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La realtà dell’essere – Jeanne de Salzmann (approfondimento)

20 Dic 2021 | Esistenza, Quarta via

Product by:
Jeanne de Salzmann

Reviewed by:
Rating:
5
On 20 Dicembre 2021
Last modified:22 Settembre 2022

Summary:

L’approfondimento de La realtà dell'essere, libro di Jeanne de Salzmann, rischia di essere lunghissimo, data la mole di citazioni importanti che il testo in questione offre...

La realtà dell'essere - Jeanne de Salzmann (approfondimento)Titolo: La realtà dell’essere (The reality of being).
Autore: Jeanne de Salzmann.
Argomenti: quarta via, esistenza.
Editore: Astrolabio Ubaldini Editore.
Anno: 1950 ca.
Voto: 8.
Recensione: qui.
Dove lo trovi: MacrolibrarsiGiardino dei libri, Amazon.

 

L’approfondimento de La realtà dell’essere, libro di Jeanne de Salzmann, rischia di essere lunghissimo, data la mole di citazioni importanti che il testo in questione offre.
Cercherò di non risultare eccessivo, e a tal scopo limiterò i miei soliti commenti a una sorta di titolo che precederà le varie citazioni.

Coscienza 1.
“Possiamo diventare coscienti? È tutta una questione di energie e della relazione tra di esse: ogni energia è sempre controllata da un’altra più sottile e più attiva, più animata, come un magnete. L’energia di cui facciamo uso per le nostre funzioni (pensieri, emozioni, sensazioni) è passiva e inerte. Spesa in movimento verso l’esterno, questa energia è sufficiente, come qualità, per la nostra vita di animali superiori, ma non è abbastanza sottile per un atto interiore di percezione, di coscienza.
Tuttavia, abbiamo un certo potere di attenzione, almeno in superficie, una certa capacità di concentrare l’attenzione in una direzione desiderata e mantenervela. Anche se è fragile, questo seme o germoglio di attenzione è la coscienza che emerge dal profondo: perché cresca, dobbiamo imparare a concentrarci, a sviluppare questa capacità indispensabile per preparare il terreno.”

Coscienza 2.
“Il lavoro di essere presenti va nella direzione della coscienza, cioè un tipo speciale di percezione di sé indipendente dall’attività della mente intellettuale: chi siamo, dove siamo, cosa sappiamo e cosa non sappiamo.
Nel momento della coscienza c’è l’impressione immediata di una percezione diretta. È abbastanza diverso da ciò che normalmente chiamiamo “coscienza”, che opera più come una riflessione che accompagna fedelmente ciò che sperimento e gli dà una rappresentazione nella mia mente.”

Coscienza 3.
“Chi è presente? Chi guarda? E cosa guarda?
Il problema è tutto qui.
Per osservare noi stessi abbiamo bisogno di un’attenzione diversa da quella ordinaria. Ci impegniamo nello sforzo di essere vigili, per osservare: la lotta del guardiano. Cerchiamo di avere in noi un guardiano stabile. Colui che guarda è colui che è presente.
Solo il guardiano è attivo, il resto di me è passivo. Il guardiano deve registrare un’impressione dello stato interno e al tempo stesso cercare di vedere tutto contemporaneamente e avere un senso dell’insieme.
Dobbiamo imparare a distinguere tra l’io reale, che non si vede mai, e la personalità, che prende il sopravvento e crede di essere la sola a esistere.”

Sforzo 1.
“Quel che è difficile comprendere è che senza uno sforzo cosciente nulla è possibile.
Lo sforzo cosciente è collegato alla natura superiore. La mia natura inferiore, da sola, non può portarmi alla coscienza. È cieca. Ma quando mi sveglio e sento che appartengo a un mondo superiore, ciò fa parte solo di uno sforzo cosciente. Divento realmente cosciente solo quando mi apro a tutte le mie possibilità, superiori e inferiori.
Solo lo sforzo cosciente ha valore.”

Sforzo 2.
“Tutto ciò che desidero ha un prezzo da pagare.
Non otteniamo mai più di quanto abbandoniamo: quel che riceviamo è proporzionale a quel che sacrifichiamo.”

Giudizio.
“Quando e ovunque compare, il giudizio ci mostra che il nostro “io” ordinario è continuamente coinvolto.
Non c’è un solo momento nella giornata in cui smettiamo di giudicare, neanche quando siamo soli.
Questo ci tiene prigionieri in una feroce schiavitù, siamo schiavi di quello che crediamo di sapere e di quello che crediamo di essere.”

Automatismo.
“Il mio automatismo è una prigione. Finché credo di essere libero non ne uscirò. Per fare lo sforzo necessario devo comprendere che sono prigioniero. Devo vedere il mio essere macchina, conoscermi in quanto macchina, essere qui mentre funziono come una macchina.
Il mio scopo è fare esperienza del mio essere meccanico e non dimenticarlo mai.”

Lotta 1.
“Se capissi che la mia sola possibilità di essere presente è nella lotta, non cercherei di situarmi al di fuori di essa o di evitarla ritirandomi e sfuggendo all’identificazione. Vedere la mia identificazione mi metterebbe in connessione con la lotta.
In questa lotta, tutto sta nell’attenzione. Un solo momento di disattenzione e tutto è perduto.”

Lotta 2.
“Dobbiamo trovare un ordine interiore, una forma interiore.
A questo scopo bisogna avere un certo controllo sulla postura corporea.
In un corpo la cui forma sia controllata, si può stabilire una forma interiore.”

Lotta 3.
“Se riesco a vedere che il senso della vita è qui, solo qui, ho una direzione costante per il mio sforzo, lo sforzo di essere un individuo responsabile.
Tutto il resto è nel mondo dei sogni.”

Visione e vigilanza 1.
“La domanda non è cosa fare ma come vedere.
Vedere è la cosa più importante.”

Visione e vigilanza 2.
“Il nostro lavoro consiste nell’essere vigili.
La visione di ciò che avviene in noi è la cosa più importante.”

Visione e vigilanza 3.
“Più affronto la realtà, più la guardo in faccia, più l’emozione viene purificata.”

Direzioni.
“Non possiamo stare senza una relazione: obbediamo sempre a una relazione. O siamo in relazione con qualcosa di più alto o siamo attratti da ciò che è in basso.
È una lotta di forze.”

Stato di presenza.
“La più alta forma di intelligenza è la meditazione, un’intensa vigilanza che libera la mente dalle sue proprie reazioni; solo questo, senza alcun intervento della volontà, produce uno stato di tranquillità.
Ciò richiede un’energia straordinaria, che può comparire solo quando in noi c’è un conflitto, quando gli ideali, le credenze, la speranza e la paura sono del tutto scomparsi.
In questo stato di vigilanza non faccio nulla, ma sono presente.”

Abbiamo dunque terminato l’articolo di approfondimento de La realtà dell’essere di Jeanne de Salzmann.
Alla prossima occasione.

Fosco Del Nero

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