Titolo: L’altro volto di Gesù (De mémoire d’essénien – L’autre visage de Jesus).
Autore: Anne e Daniel Meurois-Givaudan.
Argomenti: spiritualità, storia, esoterismo.
Editore: Edizioni Amrita.
Anno: 1986.
Voto: 8.
Recensione: qui.
Dove lo trovi: Macrolibrarsi, Giardino dei libri, Amazon.
La scorsa settimana ho recensito un libro che mi è piaciuto molto, sia a livello di coinvolgimento-intrattenimeno, sia come messaggio di fondo: L’altro volto di Gesù – Memorie di un esseno, di Anne e Daniel Meurois-Givaudan.
Si tratta peraltro di un libro che, oltre a intrattenere, propone anche dei contenuti, e pure dei contenuti importanti, intendendo con tale parola delle tecniche concrete…
… proposte addirittura da Gesù in persona.
Lo so, lo so, detto così fa un po’ specie, ma per maggiori dettagli vi rimando alla suddetta recensione del libro.
In questo articolo voglio invece proporvi uno spunto operativo tratto da L’altro volto di Gesù – Memorie di un esseno, relativo ad alcune meditazioni consigliate da Gesù ai suoi discepoli.
Vado a citare testualmente.
“Il venerdì era sempre stato un girono sacro per i Fratelli, essendo dedicato a Luna-Sole (NdR: antico nome del pianeta Venere, etimologicamente ancora legato al quinto giorno della settimana), e fu di venerdì che dovemmo intraprendere la purificazione delle varie fiaccole dell’essere, riconciliandoci fin dal’alba con le numerose forze della Natura, approfondendo i riti insegnati dalla nostra tradizione. Innanzitutto il Maestro voleva che affinassimo la natura eterica del corpo mediante un lavoro mirato della volontà, e così ci insegnò che le onde dell’umana volontà disturbavano quasi sempre gli essere che si evolvono nell’elemento Terra: comprendemmo allora che l’uomo si separa da solo dalle sue radici, anche soltanto impregnando la materia che lo sostiene di ciò che chiameremmo “rumori di fondo”. Ecco i soggetti di meditazione che ci assegnò il Cristo Gesù, e su cui ci applicammo quotidianamente per quasi tre mesi.
Il mattino del venerdì era dedicato agli esercizi respiratori, durante i quali la mente si concentrava sull’assorbimento delle energie sottili; quella stessa sera meditavamo sul Padre cosmico e sull’auspicabile unione con le sue correnti creatrici.
Il sabato mattina era dedicato alla Radice-Madre, e tentavamo di capire intimamente l’unità dell’organismo psichico e la vocazione nutritiva della Natura tangibile; meditavamo soprattutto sulla base del cibo e sul fenomeno dell’ingestione, e in serata riflettevamo sulla portata dell’espressione “Eternità dell’esistenza”, entrando in uno stato ricettivo per sviluppare la prescienza degli eventi.
Era poi la volta della domenica, dedicata allo Spirito della Terra e ad ogni potere creativo della natura e dell’uomo; percepivamo e cercavamo di utilizzare l’energia di base della Kundalini, dirigendone il fuoco al fine di ottenere una rigenerazione personale, e guidandola attraverso le glandole endocrine; era dunque naturale che la sera della domenica meditassimo sulla creatività e l’importanza delle arti per un competo sviluppo della Coscienza, cercando di emettere anche la più pura onda d’amore di cui fossimo capaci.
All’alba del lunedì, ringraziavamo la vita e ci sforzavamo di penetrare l’armonia e il parallelismo di microcosmo e macrocosmo: la preghiera era implicita in questa riflessione, che terminava con un lungo abbraccio al tronco d’un albero adulto: oggi lo si vede soprattutto come un atto simbolico, ma per colui che sa è molto di più. La sera, invocavamo dentro di noi lo Spirito della pace, che non è solo un simbolo o un’idea, ma una vera e propria forma-pensiero che poteva aiutarci.
La nozione della gioia mediante contemplazione delle bellezze naturali caratterizzava il martedì mattina, e la nostre coscienza sperimentava un aspetto della serenità che ci avrebbe permesso, alla sera, di ricevere tutti gli influssi planetari.
Mentalmente dirigevamo allora le emanazioni del pianeta verso l’organo fisico corrispondente, e facevamo la stessa cosa all’alba, il mattino seguente, con il sole, cercando di percepirne l’azione intima sulla pelle e sui cosiddetti chakra. Si trattava dell’esercizio che avrebbe permesso, per eccellenza, di sviluppare le capacità terapeutiche, e che si concludeva, la sera, con una meditazione su quella forma d’amore che si chiama compassione.
Giovedì, all’alba, riflettevamo sulla circolazione dell’acqua nell’Universo, seguendo l’idea guida dei cicli eterni e del rinnovamento; per analogia, dovevamo riuscire a percepire il flusso sanguigno nel corpo e comprenderne le leggi fondamentali: il nostro organismo diveniva un mondo percorso da fiumi rigeneranti, e dovevamo controllare la qualità del sangue analizzando l’anima. Così, il giovedì sera eravamo mentalmente portati a tentare l’esperienza della Saggezza, perché il Maestro si aspettava che fondessimo il nostro spirito nell’oceano cosmico.
(…) Alla fine delle meditazioni profonde spesso succedeva che perdessimo la percezione del corpo fisico, e sapevamo per esperienza che abitavamo un guscio, e che bastava poco per vederlo sparire sotto di noi, lasciando l’anima libera di fluttuare verso altre rive di indicibile bellezza.”
Ed ecco che chi volesse avrebbe un programma di meditazione preparato, dando credito ad Anne e Daniel Meurois-Givaudan, da nientemeno che Gesù Cristo.
A voi percorrere la strada che più sentite vostra.
Con L’altro volto di Gesù – Memorie di un esseno ho terminato. A presto e tante belle cose a tutti.
Fosco Del Nero
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