Titolo: Le regole dello specchio – Le mele cadono in cielo.
Autore: Vadim Zeland.
Argomenti: esistenza, crescita personale
Editore: Macro Edizioni.
Anno: 2005.
Voto: 8.
Recensione: qui.
Dove lo trovi: Macrolibrarsi, Giardino dei libri, Amazon.
Dopo la recensione, ecco che arriva, puntuale come un orologio svizzero, l’articolo di approfondimento.
Stavolta sotto i riflettori c’è Le mele cadono in cielo, di Vadim Zeland, il secondo libro del cofanetto Le regole dello specchio.
Partiamo con un brano sulla natura della realtà e dello spazio delle varianti.
“La realtà si manifesta in due forme: quella fisica, che si può toccare con mano, e quella metafisica, che si estende oltre i limiti della percezione. Entrambe le forme esistono contemporaneamente, compenetrandosi e integrandosi. Il dualismo si manifesta coma una proprietà integrante del nostro mondo. Molte cose hanno il loro opposto.
Immaginate di trovarvi davanti a un specchio: in questa situazione agite in qualità di oggetti fisici realmente esistenti. Il vostro riflesso, però, non avendo una sostanza materiale, risulta immaginario, metafisico, ma al contempo reale tanto quanto l’immagine stessa.
Ci si può immaginare il mondo intero come un gigantesco specchio duale dove da una parte si estende l’Universo fisico e dall’altra si propaga lo spazio metafisico delle varianti. A differenza di quanto succede con uno specchio normale, il mondo materiale si manifesta coma un riflesso, di cui l’immagine è prodotta dall’intenzione e dai pensieri di Dio, nonché di tutti gli esseri viventi, sue incarnazioni.
Lo spazio delle varianti è una sorta di matrice, di modello che ospita al contempo le operazioni di ‘taglio e cucito’ e le ‘sfilate di moda’, cioè il movimento di tutta la materia. Questo spazio conserva tutte le informazioni sugli eventi che devono prodursi nel mondo materiale e sui modi della loro realizzazione. Il numero delle diverse possibilità potenziali è infinito. La variante è un settore dello spazio che contiene gli scenari e le decorazioni, ovverosia la traiettoria e la forma di movimento della materia. In altri termini, il settore definisce cosa deve avvenire in un determinato momento e come ciò deve avvenire.
In questo modo lo specchio divide il mondo in due metà: una metà effettiva e un’altra immaginaria. Tutto ciò che ha acquisito una forma materiale si trova nella metà ‘reale’ e si sviluppa in conformità alle leggi della natura.”
Data questa premessa ecco che l’uomo di solito reagisce cercando di modificare il riflesso dello specchio, ossia il mondo materiale.
“L’ordinaria ragione umana cerca invano di influire sul riflesso nello specchio, mentre invece si dovrebbe cambiare l’immagine stessa. L’immagine è la direzione e il carattere dei pensieri dell’uomo. Tutto il problema sta nel fatto che gli uomini all’inizio guardano lo specchio e solo dopo esprimono il proprio rapporto verso quello che hanno visto. Così facendo essi, liberamente o meno, dichiarano un’intenzione, cosa che aggrava ulteriormente la realtà. La tendenza al negativismo genera sempre più aspetti negativi nello specchio. Lo strato individuale del mondo si colora di tinte oscure e si riempie di eventi poco piacevoli per il suo portatore. Quando una persona cade in depressione, nello specchio le nuvole si addensano sempre di più.
[…] L’uomo è legato allo specchio con i fili dell’importanza, perché tutto quello che succede lì è , in fin dei conti, la sua vita ed essa ha ovviamente una grande importanza. Quello che egli vede nello specchio può piacergli o meno, ma comunque sia i suoi pensieri, per contenuto, coincidono con il riflesso e perciò stesso rafforzano maggiormente la situazione esistente.
L’uomo si trova in piena dipendenza dalla realtà che lo circonda, tanto quanto l’immagine si trova in balia del riflesso.
[…] Di fatto è un’illusione, una finzione che si può smascherare facilmente, a volerlo. Il fatto è che tutti noi, inconsapevolmente, giriamo attorno a un circolo vizioso: osserviamo la realtà, esprimiamo il nostro rapporto rispetto ad essa, e lo specchio fissa il contenuto di questo rapporto nella realtà.
