Titolo: Luigi del deserto – Volume 1 – Il re dei gigli (Louis du désert – Tome 1 – Le roi des lys).
Autore: Daniel Meurois-Givaudan.
Argomenti: storia, akasha.
Editore: Edizioni Centro di Benessere Psicofisico.
Anno: 2001.
Voto: 7.
Recensione: qui.
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Come ho scritto nella recensione de Luigi del deserto – Volume 1, questo quarto libro di Daniel Meurois-Givaudan che propongo su Una vita fantastica! (dopo L’altro volto di Gesù, Akhenaton – Il folle di Dio e Gli annali dell’Akasha) si presenta meno spiritual-meditativo rispetto ai suoi predecessori, ma ciononostante propone alcuni spunti interessanti, oltre che il continuo monologo mentale di Luigi IX Capeto, utile a descrivere il suo percorso di difficile crescita personale.
Ve ne propongo due, dunque, precisando che uno fa parte della narrazione, mentre l’altro è posto dopo il testo per spiegare in sintesi la questione della lettura degli annali dell’akasha.
Infranarrazione: Frate Tommaso (che poi sarebbe il futuro San Tommaso D’Aquino), ha appena condotto Luigi IX in una caverna nascosta in profondità sotto una chiesa cattolica, nella quale il re francese ha avuto la visione improvvisa e spaventosa di un serpente alato e artigliato (curiosamente, anche l’altro libro che sto leggendo in questi giorni parla di serpenti alati…), seguita dalla visione di un angelico volto di donna.
Sconvolto, Luigi torna indietro di corsa, e poi chiede spiegazioni della cosa a Tommaso, avendo timore di trovarsi in un luogo diabolico.
“Permettetemi, Sire. Non vengo certo in questo luogo per divertirmi, e vi ho condotto qui solo per obbedire a un sogno. Non si dice di no ai sogni: arrivano da molto lontano, con la missione di portarci altrettanto lontano.”
Riprendendo fiato e tergendosi la fronte con un lembo del suo abito, il mio compagno d’avventura notturna cercò allora di assumere una migliore posizione sul pavimento, come se avesse intenzione di rimanere lì per un bel momento.
“Sire, sapete che, molto prima che questa chiesa fosse costruita, ne esisteva un’altra e prima di quella un’altra ancora? Se la memoria umana lo permettesse, se esistesse ancora qualche pergamena che lo testimoniasse, potremmo così risalire a molto prima della nascita di Nostro Signore e vedremmo che in questo luogo ci fu sempre qualche costruzione a indicarne la potenza (questa cosa tra l’altro la dice spesso David Icke nei suoi libri, ndr).”
Non brontolai. L’affermazione di messer Tommaso mi faceva uscire dai sentieri che mi erano familiari, ma contemporaneamente risuonava in me con la precisione di un’evidenza.
“Continuate”, dissi soltanto, mentre guardavo fisso il muro davanti a noi.
“Oh, certo, non mi fermerò… perché la forza che cercate passa attraverso la conoscenza del mistero di questo posto. Sì, vi nutrirà, me l’ha rivelato il mio sogno. Vedete, questa dimora che abbiamo eretto in onore di Madama Maria non fa che riconoscere e magnificare ciò che qui la Terra porta in sé da sempre. E ciò che la Terra porta… è il sangue del Dragone!” (e basta con serpenti e draghi, ndr).
Il mio interlocutore concluse lì la frase, lasciandone le parole in sospeso, come per predisporre un effetto e provocare una reazione da parte mia. Ma ricordo di non essermi mosso né di aver chiesto nulla. A dire il vero ero invaso da una specie di irragionevole sacro rispetto di fronte a ciò che avevo appena vissuto, che mi spaventava ancora e che continuavo a non comprendere. Il Dragone… normalmente una cosa simile avrebbe avuto odore di diavoleria, con ogni evidenza, ma…
“Il Dragone, Sire, è la forza della Terra che sale in noi (col senno di poi parleremmo probabilmente energia kundalini, ndr), è la forza attraverso cui Messer Gesù permette al nostro corpo di prendere forma in questo mondo e di rimanervi, per salire in seguito verso di Lui, perciò non è il fuoco del Maligno che cova sotto i nostri piedi in questa chiesa. Quel che sta qui sotto alimenta i nostri corpi come ogni altra forma di vita, si sposa continuamente con il Fuoco che proviene costantemente dai Cieli: è il Fuoco della Madre che risponde al Fuoco del Padre.”
Arriviamo ora al secondo punto, in cui Daniel Meurois-Givaudan ci parla degli annali del’akasha.
“L’Universo è un essere vivente a pieno titolo, con leggi proprie che lo portano ad autoregolarsi, a rinnovarsi e ad espandersi. Ma, quando diciamo “essere vivente”, inevitabilmente diciamo “memoria”. Le tradizioni orientali hanno chiamato questa memoria annali dell’akasha: un serbatoio immenso, quasi inconcepibile, una “banca dati”, come direbbero gli informatici, che comprende tutto il passato di questo universo, fin dall’inizio dei tempi.
In tutto ciò non c’è alcun mistero, nessun “miracolo”, semplicemente una logica non ancora completamente accessibile alla nostra intelligenza e alla nostra apertura di coscienza. Sappiamo che il nostro universo è composto da un certo numero di elementi, tra cui la terra, l’acqua, il fuoco e l’aria, ma ce ne sono altri due, l’etere e l’akasha. Anche se la loro esistenza non è ufficialmente riconosciuta, essi giocano comunque un ruolo di capitale importanza, che le generazioni future metteranno probabilmente in evidenza. In realtà questi due elementi preesistono agli altri, ne sono la sorgente. È sempre il sottile a far nascere il denso, e non viceversa, come si tende a credere. Il “sé” che si esprime attraverso il nostro corpo non è questo corpo, bensì la sua essenza.
La stessa cosa vale anche per l’Universo: ciò che ne vediamo non è altro che l’anello più grossolano della catena che lo costituisce. Così, in un certo modo l’akasha veicola la Coscienza Divina attraverso l’insieme della Creazione. È un agente fondamentale della vita dell’Universo e, di conseguenza, della sua memoria.
Oltre a comunicare la “vita” al mondo, impregnandolo totalmente di essa, l’akasha può essere concepito come una vera e propria “lastra fotografica” su cui vengono a imprimersi tutti gli avvenimenti che si verificano in qualunque punto dell’universo. Quindi si tratta di una memoria globale di assoluta fedeltà, che contiene tutte le memorie individuali.
[…] Dopo diverse centinaia di letture nella memoria akashika, oggi ho l’intima convinzione che la nozione di “passato” sia totalmente illusoria. Voglio dire che ciò che si è verificato 2.000, 10.000 o 100.000 anni fa è presente quanto ciò che chiamiamo “il presente”.
Sono percezioni e certezze impossibili da spiegare razionalmente… per lo meno allo stato attuale dei concetti umani. Pare che diversi scienziati all’avanguardia stiano ponendo il problemi di questa ”simultaneità” e che le loro ricerche stiano cominciando a coincidere con quelle dei mistici.
L’Essere realizzato che è in embrione in ognuno di noi sarebbe al centro di una specie di cerchio, in un eterno presente, e proietterebbe simultaneamente in tutte le direzioni, cioè in quello che chiamiamo tempo, particelle della sua coscienza che si influenzerebbero costantemente a vicenda”.
Terminato, per stavolta, con Daniel Meurois-Givaudan, appuntamento al prossimo articolo di approfondimento.
Fosco Del Nero
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