Titolo: I.O. Inside Out 2011.
Autore: Giorgio Nardone, Gabriel Guerrero, Max Damioli.
Argomenti: miglioramento personale, motivazione, felicità.
Organizzatore: Performance Strategies.
Luogo: San Marino.
Anno: 2011.
Voto: 7.
Dove lo trovi: Performance Strategies.
Come promesso, ecco la recensione dell’evento I.O Inside Out, il corso di miglioramento personale tenutosi a San Marino gli scorsi 16 e 17 luglio.
Sottotitolo e sottofondo del corso: “accendi la tua felicità”, con i relatori che rispondevano ai nomi di Giorgio Nardone e Gabriel Guerrero, affiancati dal “presentatore” Max Damioli e dall’ospite Barbara Alberti.
L’organizzazione, viceversa, era di Performance Strategies di Marcello Mancini.
Sarò come sempre sincero nel riferire le mie sensazioni sul corso, in modo che voi lettori abbiate sempre informazioni oneste e di qualità.
Premetto che globalmente parlando I.O. Inside Out mi è piaciuto, pur se con importanti specificazioni da fare, su diversi versanti.
Partiamo dalla location: un elegante albergo di San Marino (San Marino repubblica, ma non paese), tanto bello ed efficiente da un lato, quanto complicato dall’altro, specie per chi non fosse arrivato con la macchina, ma con aereo o treno (come il sottoscritto).
Proseguiamo con l’organizzazione generale del corso: è stata ottima, e nessun intoppo ne ha ostacolato lo svolgimento. Si vede peraltro che Performance Strategies punta alla qualità e a offrire nomi ed eventi di rilievo.
Il numero dei partecipanti (tra cui alcuni professionisti del settore come Roberto Re o Mario Furlan) sfiorava le 300 unità: assai meno rispetto alle cifre di nomi come Robbins o Eker, con i pro e contro del caso: tra i pro, il fatto di aver potuto sistemare le sedie dei partecipanti in modo meno accademico e più teatrale.
Ma veniamo al core del corso, ossia i due moduli di Giorgio Nardone e di Gabriel Guerrero, come detto intervallati da Max Damioli in ambo i giorni e da Barbara Alberti sul finire del primo.
Non mi dilungo sul curriculum dei due relatori principali: chi volesse approfondire cerchi pure su internet. Sottolineo solo come si tratti di due pezzi grossi, rispettivamente un big del settore psicologia-psicoterapia e un big del settore pnl-comunicazione-ipnosi.
La differenza tra i due è stata notevole, con Nardone assai serioso, posato e concettoso.
Egli è partito dall’idea di felicità, spostandosi poi sulla responsabilità personale, sull’equilibrio emotivo tra gli estremi, sull’autoinganno, sugli obiettivi personali, sulle aspettative, sull’autostima, sulle strategie di cambiamento a seconda della disfunzionalità dominante nel singolo individuo (piacere, rabbia, dolore, paura).
Non entro nei dettagli un po’ perché sarebbe impossibile in poche righe, un po’ perché le cose vanno sentite direttamente dall’autore.
Riporto solo la conclusione di Giorgio Nardone, che è la seguente: le emozioni in se stesse non sono né benevole né malevole, così come le esperienze in sé non sono costruttive o distruttive, ma tutto dipende da come le percepiamo noi.
Siamo dunque noi gli unici e soli artefici del nostro destino.
Passiamo ora a Gabriel Guerrero, e notiamo immediatamente che è cambiata l’impronta espositiva.
D’altronde, mentre Nardone è un accademico, decisamente più un teorico che un formatore, Guerrero è un formatore vero e proprio, non a caso proveniente dalla più ricca scuola di pnl, quella di Richard Bandler, John La Valle, Roberts Dilts, etc, anche se poi integrata con esperienze e discipline diverse: lo sciamanesimo, l’ipnosi, l’enneagramma(chi non sapesse cosa sia, sul sito trova un paio di articoli-recensioni a riguardo).
Anche Guerrero concorda con l’idea per cui la felicità non è un assoluto, ma qualcosa di relativo a chi la vive. La felicità, difatti, non è qualcosa che si fa, ma qualcosa che si vive, ci dice.
La differenza con Nardone si evince da subito: tanto serio e concettuale l’italiano, quanto vivace e comunicativo (anche se non divertente) il messicano, che mi è piaciuto molto come approccio, olistico e flessibile.
Guerrero infatti ha sgombrato il campo da ogni dubbio: anche gli esperti di sviluppo personale sono persone comuni, con problemi comuni (matrimoni, figli, lavoro, salute, etc) e magari dei limiti assai diffusi che li hanno per l’appunto spinti a cercare un cambiamento. Il limite di Guerrero era la paura di essere respinto e di fallire, fatto che lui, col senno di poi, commenta dicendo che gli unici che falliscono sicuramente sono coloro che non tentano di ottenere ciò che desiderano.