Per trasformare la realtà bisogna uscire da questo circolo.”
Ecco invece come dovrebbe comportarsi per ottenere nella vita ciò che desidera.
“È tutto molto semplice. Bisogna cambiare il rapporto e trasformarlo da negativo a positivo. Occorre fare un bell’inventario dei pensieri e togliere da lì tutte le negazioni: non soddisfazione, non desiderio, non accettazione, non approvazione, odio, mancanza di fiducia nel successo. Bisogna prendere tutta questa immondizia, metterla in un sacchetto e gettarla nella spazzatura. I vostri pensieri dovranno essere orientati solo su quello che volete e che vi piace fare. Soltanto allora lo specchio renderà un riflesso solo positivo.
È necessario capire che questa nuova realtà favorevole non verrà formata subito. Servono pazienza e consapevolezza. Ora, però, non è come prima: voi non reagite ai fattori della realtà circostante ma prendete il comando di voi stessi e inviate intenzionalmente al mondo i vostri pensieri-forma.
Malgrado l’apparente riflesso negativo, sforzatevi di esprimere un rapporto positivo. Certo, la situazione è, diciamo, insolita, del resto cos’è meglio: trovarsi in balia delle circostanze come la gente normale o disporre del proprio destino a proprio piacimento?”
O, per dirla con altri termini, e con una similitudine assai semplice…
“Se un uomo è convinto che in questo mondo tutto il meglio sia già stato venduto, finirà davvero per trovarsi di fronte solo a ripiani vuoti; se pensa che per avere una buona merce debba fare una lunga fila e pagare caro, avverrà così sicuramente; se le sue aspettative sono pessimistiche e intrise di dubbi, esse si giustificheranno immancabilmente; se si aspetta i scontrarsi con un ambiente ostile, i suoi presentimenti si realizzeranno senz’altro. D’altra parte, però, gli basterà solo farsi pervadere dal pensiero innocente che il mondo gli ha messo da parte tutto il meglio che c’è, per constatare che anche questa posizione funziona.”
Questo atteggiamento di fondo, però, bisogna tenerlo fisso, senza “tornare indietro”.
“Con la mia intenzione scelgo i colori per la mia realtà; indipendentemente dalle circostanze, mi posiziono su alte note e faccio tutto ciò consapevolmente, non reagisco più primitivamente ai fattori irritanti. Occorre farsi quest’abitudine.
[…] D’altra parte, tenetevi pronti al fatto che per un po’ di tempo nello strato del vostro mondo non si noteranno cambiamenti di sorta o addirittura si produrranno eventi spiacevoli. Tenetelo presente ma non scoraggiatevi: si tratta di disagi temporanei, dovuti al ‘trasloco’ a un nuovo livello di rapporti con la realtà. Sapete, infatti, che lo specchio risponde con un certo ritardo. Quali che siano le circostanze, bisogna continuare a seguire la propria linea e sopportare con pazienza e tranquillità la pausa transitoria, durate la quale non succede niente. Ci si deve comportare come nella favola, dove si dice: ‘Se ti giri a guardare diventi di pietra’. Anche se nello specchio sta succedendo un caos infernale, io so che non c’è niente da temere: prima o poi in esso si rifletterà proprio quell’immagine che io sto creando nei miei pensieri. Se non cederò alla tentazione di voltarmi e rimarrò fermo sulle mie posizioni, nello specchio si formerà la mia realtà. Andrà tutto come dico io.”
Adesso segue un dialogo inventato tra la ragione umana e il mondo-specchio, che oltre che far ridere dà veramente bene l’idea di cosa intende Vadim Zeland col fatto che il mondo è uno specchio… e che peraltro è il principio di fondo della legge di attrazione che in molti hanno travisato.
“- Voglio un giocattolo!
– Ma certo, tesoro, lo vuoi.
– Ma tu me l’avevi promesso!
– Beh, sì. Tu me l’hai chiesto e io ti ho detto che avrai il tuo giocattolo. Mi sembrava che eri pienamente soddisfatta di sapere che avrai il tuo giocattolo.
