Titolo: La promessa dell’immortalità (The promise of immortality: the true teaching of the Bible and the Bhagavad Gita).
Autore: Swami Kriyananda.
Argomenti: religione, spiritualità.
Editore: Ananda Edizioni.
Anno: 2001.
Voto: 8.
Approfondimento: qui.
Dove lo trovi: Macrolibrarsi, Giardino dei libri, Amazon.
La promessa dell’immortalità è il quinto prodotto che recensisco di Swami Kriyananda, il più famoso allievo di Paramhansa Yogananda (che invece per ora è fermo a quota tre, tra cui l’immortale classico della spiritualità Autobiografia di uno yogi).
Precisamente, il quinto dopo i libriPerché non adesso? e L’intelligenza intuitiva, e i cd Io amo meditare e Music to awaken superconsciousness.
Tuttavia, La promessa dell’immortalità ha un’impronta decisamente diversa rispetto ai due libriccini che lo hanno preceduto, piuttosto agili e sintetici, proponendosi invece come tomo di sintesi tra la Bibbia e la Bhagavad Gita, testo sacro indiano contenuto nel grande poema epico-religioso Mahabharata.
Della Bibbia, peraltro, Swami Kriyananda prende in considerazione quasi esclusivamente il Nuovo Testamento, sarebbe a dire l’insegnamento di Gesù, a cui è “contrapposto” l’insegnamento di Krishna.
Contrapposto tra virgolette, visto che lo yogi non evidenza differenze e contrapposizioni, ma al contrario sottolinea la sostanziale identità di vedute.
Tra l’altro, dire Bibbia e dire Gesù per quanto mi riguarda sono due cose molto diverse, visto che riconduco la seconda parola a uno dei più grandi maestri spirituali di tutti i tempi (non dico il più grande perché non ha senso fare classifiche… e perché non conosco tutta la storia dell’umanità, presumibilmente lunga centinaia di migliaia di anni), e la prima a un periodo storico-religioso-mitologico molto controverso, che di mio associo più alle traduzioni e agli studi dei vari Biglino, Russo e Sitchin (e a cui dunque attribuisco ben poca valenza divina).
Ma non cambiamo argomento: La promessa dell’immortalità è un libro che parte con le calde referenze di autori come Neale Donald Walsch, Daniel Meurois-Givaudan, Ervin Lazslo, Paola Giovetti, e tanti altri personaggi importanti, e da cui è dunque lecito attendersi qualcosa di altrettanto importante, in accordo anche al suo sottotitolo “Il vero insegnamento della Bibbia e della Baghavad Gita”.
Il libro è diviso in quattro parti, tutte sostanziose sia per numero di pagine sia per concetti e spunti: Il Cristo eterno, Gli strumenti del riconoscimento, Figlio dell’uomo o figlio di Dio?, L’ascesa dell’anima.
Il risultato finale sono circa 400 pagine veramente dense, pur se leggere nella forma espositiva, colme di saggezza, se non proprio di illuminazione spirituale, che vale certamente la pena leggere e rileggere.
Swami Kriyananda ci mostra come anche Gesù, oltre che altri maestri spirituali, ci ha detto a chiare lettere che abbiamo noi stessi una natura divina, che ci possiamo connettere ad essa al’interno di noi senza intermediari esterni, e che non contano i nomi delle religioni o delle nazioni o delle persone, ma solo il cammino verso l’essenza divina.
Ciò, naturalmente, farebbe crollare tutto d’un tratto ogni contrasto tra religioni, nazioni, etc, ed è proprio quello che ci si auspica che succeda e che prima o poi dovrebbe accadere.
La morale di fondo è una ed è semplice: non ha senso suddividere l’umanità in cristiani e induisti, musulmani ed ebrei o quant’altro, mentre l’unica cosa che ha senso è percorrere il cammino verso l’illuminazione e il risveglio dello spirito cristico che è in ognuno di noi.
In conclusione, consiglio senza indugio la lettura de La promessa dell’immortalità di Swami Kriyananda, che io stesso certamente rileggerò in futuro.
Fosco Del Nero
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