Titolo: La pace è ogni passo (Peace is every step).
Autore: Thich Nhat Hanh.
Argomenti: spiritualità.
Editore: Ubaldini Editore.
Anno: 1991.
Voto: 6.5.
Recensione: qui.
Dove lo trovi: Macrolibrarsi, Giardino dei libri, Amazon.
Bentrovati, amici miei.
Quest’oggi siamo nuovamente in compagnia di Thich Nhat Hanh e con il suo libro La pace è ogni passo, da cui ho estratto alcune citazioni da proporre in questo articolo di approfondimento.
Cominciamo con una poesiola con cui si apre il libro del monaco vietnamita.
“La pace è ogni passo.
Il fulgido sole rosso è il mio cuore.
Ogni fiore sorride con me.
Quanto verde rigoglio tutt’intorno!
Com’è fresco il soffio del vento!
La pace è ogni passo,
e fa gioioso il silenzio senza fine.”
Proseguiamo poi con una considerazione molto semplice e di buon senso… laddove la semplicità e il buon senso sono proprio ciò cui manca alla nostra società frettolosa e infelice.
“Ogni mattina, quando ci svegliamo, abbiamo ventiquattr’ore tutte nuove da vivere.
Che dono prezioso!
Possiamo viverle in modo che portino pace, gioia e felicità e noi stessi e agli altri.
La pace è presente qui e ora, in noi e in tutto quanto facciamo e vediamo. Il punto è se ce ne accorgiamo oppure no.
Non c’è bisogno di andare lontano per godere del cielo azzurro.
Non dobbiamo lasciare la città e neppure il nostro quartiere per apprezzare gli occhi di un bambino.
Anche l’aria che respiriamo può essere fonte di gioia.”
Idem come sopra: ancora semplicità e buon senso, con l’aggiunta dell’immancabile momento presente (immancabile sia perché è un apprendimento importante… sia perché c’è solo quello).
“Siamo bravissimi a prepararci alla vita, ma non altrettanto a viverla.
Siamo capaci di sacrificare dieci anni al conseguimento di un diploma e siamo disposti a lavorare sodo per un impiego, un’automobile, una casa e via dicendo.
Però ci riesce difficile ricordare che siamo vivi nel momento presente, l’unico che ci è dato per essere vivi.
Ogni respiro, ogni passo può essere riempito di pace, gioia e serenità.
Basta semplicemente essere svegli, essere vivi nel momento presente.”
E a tali considerazioni di base segue una domanda, logica conseguenza.
“È una gioia sedersi, stabili e rilassati, e ritornare al respiro, al sorriso, alla nostra vera natura.
Il nostro appuntamento con la vita è nel presente.
Se non abbiamo pace e gioia adesso, quando le avremo?
Forse domani, o dopodomani?
Che cosa ci impedisce di essere felici in questo preciso momento?”
E andiamo avanti, sempre all’insegna di ciò che è talmente vero e talmente semplice da dimenticarlo spesso…
“Noi siamo quello che proviamo e percepiamo.
Se ci arrabbiamo, siamo la rabbia. Se amiamo, siamo l’amore. Se contempliamo la cima di un monte ricoperto di neve, siamo la montagna.
Possiamo essere ciò che vogliamo.”
Ora cambiamo leggermente registro, parlando di meditazione, di fuga dalla realtà e di consapevolezza.
“A volte possiamo usare la meditazione per nasconderci a noi stessi e alla vita, come un coniglio che si rimpiatta nella tana.
Così facendo, forse riusciremmo a eludere i nostri problemi per un po’, ma una volta fuori dalla tana saremmo costretti ad affrontarli.
Ad esempio, q uando ci si dedica alla pratica con molto impegno, il fatto di consumare tutte le energie distogliendole dalle difficoltà che ci assillano può darci un qualche sollievo. Ma non appena recuperiamo le forse, i nostri problemi ricompaiono.
Dobbiamo praticare la meditazione con dolcezza, ma con assiduità, lungo tutto l’arco della giornata, approfittando di ogni occasione e circostanza per esplorare la vera natura della vita, ivi compresi i nostri problemi quotidiani. Questo modo di praticare ci mette in profonda comunione con la vita.”
E ancora sulla presenza e sullo stato meditativo… ora andiamo a lavare i piatti.
