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La chiave essenziale – Omraam Mikhael Aivanhov (approfondimento)

20 Mar 2023 | Spiritualità

Product by:
Omraam Mikhael Aivanhov

Reviewed by:
Rating:
5
On 20 Marzo 2023
Last modified:20 Marzo 2023

Summary:

Omraam Mikhael Aivanhov è probabilmente l’autore dai cui libri ricavo il maggior numero di citazioni in rapporto al numero di pagine; "La chiave essenziale non ha fatto eccezione".

La chiave essenziale - Omraam Mikhael Aivanhov (spiritualità)Titolo: La chiave essenziale (La clef essentielle).
Autore: Omraam Mikhael Aivanhov.
Argomenti: evoluzione personale, spiritualità.
Editore: Edizioni Prosveta.
Anno: 1991.
Voto: 8.5.
Recensione: qui.
Dove lo trovi: MacrolibrarsiGiardino dei libri, Amazon.

 

Omraam Mikhael Aivanhov è probabilmente l’autore dai cui libri ricavo il maggior numero di citazioni in rapporto al numero di pagine: non è un caso dal momento che si trattava di un grande insegnante.
La chiave essenziale non ha fatto eccezione, e dunque ancora una volta mi trovo davanti una mole enorme di brani tra cui scegliere; poco male, pescherò praticamente a caso e comunque pescherò bene.

Il primo brano proposto riguarda lo scontro tra la personalità-ego e l’individualità-anima.
“Per il momento, la nostra personalità, che è fatta dei tre corpi, agisce spesso in modo contrario alle tendenze dell’individualità. L’individualità è sempre spinta dai migliori impulsi, ma la nostra personalità, che vuole essere indipendente e libera, vuol fare di testa sua, si oppone e non obbedisce a nessuno degli impulsi che vengono dall’alto.
Benché essa sia animata, vivificata, nutrita, sostenuta dallo spirito, fa spesso il contrario di ciò che esso desidera… fino al giorno in cui l’individualità riuscirà ad infiltrarsi, a controllare, a dominare la personalità.
Da quel momento la personalità diventerà sottomessa ed obbediente e realizzerà l’unità con l’individualità; questa è la vera fusione, il vero matrimonio, il vero amore.”

Data tale premessa di partenza, lo scopo dell’esistenza umana è sottomettere la personalità al Divino.
“In verità, il lavoro del discepolo è riuscire a sottomettersi, ad obbedire e a unirsi all’individualità, alla volontà divina che è dentro di lui anche nel mezzo delle peripezie e delle tribolazioni della vita, per diventare infine uno strumento docile a disposizione di quella entità suprema che è Dio stesso.
Tutto è compreso in questo ed è sempre stato lo scopo delle pratiche e degli esercizi che si insegnano nelle scuole iniziatiche.”

Tuttavia, il grosso dell’umanità sceglie con decisione la personalità e i suoi turbamenti.
“La maggioranza degli uomini ha scelto il cammino della personalità capricciosa, disordinata, ribelle, anarchica, essendo convinta che questa è l’attitudine migliore, il vero progresso, la vera evoluzione.
Alcuni, più intelligenti, più avanzati ed evoluti, che hanno già fatto molte esperienze in altre incarnazioni, scelgono l’altra via, il controllo e il dominio di sé; essi realizzano allora un’intelligenza, una volontà, una coscienza che dirige, coordina, orienta e controlla tutto nella vita… una luce, se preferite, grazie alla quale arrivano a domare tutto ciò che in essi vi è di recalcitrante, di contradditorio, di personale e di anarchico.
Tutti noi abbiamo questa natura inferiore, fino al momento in cui il nostro essere sarà così bene equilibrato, armonizzato, risuscitato, illuminato che, finalmente, la divinità che abita pure dentro di noi uscirà, si manifesterà, si esprimerà con dei mezzi ancora insospettati: colori, forme, raggi, profumi, una musica, un’intelligenza, una simmetria, una bellezza veramente divina.”

Nel brano successivo si evidenza la ragion d’essere della preghiera, della meditazione e delle altre pratiche elevanti: servono a contattare l’alto.
“La ragion d’essere della preghiera, della meditazione e di tutte le pratiche insegnate in una scuola iniziatica è di stabilire dei contatti, delle comunicazioni tra la personalità e la Divinità, perché infine la coscienza si elevi, si espanda, penetri nelle altre regioni e possa percepire la realtà, la verità.
Quando si raggiunge questo livello, tutto appare sotto una luce differente.”

