Titolo: Impronte degli Dei (Fingerprints of the Gods).
Autore: Graham Hancock.
Genere: storia, archeologia, astronomia.
Editore: Tea.
Anno: 1995.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: Macrolibrarsi, Giardino dei libri, Amazon.
Tempo fa, quando iniziai a recensire libri di crescita personale, mi chiesi quali potessero essere considerati tali, e specificatamente me lo chiesi per libri su tematiche di confine come l’archeoastronomia, la criptoarcheologia, la storia, il cospirazionismo: tecnicamente non si tratta di testi di crescita personale (non so, alla Osho, alla Krishnamurti), ma al tempo decisi di recensirli comunque considerando che si tratta comunque di libri grandemente utili ad ampliare la propria prospettiva sulle cose, e ad acquisire una visione più ampia dell’esistenza.
Dunque, fermo restando che l’evoluzione personale passa dall’elevazione delle proprie energie interiori, alcuni libri sono comunque un utile contributo nella direzione dell’apertura mentale e di una visione più allargata, ciò che certamente non è male.
In tal senso, ho recensito libri di Sitchin, di Biglino, di Icke, di Von Daniken… e quest’oggi arriva un classico del settore storico-archeologico-mitologico-astronomico: Impronte degli Dei di Graham Hancock, vero e proprio guru del campo.
Peraltro, Impronte degli Dei avevo a casa da oramai molti anni, ma finora non avevo mai avuto il coraggio-motivazione di incominciare a leggere questo librone di 650 pagine fitte.
L’ho fatto ora, e devo dire che la lettura è filata più liscia del previsto, un po’ per la struttura intelligente e non pesante del testo, un po’ perché il libro è tanto il resoconto delle ricerche dell’autore, quanto il resoconto dei suoi viaggi, cosa che lo rende decisamente meno pesante di quanto avrebbe potuto essere altrimenti.
Tra l’altro i singoli capitoli sono relativamente brevi, tanto che la sensazione è che siano assolutamente sintetici rispetto a quanto si sarebbe potuto dire sui singoli argomenti… che sono veramente tanti, con l’autore che ha girato mezzo mondo… e l’altro mezzo lo ha studiato pur senza girarlo (o magari ha girato anche l’altra metà, ma in questo libro non vi sono i relativi appunti di viaggio).
Hancock propone davvero tanti spunti: di tante zone del mondo, dal Perù all’Egitto, e soprattutto di tanti campi, dall’archeologia all’astronomia, passando per la linguistica e la mitologia.
Il risultato è un’opera davvero ampia, che parte da alcune carte geografiche famose del passato (la mappa di Piri Reis, il mappamondo di Oronzio Fineo, la mappa di Mercator, la mappa di Philippe Buache) e finisce per costituire un’enorme raccolta di indizi sulla domanda “Prima dell’epoca documentata è esistita una civiltà talmente tanto progredita da aver potuto costruire le Piramidi, la Sfinge, i templi del Sud America, da aver mappato tutto il mondo, compreso l’Antartico senza ghiacci, da aver abitato luoghi in tempi remoti, e da aver acquisito nozioni astronomiche all’avanguardia come la precessione degli equinozi, per non parlare dell’uso del pi greco nell’architettura, nonché tante altre cose misteriose che non capiamo nemmeno oggi e che forse non saremmo in grado di costruire nemmeno oggi?”.
La domanda è lunga, mentre la risposta prospettata da Graham Hancock è breve, ed è sì.
Oddio, per arrivare al codesto “sì”, a dire il vero, non serviva un tomo da 650 pagine fitte, ma, considerandolo un contributo alla vera cultura dell’umanità, non si può che fare un plauso all’autore per la sua ricerca, tanto la mole quanto il coraggio.
Fosco Del Nero
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