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L’idealismo magico – Julius Evola (approfondimento)

17 Lug 2023 | Esoterismo

Product by:
Julius Evola

Reviewed by:
Rating:
2
On 17 Luglio 2023
Last modified:17 Luglio 2023

Summary:

Ho fatto una discreta fatica a trovare spunti utili ne "L’idealismo magico", essendo il libro di Julius Evola molto cervellotico e pesante...

L’idealismo magico - Julius Evola (esistenza)Titolo: L’idealismo magico.
Autore: Julius Evola.
Argomenti: filosofia, esoterismo.
Editore: Macro Edizioni.
Anno: 1925.
Voto: 4.5.
Recensione: qui.
Dove lo trovi: Giardino dei libri, Amazon.

 

Ho fatto una discreta fatica a trovare spunti utili ne L’idealismo magico, essendo il libro di Julius Evola molto cervellotico e pesante, sia nei concetti che nel linguaggio. Esattamente il contrario di come dovrebbe essere una buona citazione, o il buon insegnamento in generale: snello ed efficace.

Ad ogni modo, qualcosa ho trovato, persino qualcosa di estremamente valido, e ve lo propongo di seguito.

Partiamo da una vera e propria sentenza: c’è un solo modo per provare l’esistenza del divino, a sé e a gli altri, ed è diventarlo.
“Così come fu distintamente inteso dagli orientali, non vi è che un modo di dimostrare Dio, e questo è farsi Dio.”

Il cammino individuale è, per l’appunto, individuale: l’uomo non ha dove posare il capo.
“L’individuo da per sé non è né ha nulla: non gli è data né una legge, né una potenza, né una via: egli è solo nel deserto, e deve nell’oscurità crearsi da sé la vita, farsi da sé le gambe per camminare, e far cammino dove non v’è strada.
Da sé deve crearsi la sua verità, la sua fede e la sua sostanza.”

Passiamo a una massima della massima importanza, se mi si concede la ripetizione: non conta l’azione in sé, ma l’animus che vi è dietro. Questa è una cosa che in molti, anche nel mondo spirituale, non hanno ancora compreso.
“Quel che importa non è il fare in sé, ossia ciò che si fa, bensì il come si fa ciò che si fa, ossia il senso, il valore entro cui viene vissuta una certa azione o esperienza.”

Nell’universo vige il meccanicismo, ossia l’addormentamento… fino a che la coscienza non si ridesta.
“Nella totalità dell’universo, vi è dipendenza: l’azione si presenta sempre secondo necessità; l’Io non ne è l’autore, non ne ha il principio in sé, non la possiede, ma la subisce. E dovunque l’individuo agisce per una interna spinta della propria natura, ovvero in reazione ad un disagio o privazione interna, od ancora per l’attrazione di una idea, di un piacere o beatitudine, qualunque esso sia, “materiale” o “spirituale”, egli resta inesorabilmente rinchiuso in questo cerchio dello schiavo.
In particolare: il godimento che viene vissuto dagli uomini è in massima il prezzo di un’obbedienza e di una abdicazione.”

Le folle umane vivono inconsapevoli e deboli: sta al singolo viandante percorrere la via e conquistare la sapienza.
“Alla concezione la cui comodità lusinga l’ignavia e l’inconsistente vita delle masse, sta contrapposto l’insegnamento della più alta sapienza di ogni tempo: dal Taoismo alle dottrine egizie, dalle posizioni vediche e buddhistiche a quelle greche, dall’Ecclesiaste allo stoicismo e a San Paolo, dalle credenze babilonesi a quelle gnostiche (per non parlare della misteriosofia e dell’esoterica di ogni tempo), trasmuta, più o meno palesemente, il concetto che l’immortalità è invece il dono privilegiato di quei pochi che, con la loro grandezza, sino ad essa hanno saputo innalzarsi, che, con la loro potenza, in essa hanno saputo costruirsi.
La massa obliqua ed informe dei deboli, di quei che vanno senza meta, sventolati dal caso e dalle forze straniere, non ha immortalità così come, secondo quanto si è detto, non ha un assoluto sapere: ombre inconsistenti, la tenebra e l’oblio dell’Ade è il loro luogo, la ruota delle rinascite sempre diverse e pur sempre uguali nella loro insignificanza, ovvero la dissoluzione nelle forze universali o in un indistinto divenire, è il loro destino.”

L’energia non va bloccata o negata, ma va reindirizzata: dalla direzione verso l’esterno e verso il basso occorre portarla verso l’interno e verso l’alto.
“Quando la potenza di generazione si stacca dalla direzione estrovertita e in sé si media, quando, per usare il linguaggio dell’esoterismo occidentale, le “acque del Grande Giordano” non fluiscono più verso il basso ma verso l’alto, allora la generazione degli uomini o animale cede a quella degli Dei o spirituale.”

Nel brano seguente L’idealismo magico cita il principio speculare.
“Ciò che appare all’esterno appare così solo perché esiste all’interno.”

Ultime tre citazioni. Nella terz’ultima viene evidenziato il destino inevitabile dell’essere umano… che piaccia o meno.
“Siamo destinati a servire la divinità.”

Nella penultima si parla della capacità istintiva degli artisti (i veri artisti) di incanalare qualcosa di più grande e ispirante di loro.
“Gli artisti sono, tipicamente, dei medium: quella grandezza che parla in, o mediante, loro non coincide quasi mai con la loro persona consapevole.”

Nell’ultima viene evidenziato che l’uomo vive molto meglio se arriva alla conoscenza per cui quel che accade fuori ha una sua ragione interiore: piuttosto che lottare col mondo, è meglio individuare quella ragione.
“Ogni fenomeno non costituisce mai una estrema istanza, ma presuppone una potenza spirituale a cui si rimette la sua ragione e la sua consistenza: quando ci poniamo con questa potenza in rapporto di alterità, quando non la comprendiamo, essa ci appare come una inflessibile fatalità; quando invece ci si riafferma in quella scintilla divina che immane all’individuo e che è la sorgente profonda della sua vita, quel mondo che prima ci teneva in ferrea schiavitù si fa, per una quieta trasformazione, il nostro strumento.”

Con L’idealismo magico di Julius Evola abbiamo terminato.
Al prossimo approfondimento.

Fosco Del Nero

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