– Non hai capito niente! Voglio il mio giocatolo ora, in questo stesso momento!
– Non è vero, ho capito benissimo: lo vuoi ora.
– Beh, e allora dov’è il mio giocattolo?
– Davvero, dov’è?
– A quanto pare uno di noi due è un idiota.
– Sicuramente, non c’è dubbio.
– Dannazione! Mi ero dimenticato che sei solo uno stupido specchio. Com’è che devo lavorare con te? Ah, ecco, ora mi ricordo. Allora: tu mi dai il mio giocattolo.
– Ma certo, va bene, mia cara.
– Bene. Allora andiamo a prenderlo?
– Certo, tesoro, vieni qui da me in braccio.
Ed ecco che la ragione e il mondo si mettono in cammino verso il tanto desiderato regalo. Ora basta avere un po’ di pazienza e dedicare il tempo ai festosi preparativi: l’anima canta contenta e la ragione si frega le mani dalla soddisfazione. Perché non essere soddisfatti? Stanno pur andando, lei e il suo mondo, a prendersi il giocattolo! Il transurfer deve capire bene una cosa: la scelta che ha fatto si trasforma in legge immutabile, che verrà inevitabilmente eseguita. E a questo scopo basta fare solo una cosa: fissare l’attenzione sull’obiettivo finale.”
Riportata una similitudine, riportiamo ora un esempio.
“Facciamo un esempio. Vi trovate di fronte a un problema e, al bivio, solo voi potete decidere se dichiararlo una situazione difficile o semplice. La tendenza alla negatività e la stanchezza indotta da uno quotidiano pesante vi costringono a piegarvi sotto il peso del problema e a constatare tristemente: ‘Che situazione pensate! È una cosa troppo difficile da risolvere’.
E il mondo è lì pronto a concordare: ‘Come vuoi, mio tesoro’.
Il mondo concorda sempre.
E se è così, allora agite diversamente. Ditevi: ‘Qui tutto si risolve con poco’. Definite questo problema ‘una cosa semplice da risolvere’, pur controvoglia. Che sia pure un postulato. Del resto, ogni problema, in sostanza, diviene difficile in forza di un piccolo dettaglio: le circostanze che lo accompagnano. Ebbene, questo dettaglio viene definito dal vostro rapporto con il problema. E il mondo di nuovo sarà d’accordo con tutto. Indipendentemente da ciò che sta accadendo.
Sta andando tutto a rotoli?
‘Ma no! – direte voi – Sta andando tutto a meraviglia!’
E con facce da autentici idioti, come potreste sembrare a un uomo ‘di buonsenso’, vi fregherete le mani dalla soddisfazione (‘che meraviglia’), o le batterete per la gioia o farete i salti.
E di lì a breve scoprirete che effettivamente la circostanza che vi sembrava sfortunata in realtà giocava a vostro favore. Questa proprietà dello specchio agisce sempre in modo inaspettato e la cosa incredibile è che ad essa non ci si può abituare. Ogni volta che la sconfitta comincia a trasformarsi in vittoria sotto i vostri occhi, proverete un entusiasmo incomparabile.”
Bello questo esempio, vero? E che bella la frase di conclusione…
Chiudiamo l’articolo, già lungo, con un appunto di Zeland relativamente alle tecniche, del Transurfing o in generale.
“Potete usare alcune tecniche o sceglierne solo una. Il criterio di scelta è semplice: dev’essere preferibile quella tecnica che vi piace di più e che, secondo voi, vi riesce meglio.
Praticando le tecniche, fate attenzione a non esagerare, né in impegno, né in negligenza. Alcuni sistemi consigliano di praticare la visualizzazione energicamente e con passione, altri prevedono la formulazione del pensiero e la sua successiva dispersione in volo libero, senza il minimo accenno ad esso per non ostacolare la realizzazione dell’ordine. Capirete da soli che l’ideale è il giusto mezzo. E per non rompervi la testa alla ricerca del giusto mezzo, prendete come regola questo principio: è giusto così come vi riesce.”
Un principio di fondo di grande buonsenso, devo dire…
Bene, ho finito con Le mele cadono in cielo di Vadim Zeland.
A presto e tante belle cose a tutti.
Fosco Del Nero
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