Nell’essere umano vive una divinità: la divinità, in verità.
“Sappiate che voi tutti siete delle divinità… sì, siete delle divinità, e vivete in una regione molto elevata, dove non esistono né malattie, né sofferenze, né limitazioni, né oscurità, né tristezza, né scoraggiamento. Là siete nella pienezza.
Ma questa vita che vivete in alto non potete ancora farla discendere qui, sentirla, comprenderla, manifestarla, perché la personalità non ve lo permette. Essa è ottusa, male adattata, opaca o mal regolata, come una radio che non riesce a captare certe stazioni emittenti. Le onde che l’intelligenza cosmica propaga in tutte le regioni sublimi sono così rapide, così corte, e la materia di cui la personalità è formata è così spessa, e così pesante, che non riesce a sintonizzarsi con i messaggi divini. Essi scivolano, passano senza lasciare traccia e l’uomo non ha alcuna idea di ciò che sta per vivere in realtà, nelle regioni più elevate del suo essere.
Ma quando comincerà a lavorare convenientemente, quando applicherà le regole della vita pura ed avrà il desiderio di diventare finalmente un figlio di Dio, la personalità comincerà ad evolvere, a nobilitarsi. Le emozioni diventeranno più pure, l’intelletto si rischiarerà e la volontà si rafforzerà.”

Se il corpo muore, l’anima è immortale… e le persone lo percepiscono, anche solo inconsciamente.
“L’uomo, quando è bambino, si sente “lui”; adulto, egli è cambiato, ma si sente sempre “lui”; divenuto vecchio è ancora “lui”, non cambia mai: è sempre “lui”. Cos’è dunque questo “lui” che non cambia mai?
Egli lo cerca e scopre che non è né il suo corpo fisico né i suoi sentimenti, poiché i sentimenti cambiano nel corso della vita, né i suoi pensieri, poiché anche le idee cambiano e sono molto differenti da quelle che aveva nel passato! E lui è sempre “lui”.
Gli yogi si sono analizzati così profondamente che hanno finito per trovare che l’entità, l’essere che vive in loro, questo “qualche cosa”, questa scintilla… è una parte di Dio stesso, una quintessenza di Dio stesso. E, a forza di cercare, s’avvicinano sempre più alla sorgente da cui essi provengono, comprendendo che la personalità è un’illusione, un riflesso fuggitivo e parziale e non una realtà eterna, immutabile. Essa non è loro stessi, non è il vero io, ma un miraggio.”

L’ultimo brano proposto è curioso, e tanto curioso quanto rivelatore: le aure dei pianeti si toccano come si toccano le aure degli esseri umani e di tutte le creature viventi.
“Lo sapete che i pianeti si toccano? Certamente, non parlo del piano fisico, ma del piano eterico. Guardate la Terra, la parte solida è meno estesa della parte liquida, la parte gassosa, l’atmosfera, è ancora più vasta e la sua parte eterica si estende molto più lontano, più lontano del Sole. Poiché questo ragionamento è anche vero per Mercurio, Giove, Venere… tutti si toccano, s’impregnano, si compenetrano e formano una unità. Dunque esteriormente essi sono lontani gli uni dagli altri, ma interiormente (cioè dal lato sottile), si fondono.
Noi pure ci tocchiamo tutti con i nostri pensieri, con le nostre emanazioni. Ecco la vera scienza, la vera filosofia.
Non si sa ancora che l’essere umano è in realtà qualche cosa di vasto, d’immenso e che identificandosi con la natura superiore può arrivare a scoprirsi, a ritrovarsi, a conoscersi, ossia a riconoscersi come una parte della divinità stessa. È detto nella Bibbia: “Voi siete Dei”.
Allora, miei cari fratelli e sorelle, perché continuate a considerarvi come dei piccoli esseri? È perché siete scesi troppo in basso nella materia, nella personalità, in una regione in cui vi si vede rimpiccioliti, limitati, tagliati fuori da tutto, dove sorgono le dispute e le guerre.”

Abbiamo terminato con La chiave essenziale, l’ennesimo straordinario testo di Omraam Mikhael Aivanhov che leggo.
Alla prossima occasione.

Fosco Del Nero

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