corre così rapidamente, la consapevolezza del presente è una frontiera tanto ignota quanto una porta sempre spalancata verso la liberazione individuale.
La Presenza è la nostra guida affidabile per varcare la soglia e intraprendere il viaggio. Avanti, all’interno e verso l’alto.”
Il secondo brano riferisce la struttura del tempo in cui vive la cultura odierna.
“Siccome nasciamo in una cultura che esiste quasi interamente nella struttura del tempo, poche persone sono capaci di essere sempre presenti. Questa è la maledizione della civiltà moderna.
Abbiamo sete di progresso, ma in molti casi siamo indotti a strutturare la vita in modo tale che non siamo più tenuti a essere presenti mentre esistiamo. Più automatica diventa la nostra esperienza e meno siamo implicati nell’arte della vita.
Il passato pullula di rimpianti, il futuro contiene la promessa del miglioramento, e il presente richiede continui aggiustamenti. Perciò, trascorriamo la vita da svegli a riflettere su cosa non ha funzionato nel passato e progettando le modifiche necessarie per raggiungere la pace e la realizzazione desiderata. Poiché gli aggiustamenti tendono a un “domani migliore”, dimentichiamo come si fa ad avere un oggi significativo.”
Andiamo avanti, con una breve citazione sulla pace interiore.
“La mancanza di pace interiore si rispecchia esternamente sotto forma di caos incessante, nonché nel modo in cui evitiamo qualsiasi esperienza di calma e silenzio.
Questa nostra epoca mentale prevede la presenza di rumore e movimento.”
Il lato positivo, e anzi entusiasmante, della consapevolezza, è che essa non conosce ostacoli: prima o poi scioglie e illumina tutto.
“La Presenza non conosce ordini di difficoltà, per questo possiamo elaborare qualsiasi esperienza non integrata.
Il paradigma della Presenza e della consapevolezza del momento attuale non è rintracciabile nei concetti, né può da essi venire convalidato. Non è possibile accedervi grazie alle spiegazioni di qualcun altro.
Dobbiamo sperimentare la Presenza in prima persona.”
La difficoltà maggiore legata alla consapevolezza, o meglio all’assenza di consapevolezza, è vivere nel passato o nel futuro.
“Molte persone passano ore a pensare alle circostanze del passato o agli eventi che devono ancora accadere. L’aspetto concettuale della mente s’impegna quasi esclusivamente in tale attività. Il pensare al passato e al futuro è una dipendenza che imprigiona l’umanità nella distrazione di uno stato onirico interiore, che si riflette esternamente nel caos, nella confusione e nei continui conflitti planetari.
Fortunatamente non siamo del tutto persi nello stato onirico del paradigma basato sul tempo. Al nostro interno abbiamo un’ancora di salvezza per recuperare la consapevolezza del presente: il respiro. non è possibile respirare nel passato e nel futuro; possiamo farlo solo nel presente. Diventando consapevoli del respiro, riusciremo a distogliere il pensiero dal passato e dal futuro. Se concentriamo l’attenzione e l’intenzione sulla circolarità della respirazione, incoraggiamo un aspetto della nostra consapevolezza a rimanere radicato al presente.”
Ancora un brano breve, questo sulle scappatoie, che piacciono tanto all’essere umano (specie all’essere umano debole).
“Ci sono tante scappatoie e vie di fuga, ma nessuna di esse ci procurerà la pace. Sono tutti vicoli ciechi.
Ecco la verità sul nostro corpo emotivo non integrato: non esiste il modo di evitarlo, bisogna inevitabilmente attraversarlo.”
Il brani successivo fornisce lo strumento chiave consigliato da Michael Brown: il respiro.
“Quando colleghiamo coscientemente il respiro, ancoriamo un aspetto della nostra consapevolezza al presente, anziché permetterle di vagare nel passato o nelle proiezioni future. Di conseguenza, non tutta la nostra attenzione abbandona il presente e viaggia verso uno di questi “luoghi del tempo”, ma alcuni di essi saranno attirati verso di noi e trasportati nel presente.
Finché non avremo accumulato un certo grado di consapevolezza del momento attuale, questi luoghi temporali avranno ancora un forte impatto sull’attenzione e saboteranno i nostri tentativi di ancorarci al presente, trascinando la nostra consapevolezza in uno stato quasi onirico, che si manifesterà sotto forma di ondate di incoscienza.
L’incoscienza si manifesta nel presente sotto forma di sonno.
Quando saremo colpiti da queste onde d’incoscienza, scivoleremo senza apparente preavviso in una sorta di torpore.”
Segue ora quello che è il più grande dono che possiamo fare all’umanità e alla creazione intera.
“Il più grande servizio che possiamo offrire sulla terra è essere sempre svegli e affermare con silenziosa certezza: sono qui, ora, sveglio e vivo.
Sono un essere umano, ma anche molto di più.”
Stiamo per concludere con Il processo della presenza, e mancano tre sole citazioni. La terzultima afferisce l’inganno e l’arroganza dell’intromettersi nei percorsi altrui.
“Svegliare gli altri poiché vediamo che sono addormentati è una pazzia, oltre che segno di arroganza, ignoranza e interferenza.
Il sonno non è un errore, ha uno scopo.
Un seme dorme finché non germoglia.
E lo fa non solo perché è pronto per la vita, ma anche perché tutte le forme vitali che lo attorniamo sono preparate a favorirne il risveglio.
Forzarlo a germogliare significa percepirlo come se fosse separato, e quindi trascurare l’intima partecipazione di ogni parte del campo unificato al miracolo del suo risveglio.”
La penultima è una citazione molto bella, anche poetica, sul valore della consapevolezza.
“La nostra consapevolezza del presente porta con sé tutto il potere, la gloria e l’indescrivibile potenziale del campo unificato.
Integra le barriere create da paura, rabbia e dolore, le ferite inflitte dal comportamento inconscio che deriva dalla carica emotiva non integrata.
Fa svanire immediatamente sia equivoci che incomprensioni.
Favorisce la calma, che è il balsamo che lenisce ogni esperienza infettata dal virus percettivo del tempo.
Perdona tutto a chiunque, e chiunque per ogni cosa.
Reca conforto ai solitari e riposo a chi è stanco.
È la casa per chi si è perso.”
L’ultima citazione aumenta ulteriormente il tiro: la Presenza in realtà è tutto ciò che esiste.
“La Presenza è testimone muto di ciascuna esperienza che facciamo.
La Presenza è il testimone eterno di ogni vicenda, quasi che tutte le esperienza accadessero simultaneamente.”
Con l’ottimo Il processo della presenza di Michael Brown abbiamo terminato.
Alla prossima occasione e buone cose a tutti.
Fosco Del Nero
- Se anche tu vuoi vivere una vita fantastica, iscriviti alla newsletter!
0 commenti