Titolo: Le storie di Maui.
Autore: Alberto il Grande.
Argomenti: crescita personale, racconti, esistenza, sciamanesimo kahuna.
Editore: L’Età dell’Acquario.
Anno: 2017.
Voto: 7.5.
Recensione: qui.
Dove lo trovi: Macrolibrarsi, Giardino dei libri, Amazon.
Le storie di Maui è uno di quei testi che mi mettono in imbarazzo (si fa per dire) nella scelta delle citazioni da proporre egli articoli di approfondimento, poiché ne hanno molte belle e dunque la scelta è ardua. In questo caso, inoltre, contenendo il testo delle storielle, che son brevi come storie ma sono lunghe come citazioni per articoli su internet, la selezione è ancor più dura perché per motivi di lunghezza potrò proporre solo pochi brani.
Come sempre in questi casi, ne scelgo qualcuna secondo mio gusto, e le persone interessate si leggeranno per proprio conto l’intero libro scritto da Rodolfo Carone, Giovanna Garbuio e Francesca Tuzzi.
Il primo brano parla di preghiera e di due modi molto differenti di pregare.
“Tanto tempo fa, in Polinesia, molto prima del capitano Cook, Maui stava pregando incessantemente, ballando con una sua amica. Maui dal primo passo di danza era sempre stato gioioso e sorridente, mentre l’altra ballerina era corrucciata.
Appena finirono la loro lunga danza di preghiera l’amica domandò a Maui: “Ma com’è possibile che io viva sempre nell’angoscia e tu costantemente nella gioia, se entrambi preghiamo nello stesso modo e per lo stesso tempo?”.
Maui, sorridendo, rispose: “Perché tu preghi sempre per chiedere, mentre io prego solo per ringraziare”.”
Il secondo brano, invece, ci parla, seppur in modo rapido, di presenza e di consapevolezza di ciò che siamo.
“Tanto tempo fa, in Polinesia, molto prima del capitano Cook, i numerosi fratelli di Maui tormentavano il loro fratello maggior affinché svelasse loro il segreto per essere invincibili in tutte le proprie avventure, esattamente come lui. Maui rispondeva sempre a tutti che si trattava di qualcosa di molto semplice: bastava essere consapevoli di chi si è ed esserlo costantemente, momento per momento.
E noi sappiamo che questo è vero perché ancora oggi ogni essere umano può istantaneamente porre fine a tutti i suoi problemi rendendosi conto che la vita è un sogno e che tutti noi stiamo giocando un gioco di ruolo.”
La terza citazione mostra un po’ dell’umorismo di cui i racconti inclusi ne Le storie di Maui sono ricchi. Con tale umorismo, esso sottolinea che a portare il cambiamento nel mondo non sono le parole, ma ciò che si è realizzato per primi dentro di sé.
“Tanto tempo fa, in Polinesia, molto prima del capitano Cook, una mamma portò suo figlio Hiapo da Mai. Era preoccupatissima, perché il bambino mangiava troppe banane. Lei aveva scoperto che le banane non facevano bene al bimbo,che infatti quando le mangiava finiva per avere problemi all’intestino e violenti sfoghi sulla pelle. Ma a lui piacevano talmente tanto da non riuscire a fermarsi. La madre sapeva, tuttavia, che il bambino, come tutti i bambini, amava Maui, considerandolo un vero e proprio eroe. Speranzosa nell’influenza che questi avrebbe potuto avere sul figlio, chiese al semidio di parlare con il bimbo, pregandolo di non mangiare più banane.
Maui accettò il compito di buon grado: era sempre pronto ad aiutare i bambini, che dopotutto sono il futuro del pianeta.
Rivolgendosi alla donna, disse: “Dammi solo una settimana di tempo e poi portami tuo figlio”.
La donna lo ringraziò e se ne andò, immaginandosi che il grande eroe avesse in serbo chissà quale cerimonia o magia da preparare nell’arco di tempo richiesto.
Passata una settimana, la donna, puntuale, tornò con il pargolo. A quel punto, Maui guardò il bambino negli occhi e disse solennemente: “Hiapo, io ti chiedo di non mangiare più le banane!”.
Il bambino sorrise e fu felice di acconsentire alla richiesta di Maui, il suo eroe. Da quel giorno non mangiò più banane.
La mamma però rimase molto stupita dell’accaduto e, quando Hiapo scappò a giocare, chiese a Maui: “Perdonami, ma perché mi hai fatto attendere una settimana per dire qualcosa che avresti potuto dire anche una settimana fa?”.
E allora Maui rispose: “Perché una settimana fa mangiavo anch’io le banane!”.
Andiamo avanti, con un racconto sull’impermanenza.
“Tanto tempo fa, in Polinesia, molto prima del capitano Cook, il giorno in cui la figlia del miglior amico di Maui venne accettata come un’adulta nella comunità, ci fu una grande festa. Maui, per onorare questo importante rito di passaggio, decise di donare alla ragazza tre regali.
