Titolo: La tua voce può cambiarti la vita.
Autore: Ciro Imparato.
Argomenti: crescita personale, comunicazione.
Editore: Sperling Paperbeck.
Anno: 2008.
Voto: 6.5.
Recensione: qui.
Dove lo trovi: Macrolibrarsi, Giardino dei libri, Amazon.
Bentrovati a questo nuovo articolo di approfondimento, dedicato al libro La tua voce può cambiarti la vita, di Ciro Imparato.
Va da sé che non si tratta di un testo di crescita personale, intesa come fattore evolutivo-spirituale, ma di un libro comunque destinato al miglioramento di sé, anche perché Ciro Imparato, che peraltro è purtroppo scomparso di recente, alla sua competenza professionale aggiunge anche i suoi trascorsi nell’ambito della crescita personale, avendo partecipato come doppiatore a prodotti dei vari Wayne Dyer, Roy Martina, Deepak Chopra, etc.
Questo approfondimento sarà dunque dedicato proprio a spunti di questo tipo, e non alle questioni vocali, che ciascuno, se vorrà, si approfondirà per conto suo.
Il punto di partenza di Ciro Imparato e del suo stile comunicativo è semplice e bello. Eccolo:
“Il punto di partenza è il fatto che dovete imparare a parlare con amore. È questo il segreto: parlare con amore.
Quando riuscirete a far emergere senza paura l’amore che avete dentro di voi e allo stesso tempo riuscirete a cogliere l’amore che c’è negli altri, non ci sarà più essere umano in grado di resistervi. Dentro ognuno di noi c’è dell’amore e c’è la capacità di evocarlo negli altri.”
Tale primo spunto trova presto il bis.
“Per ottenere risultati con la comunicazione occorre trasmettere messaggi positivi, che diffondano felicità. Per trasmettere felicità vera, senza finzioni, occorre essere felici sul serio. Quindi imparare a comunicare meglio non solo ci fa ottenere risultati migliori, ma migliora la nostra percezione dell’esistenza.
Come si fa ad essere felici?
È facile: per essere felici occorre decidere di non essere tristi.
Il più grande paradosso che ho notato nella quasi totalità delle persone è il fatto che siamo abituati a confondere causa ed effetto: tutti subordiniamo la nostra felicità all’accadere di una certa circostanza (sarò felice se quella persona mi amerà, se otterrò un aumento, se mio figlio, eccetera). Ciò è paradossale, perché tutte le condizioni che ho citato, per verificarsi, necessitano di una certa dose di felicità da parte nostra. Dobbiamo trasmettere benessere se vogliamo essere amati, dobbiamo essere positivi se vogliamo un aumento, dobbiamo saper generare serenità se la vogliamo nei nostri figli.
E questo è anche il motivo per cui la maggioranza delle persone è infelice. Subordinando la nostra felicità ad un certo avvenimento, faremo in modo che questo non accada mai.”
Arriva presto anche il tris, sempre sul tema dare ciò che si vorrebbe ricevere.
“Se desidero essere amato occorre che io ispiri amore.
Tuttavia, nella maggioranza dei casi, chi vuole essere amato, per paura di non esserlo, piange, si dispera, si sottomette, diventa aggressivo. Quindi, con il suo comportamento, allontana ciò che desidera. E questo è anche il motivo per il quale non sa come uscirne: “Se ti amo, ti telefono, ti scrivo messaggi, insomma, se tutta la mia felicità dipende da te e nonostante questo tu non mi ami, che speranze ho?”.
La speranza è nell’inversione della tendenza: non è ottenendo amore che si diventa felici, ma viceversa è con la nostra felicità che otteniamo amore.”
Il principio “dare per ricevere” trova poi ulteriori riscontri, con tanto di esempi pratici.
“Prendiamo un uomo timido di trentacinque anni che, pur sapendo di possedere buone doti di intelligenza e capacità, sente di non essere arrivato nella vita al posto che meritava. Sarà propenso a pensare che gli altri lo sottovalutano e che chi lo circonda non è ben disposto nei suoi riguardi.
Pensate che costui sarà portato a sorridere quando incontra uno sconosciuto?
Probabilmente no: incontrando una persona nuova comincerà a studiarne i movimenti, si porrà nei suoi riguardi in maniera guardinga e diffidente.
E quale sarà il risultato del suo comportamento?
Anche l’altro, con ogni probabilità, gli restituirà la diffidenza.
Quindi, più una persona nutre sospetti verso il prossimo, più indurrà il prossimo a comportarsi sospettosamente nei suoi riguardi.
Una situazione simile sembra senza via d’uscita. Eppure, cambiarla è molto semplice: basta comportarsi con gli altri in maniera tale da indurre in loro il comportamento che noi vorremmo nei nostri riguardi. Lo diceva anche Gesù: ‘Fai agli altri ciò che vorresti venisse fatto a te’.”
E poi arriva la formulazione più sintetica e generale.
“Per indurre un cambiamento negli altri, occorre innanzitutto indurre un cambiamento in noi stessi.”
Detto ciò, arriva non dico una ricetta generale, ma quantomeno una descrizione generale di come funzionano le cose e di cose ci si avvicina alla felicità.
“Per essere felici, occorre smettere di lamentarsi.
Gli aspetti positivi o negativi di una questione esistono entrambi: se ci sintonizziamo su RDP, la Radio del Positivo, ogni esperienza diventerà più bella, e soprattutto RDN; la Radio del Negativo, scomparirà.
Cosa ci guadagno a sintonizzarmi sulla Radio del Positivo? Salute, gioia, emozioni e una comunicazione entusiasmante con tutti.”
Niente negatività e lamentela, dunque, col concetto che è ribadito con maggior forza e precisione nella citazione che segue, che poi è anche l’ultima che propongo in questa sede.
“La conseguenza più perniciosa del lamento è l’impossibilità di provare al contempo anche pensieri felici e, di conseguenza, vivere una vita appagante.
Ci lamentiamo perché non siamo felici, non rendendoci conto che è proprio la nostra attitudine al lamento a crearci un “abito mentale” di infelicità.
Se diciamo che la colpa è degli altri, proveremo:
– un senso di deresponsabilizzazione (Non è colpa mia),
– un senso di autocommiserazione (Povero me, chi mi aiuta?),
– un senso di odio verso i colpevoli (Hanno rovinato la mia vita!).
Chi si sente un fallito giustifica la sua impotenza dando la colpa agli altri, e questo gli consente di continuare a non fare nulla.
Il lamento non è una protesta verso un’ingiustizia oggettiva, ma un’abitudine mentale di cibarci di pensieri negativi.
Il lamento è il tarlo dell’umanità.”
Insomma, non male per un testo in teoria dedicato solamente alla voce e alla comunicazione, il quale avrebbe potuto facilmente scivolare verso vendita o persino verso convincimento e manipolazione.
La tua voce può cambiarti la vita di Ciro Imparato mi è quindi piaciuto… pur non essendo intenzionato a diventare un professionista della voce o a praticare il metodo descritto nel libro (ma mai dire mai).
Fosco Del Nero
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