Titolo: La Bhagavad Gita così com’è (The Bhagavad Gita as it is).
Autore: Bhaktivedanta Swami Prabhupada.
Argomenti: induismo, religione, spiritualità.
Editore: The Bhaktivedanta Book Trust.
Anno: 2013.
Voto: 7.
Approfondimento: qui.
Dove lo trovi: Il giardino dei libri, Amazon.
Avevo intenzione da tempo di leggermi il testo integrale della Bhagavad Gita, intendendo con ciò il testo con un’eccellente tradizione e un altrettanto eccellente commento.
In verità, in passato avevo già letto una traduzione della Gita, ma si trattava di un testo condotto in rima e commentato in modo blando, per quanto lodevole nella sua intenzione originale, con tanto di supporto in cd: L’eterno canto di Bhagavan – La Bhagavad Gita 5.000 anni dopo.
Per una lettura più ponderata e ponderosa, ho proceduto all’acquisto de La Bhagavad Gita così com’è, testo che vantava un certo numero di valutazioni positive online…
… e che certamente, libro alla mano, può vantare vari lati positivi, ma anche altrettante, se non più importanti, criticità.
Dico subito i lati positivi: il testo è un ottimo prodotto editoriale: copertina, pagine a colori, stampa ordinata e ben curata, traduzione in italiano altrettanto ben fatta. Inoltre, della Gita è riportato il testo originale in sanscrito, poi la traslitterazione in caratteri romani, poi la traduzione in italiano dei singoli vocaboli, e infine la traduzione del versetto in italiano corrente. A seguire, ogni versetto ha un suo commento, quando breve o quando lungo.
Questo lavoro editoriale, se da un lato pregevole, presta anche il fianco al principale difetto dell’opera: non è un’opera spirituale, ma religiosa, non a caso scritta dal capo dell’ordine religioso degli Hare Krishna. Ciò significa che il commento non è puro, scevro da impostazione dogmatiche, ma anzi ne risente pesantemente, con tanto di traduzione in italiano fortemente contaminata, se non proprio inventata.
Per esempio, l’espressione “la Persona Suprema” è riportata nella traduzione di tantissimi versetti… ma l’espressione non c’è mai nel testo originario, o se c’è qualcosa di simile, c’è l’espressione “il Signore Supremo”, l’“Essenza Divina”. Questa è una vera e propria manipolazione del testo, il quale vien modificato in tantissimi passaggi, come ho potuto notare confrontando i singoli termini che lo stesso La Bhagavad Gita così com’è indica come componenti i versetti, e le traduzioni di quei versetti effettuate in altre sedi.
Altro che La Bhagavad Gita così com’è: il libro avrebbe dovuto intitolarsi “La Bhagavad Gita così come la voglio io”.
D’altronde, avrei dovuto supporlo fin dall’inizio, trattandosi di un capo religioso che si autodefinisce “Sua Divina Grazia”: si tratta di un papa o qualcosa del genere, per l’appunto, non di un maestro spirituale. Per carità, lo sapevo… ma avevo sperato comunque per il meglio.
Altre forzature tipiche religiose: Krishna è Dio, non un avatar-maestro umano; Dio è una persona vera e propria, non un’essenza; Brahma e Shiva sono ridotti al rango di deva subordinati a Vishnu-Krishna, con tanti saluti alla trimurti indù; i fatti raccontati della Bhagavad Gita sarebbero eventi reali e non metaforici, come invece è ovvio che siano; Krishna avrebbe così convinto il suo discepolo Arjuna a trucidare i suoi veri parenti (cugini, zii, istruttori, etc); il paradiso indù, ossia il pianeta di Vishnu-Krishna, sarebbe un luogo fisico vero e proprio; per ottenere l’illuminazione, o anche solo per sentire un commentario valido della Gita, occorre per forza rivolgersi a un interprete qualificato, ovviamente uno autorizzato dalla struttura religiosa in questione.
Insomma, siamo evidentemente in piena religione, con tutti i suoi limiti dogmatici.
Peccato, perché il lavoro editoriale de La Bhagavad Gita così com’è è eccellente, perché la proposizione di testo originale, traslitterazione, traduzione dei singoli termini e traduzione del versetto è completo, e lo stesso commento di Bhaktivedanta Swami Prabhupada, quando non viziato da tali vizi dottrinali, si dimostra valido, per quanto prolisso e ripetitivo oltre ogni dire; peraltro, l’autore ce l’ha ripetutamente con i filosofi e i commentatore cerebrali… quando il suo commento è evidentemente di quello stampo.
Nonostante tali difetti, La Bhagavad Gita così com’è ha il suo valore, a cominciare dal fatto che gli elementi concettuali “di parte” riescono solo in minima parte a rovinare la bellezza e l’importanza del testo della Bhagavad Gita, che è ben tradotto quando non viene coinvolto qualche dogma degli Hare Krishna, da cui la valutazione globalmente positiva.
Ottimo anche l’abbondante glossario a fine volume relativo ai tanti termini indù.
Detto ciò, dopo quasi 700 pagine di commento sulla Bhagavad Gita, in parte deludente, mi sono deciso a leggermi un altro commento del testo in questione, questo secondo di sole 500 pagine, ma dal commento decisamente più autorevole: L’essenza della Bhagavad Gita di Paramhansa Yogananda e Swami Kriyananda.
Fosco Del Nero
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