“Secondo me, l’idea che lavare i piatti sia sgradevole può venire solo quando non li stiamo lavando. Una volta davanti al lavandino, con le maniche rimboccate e le mani nell’acqua calda, non è affatto sgradevole.
Mi piace dedicarmi con calma a ogni piatto, pienamente consapevole del piatto, dell’acqua e di ogni movimento delle mani. So che se mi sbrigo per finire prima, l’esperienza di lavare i piatti sarà sgradevole e indegna di essere vissuta. E sarebbe un peccto, perchè ogni minuto, ogni secondo di vita è un miracolo.
Anche i piatti e il fatto di essere qui a lavarli è un miracolo!
Se non so lavare i piatti con gioia, se cerco di finire il prima possibile per andare a mangiare il dolce, sarò altrettanto incapace di gustarlo. Con la forchetta in mano, penserò a cosa fare dopo, e la sua consistenza e il suo sapore, nonché il piacere di mangiarlo, andranno perduti. Sarò sempre risucchiato dal futuro, e il presente continuerà a sfuggirmi.
Sotto il sole della consapevolezza, ogni pensiero e ogni gesto diventano sacri.”
Chiudo l’articolo, che tuttavia avrebbe potuto essere molto più corposo per via di tutti gli spunti di valore inclusi in La pace è ogni passo, con una citazione più lunga, metafora della vita dell’uomo e del suo percorso di risveglio.
“C’era una volta un bel fiume che scorreva tra le colline, boschi e praterie.
All’inizio era un gaio ruscelletto, uno zampillo giocoso e canterino che scaturiva rapido dalla cima del monte. Allora era giovane, ma quando scese in pianura rallentò. Pensava al momento in cui sarebbe arrivato all’oceano. Col tempo, crescendo, imparò a farsi bello, serpeggiando con grazie fra colline e praterie.
Un giorno si guardò e vide riflesse dentro di sé le nuvole. Nuvole di ogni forma e colore. Per giorni non fece altro che rincorrerle. Voleva una nuvola tutta sua, per tenerla sempre con sé. Ma le nuvole passano nel cielo senza fermarsi mai e cambiano forma continuamente. A volte sembrano un cappotto, a volte un cavallo. L’impermanenza connaturata alle nuvole faceva soffrire molto il fiume. Il piacere e la gioia che provava a rincorrerle si dileguardono, e non vi fu altro che disperazione, rabbia e odio.
Poi, un giorno, un vento impetuoso spazzò via tutte le nuvole. Il cielo restò completamente vuoto. Il fiume pensò che non valesse più la pena di vivere, dal momento che non c’erano nuvole da inseguire. Era pronto a morire: “Senza nuvole, che senso ha la vita?”. Ma un fiume non può di certo suicidarsi.
Quella notte, il fiume conobbe un attimo di raccoglimento per la prima volta. Era stato così occupato a inseguire qualcosa di esterno che non aveva mai avuto il tempo di guardarsi. Quella notte fu la sua prima occasione di ascoltare il rumore dell’acqua che batteva contro le sponde. Prestando ascolto alla sua voce, fece una scoperta importante.
Capì che quello che aveva tanto cercato era già dentro di sé. Scoprì che le nuvole non sono altro che acqua. Che nascono dall’acqua e all’acqua fanno ritorno. E scoprì di essere acqua anche lui.
Il mattino seguente, al sorgere del sole, fece una bella scoperta. Vide per la prima volta il cielo azzurro. Non lo aveva mai notato. Interessato com’era alle nuvole, non aveva mai fatto caso al cielo, la casa di tutte le nuvole. Le nuvole sono impermalenti, ma il cielo è perenne. Allora capì che quel cielo immenso dimorava nel suo cuore da sempre.
Questa straordinaria intuizione gli donò pace e felicità. Guardando la distesa di quello splendido cielo, seppe che pace e serenità non l’avrebbero mai più abbandonato.
Nel pomeriggio le nuvole tornarono, ma ora non gli importava più di possederle. Poteva ammirare la bellezza di ciascuna, e dare il benvenuto a tutte. Quando arrivava una nuvola, la salutava con premurosa gentilezza; quando voleva andarsene, con la stessa gentilezza le diceva allegramente arrivederci.
Capì di essere tutte le nuvole; non doveva scegliere fra se stesso e loro.”
Bene, e con La pace è ogni passo del monaco zen Thich Nhat Hanh è tutto.
A presto e buone cose (pacifiche) a tutti.
Fosco Del Nero
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