Il risveglio – Mark Nepo (approfondimento)
Titolo: Il risveglio (The book of awakening).
Autore: Mark Nepo.
Argomenti: spiritualità.
Editore: Tecniche Nuove.
Anno: 2000.
Voto: 4.5.
Recensione: qui.
Dove lo trovi: Macrolibrarsi, Giardino dei libri, Amazon.
Eccoci qui con l’approfondimento dedicato al testo di Mark Nepo intitolato Il risveglio.
Come sempre, per la valutazione dell’opera rimando alla recensione, mentre in tale sede leggeremo alcuni brani tratti dal libro in questione… che, su oltre 500 pagine, ogni tanto propone qualcosa di bello.
Cominciamo da un brano sulla paura e il coraggio di guardare qualcosa.
“La paura attinge la sua forza dal nostro non guardare la paura stessa o quello che ci spaventa-
Vi ricordate quella soffitta, o la porta di quello sgabuzzino, dentro il quale si rintanava qualcosa di terrificante e più a lungo evitavamo di guardarlo più diventava difficile aprirne la porta?
Di qualsiasi porta si tratti, o di qualsiasi paura (dell’amore, della verità o della morte imminente), tutti noi, ripetutamente, ci troviamo davanti a una scelta: evitare quella parte della casa, oppure aprire la porta e scoprire qualcosa di più su noi stessi, aspettando finché ciò che è buio diventi visibile.”
La seconda citazione riferisce un sogno di Jung e il suo interessante simbolismo: stavolta parliamo di introspezione.
“Carl Jung, una notte, sognò di aprirsi un sentiero nel bosco, senza sapere con certezza dove fosse diretto, facendosi strada a fatica nonostante la sua incertezza. Stanco e sudato, giunse a una capanna, in una radura. Lasciò cadere gli attrezzi che aveva usato per aprirsi la strada nella vegetazione, e si avvicinò alla capanna. Dietro alla finestra, scorse qualcuno che pregava davanti a un altare disadorno. La porta era aperta ed egli entrò. Mentre si avvicinava, si rese conto che la vita trascorsa ad aprirsi un sentiero era il sogno di questa persona, e che questa persona in preghiera era lui stesso.
Con questo sogno, Jung allude al perenne compito di decidere a chi affideremo la nostra vita: al nostro vero Sé o al falso sé. Per quanta serietà possiamo mettere nell’affaccendarci in questo mondo, rifiutando questo o quello, facendo correzioni, progetti e sacrifici, e per quante metodologie, strategie e alleanze possiamo mettere in gioco per ottenere qualche ricompensa, tutto questo è solo un sogno irreale agli occhi del nucleo del nostro essere, che aspetta pazientemente che ci inoltriamo nei suoi recessi più profondi, mentre intanto, fuori, ci ricaviamo un sentiero a colpi d’ascia.
Non appena il sentiero sarà aperto, e sgombro, e non appena riscopriremo l’essere al centro di noi stessi, potremo tornare nel mondo, ma questa volta con un filo che ci lega alla nostra anima.”
Passiamo oltre: leggiamo alcune righe sul momento presente.
“Quando ci smarriamo, distraendoci dal punto dove siamo adesso, dal momento presente, si viene a creare una tensione tra due luoghi diversi: quello in cui siamo davvero e quello in cui siamo solo nella testa.
Ed è questa tensione a impedirci di sentire la pienezza della vita, perché se la nostra attenzione è spaccata in due, è rivolta a due cose contemporaneamente, non possiamo essere autentici.”
Il quarto brano estratto da Il risveglio di Mark Nepo afferisce l’educazione dello sguardo, ch’è in verità da sola la metà del lavoro interiore.
“Sviluppare la vita interiore equivale ad approfondire lo sguardo.
Ha molto a che fare con l’abbattimento dei muri tra noi e gli altri, col vivere partendo dai propri recessi più profondi per poter sperimentare la profondità che ci circonda.
Troppo spesso ci capita di lamentarci delle cose intorno a noi, dicendo che sono superficiali e noiose, che non meritano attenzione da parte nostra, quando invece, il più delle volte, siamo noi a esser tagliati fuori dalla nostra interiorità, siamo noi a non essere raggiungibili.
Per vedere in profondità, occorre aprirsi alla profondità.”
Proseguiamo parlando ancora di presenza e sofferenza.
“Mi ci sono voluti anni per capire che la vita è sempre lì dove siamo, per quanto intensa sia la nostra sofferenza.
Non c’è niente da reprimere o da negare. Tutta quella fatica era solo energia mal diretta, fondata su un’errata visione.
Intanto, nel profondo, la vita autentica, libera da distorsioni, ci sta teneramente aspettando.”
Terz’ultima proposta tratta da Il risveglio: si parla di fiducia.
“La quintessenza della fiducia è credere che il sostegno arriverà proprio quando si molla la presa.
Ci si può anche allenare ad allentare la paura, ad accogliere la profondità, ma non c’è nessun altro modo di prepararsi a lasciarsi andare, se non lasciandosi andare.
Aver fiducia non è altro che accettare di andare oltre la paura di affondare e scoprire finalmente che l’Universo intero ci sostiene e ci culla dall’inizio dei tempi.”
Stiamo per concludere; il penultimo brano evidenzia la follia di fare paragoni tra i vari punti del percorso evolutivo, ciò che porta sempre disagio, se non proprio sofferenza.
“Ci rendiamo un pessimo servizio nel fare paragoni tra il punto dove ci troviamo e un punto d’arrivo immaginario. È proprio questa una delle sofferenze insite nell’aspirare a diventare qualcosa in particolare: lo stadio di sviluppo al quale siamo giunti è sempre visto in funzione di un paesaggio immaginario che stiamo perseguendo.
Di conseguenza, lì dove siamo, anche se siamo sempre più vicini al traguardo, non è mai abbastanza.”
Siamo arrivati all’ultimo brano proposto, che riprende un mito polinesiano e riguarda la crescita interiore, che implica sempre una rottura, un avanzamento.
“I polinesiani raccontano che il mondo ebbe inizio quando Taaora, il Creatore, si svegliò e si accorse che stava crescendo dentro un guscio. Si stiracchiò e ruppe il guscio, e così fu creata la Terra. Taaora continuò a crescere, e dopo un po’ di tempo si ritrovò di nuovo all’interno di un altro guscio. Protese nuovamente le sue membra e ruppe il guscio, dando origine alla Luna. Taaora continuò a crescere ancora, e si ritrovò avvolto in un nuovo guscio. Questa volta, dai suoi frammenti nacquero le stelle-
Attraverso questo antico mito, i polinesiano ci hanno trasmesso un insegnamento prezioso: noi tutti, nel corso della vita, cresciamo rompendo una serie di gusci, e il frammento divino dentro di noi si protende in ogni direzione, finché non c’è più spazio, e allora il mondo a noi noto dev’essere distrutto, affinché noi possiamo rinascere.
In questo modo, la vita consiste nell’abitare ciò che siamo finché la forma del nostro sé non è più in grado di contenerci e, come Taaora nel suo guscio, dobbiamo distruggere questo contenitore per poter rinascere in un nuovo sé e proseguire il cammino.”
L’approfondimento dedicato a Il risveglio, libro di Mark Nepo, è concluso.
Alla prossima occasione.
Fosco Del Nero
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