Curiosissima di sapere che doni Maui aveva in serbo per lei, la ragazza volle vederli per primi. Maui li aveva messi in tre cesti diversi, posti uno davanti all’altro di fronte alla ragazza, con la raccomandazione di estrarne uno alla volta nell’ordine in cui lui li aveva sistemati.
La ragazza mise le mani nel primo cesto e ne tirò fuori uno specchio. Contenta per questo dono sorrise a Maui, il quale le disse: “Questo è il tuo io presente”.
Estrasse l’oggetto del secondo cesto e stavolta rimase perplessa, vedendo che si trattava di un teschio. Maui, sorridendo, affermò: “Questo è il tuo io futuro”.
Meno ansiosa, a questo punto, di sapere cosa c’era nel terzo cesto, si ritrovò in mano la statua di Kane, la grande divinità illuminata. Maui commentò: “Questo è il tuo io eterno”.”
Ne rimangono solamente due.
Il penultimo brano illustra in modo simpatico ciò che maestri e grandi uomini hanno sempre sottolineato, e che poi è parte del valore della letteratura: si può imparare da ogni cosa… e ogni apprendimento che facciamo nostro dall’esempio altrui ci risparmia fatica e sofferenza.
“Tanto tempo fa, in Polinesia, molto prima del capitano Cook, durante i suoi viaggi Maui arrivò in India. Qui incontrò un grande guru, che predicava l’importanza dell’ascolto: “Ogni volta che ascoltiamo davvero qualcuno, noi impariamo qualcosa. Non potremo vivere tutte le esperienze che il mondo può offrire, ma se apriamo i nostri cuori e le nostre orecchie agli altri, potremo vivere migliaia di vite attraverso il racconto di chi la ha vissute”, diceva.
Un giorno raccontò a Maui questa storia: “Una tigre, la più abile e capace di tutti i predatori, stufa di cacciare da sola, decise di creare una banda. Prese con sé un leopardo e uno sciacallo e con loro cominciò a girare per la regione.
Nel loro vagabondare avvistarono un grande branco di antilopi. La tigre fece un grande balzo e si gettò in mezzo al branco. Prima che arrivassero i suoi due amici, lei aveva già ucciso tre prede, mentre il resto delle antilopi era scappato. A quel punto bisognava decidere come spartire il primo bottino di caccia.
La tigre si girò verso il leopardo e chiese: ‘Leopardo, secondo te come andrebbero divise queste tre prede?’.
Il leopardo ci pensò su e disse: ‘Amica mia, io direi che la preda più grossa è giusto che la mangi tu, per la tua stazza e in onore del fatto che sei tu ad aver ucciso tutte le antilopi. La preda di media corporatura la prendo io e quella più piccola la lasciamo allo sciacallo’.
La tigre chiuse gli occhi e, in silenzio, si mise a riflettere sulle parole del leopardo. Improvvisamente, senza dire nulla, saltò addosso al leopardo e lo sbranò.
A quel punto si girò verso lo sciacallo e chiese: ‘Sciacallo, secondo te come vanno distribuite queste prede?’.
Lo sciacallo esitò un attimo poi, cautamente, rispose: ‘Potente tigre, io direi che è giusto per te mangiare tutto ciò che vuoi e, semmai avanzasse qualcosa, quei resti saranno per me’.
La tigre chiuse gli occhi meditò sulla risposta dello sciacallo. Poi, sorridente e soddisfatta, disse: ‘Mi piace questa risposta. Sciacallo, dove hai appreso cotanta saggezza?’.
E lo sciacallo rispose: ‘Dal leopardo’.”
L’ultima citazione chiude il ciclo di 111 storie, nonché questo articolo di approfondimento. Torniamo alla consapevolezza di ciò che siamo.
“Tanto tempo fa, in Polinesia, molto prima del capitano Cook, dopo mille avventure, viaggi, incontri, tra cui quello con la sua morte, Maui arrivò nel regno di Kane, la grande divinità suprema.
Maui si guardò attorno e rimase stupito dalla bellezza di ciò che percepivano i suoi occhi. Tutto era avvolto da una luce calda e suadente e in sottofondo si poteva udire un suono, un canto primordiale, che faceva vibrare il cuore di Maui, dandogli una sensazione di pace e di amore.
All’improvviso comparve Kane e Maui lo salutò inchinandosi. Poi, dopo un attimo di esitazione, si rivolse alla grande divinità e disse: “Kane, non fraintendermi, io qui mi trovo bene e tutto è davvero molto bello. Ma ho solo una domanda da porti. Dove sono tutti gli altri? Dove sono tutti coloro che ho incontrato nella mia vita, ma anche quelli che non ho mai avuto occasione di vedere?”.
Kane rispose con un luminoso sorriso: “Oh, Maui, davvero non lo hai capito? Non c’è mai stato nessun altro. Ci sei sempre stato solo tu”.”
Con Le storie di Maui del trio Rodolfo Carone–Giovanna Garbuio–Francesca Tuzzi abbiamo terminato.
A presto e buone storie a tutti.
Fosco Del Nero
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