Il trainer di pnl–dhe (design human engineering, sorta di evoluzione della programmazione neurolinguistica) mette subito sul tavolo l’argomento centrale, i propri sogni, e fornisce una scaletta sintetica in quattro punti su come procedere sulla strada del proprio sogno personale.
In parallelo a ciò si avvale anche di alcuni altri punti importanti (i fattori decisivi nel miglioramento personale, i fattori decisivi nel processo decisionale) nonché di alcuni esercizi in rilassamento (esercizio per prendere le decisioni, esercizio del pannello di controllo).
A questo riguardo devo essere sincero su un punto: i traduttori spesso non sono stati all’altezza, specialmente nei rilassamenti, fatto comunque comprensibile dal momento che la modulazione della voce in senso ipnotico-induttivo non si improvvisa ma è frutto del lavoro di anni.
La conclusione di Guerrero è stata relativistica quanto quella di Nardone: la perfezione non esiste, quindi è ok non essere perfetti. Ciò che non dovrebbe mai mancare in noi, invece, è un sogno personale.
Detto di Nardone e Guerrero, parliamo ora di Barbara Alberti e poi di Max Damioli.
La prima è stata protagonista di un intermezzo alla fine della prima giornata, in cui ha spaziato dalla vecchiaia al linguaggio, dal pensare con la propria testa ad alcune poesie.
Non si è trattato di sviluppo personale in senso stretto, ma comunque personalmente ho gradito sia la verve ironica dell’autrice, sia alcune idee.
Il secondo invece ha fatto un po’ da presentatore dell’evento, introducendo i vari ospiti e intervallandoli in svariati modi (a fine seconda giornata ha anche “coperto” Guerrero che ha dovuto andar via prima per esigenze di volo… e qua torniamo alle difficoltà logistiche di cui dicevo in apertura).
Poi mi sono ricreduto alla grande, sia per l’atteggiamento in sé, sia per ciò che ha dimostrato di apprezzare e di condividere. Mi riferisco in particolare a meditazione e sciamanesimo kahuna, di cui sono stati dati un esempio nel primo caso (breve meditazione collettiva sotto le stelle) e qualche spunto del secondo (gli impareggiabili principi kahuna).
E che proprio il fautore di respiro e meditazione alla fine della fiera abbia regalato i momenti più divertenti, ispirati ed emotivamente positivi del corso, pur avendo a disposizione meno tempo degli altri, conferma quanto già pensavo su quali siano i settori di intervento più potenti e trasformanti.
Rimarchevoli anche le citazioni, tra cui Serge Kahili King e Neale Donald Walsch.
Ciò vale a maggior ragione per un corso dal vivo, in cui un relatore, per quanto bravo e dotato (e non c’è dubbio che i due presenti lo fossero), in appena un giorno non ha fisicamente il tempo di esporre tanto la teoria quanto le tecniche pratiche del suo lavoro (magari di 20 anni!).Chiudo la recensione in modo ugualmente semplice e naif: ci è stato sempre detto che “se fai quello che hai sempre fatto otterrai quello che hai sempre ottenuto”, e che “il mondo è come pensi che sia”… ecco perché dedicarsi al miglioramento personale è importante: perché, tra un libro e un corso, il nostro cambiamento di prospettiva pian piano renderà migliore la nostra vita e quella di coloro che abbiamo intorno.
Complessivamente, pur tra qualche criticità (sede del corso, poco tempo a relatore, a tratti eccesso di teoria), I.O. Inside Out di Performance Strategies è stato un buon corso di formazione, facilmente migliorabile con pochi accorgimenti nelle edizioni future (che si annunciano ancora più ambiziose).
Fosco Del Nero
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Bella recensione, la stavo aspettando!
Rispetto al seminario di Eker… parlando di numeri, sembra un corso per intimi!
Era interattivo? Coinvolgente?
Bellissima la scenografia che hai descritto.
Sono completamente d’accordo quando dici che alla fine sono sempre le cose semplici a fare la differenza.
opss.. che maleducata, non ti ho nemmeno salutato :-(
Ciao Fosco, bentornato!!!
Ciao Marju, bentrovata anche tu. :)
Beh, pochi intimi è un po’ esagerato, visto che eravamo comunque in 300. Certo, da Eker c’erano 3000 persone…
La scenografia in effetti era piuttosto bella e anche originale. E le cose semplici… beh, secondo me sono quelle decisive.
Ciao! :)
Fosco Del Nero