Titolo: Malattie karmiche (Les maladies karmique).
Autore: Daniel Meurois.
Argomenti: salute, spiritualità, esoterismo, aura.
Editore: Edizioni Amrita.
Anno: 1999.
Voto: 6.5.
Recensione: qui.
Dove lo trovi: Macrolibrarsi, Giardino dei libri, Amazon.
Dopo la recensione, procedo alla redazione dell’articolo di approfondimento dedicato a Malattie karmiche, libro di Daniel Meurois (che al tempo della pubblicazione in questione si firmava ancora “Daniel Meurois-Givaudan”, col cognome dell’ex moglie aggiunto al suo).
Il testo non è molto lungo e non ne ho tratto tante citazioni utili, ma ho comunque una discreta scelta tra quel che ho selezionato, e che di seguito vado a proporre.
La prima citazione pone le basi dell’esperienza umana: la memoria animica che si incarna nel corpo.
“In tutti questi anni ho continuato a constatare che l’essere umano è in primo luogo memoria: una memoria che non si manifesta solo a livello della coscienza ma che impegna tutti gli strati della nostra realtà, fin nel cuore della cellula.
Una memoria che trascende anche il tempo, che permette di comprenderlo diversamente; più precisamente, una memoria che non si limita allo spazio circoscritto di una vita, ma che può ripercuotersi da un’esistenza all’altra.”
Passiamo a un’altra fondamenta: le malattie non sono il frutto del caso, ma di un processo interiore con cui le abbiamo manifestate.
“Il seme di una malattia è sempre sepolto nel terreno nella coscienza e, sloggiandolo, cessiamo finalmente di alimentarlo.
Ecco perché questo gesto, questo atteggiamento, costituiscono un passo di capitale importanza verso la riconciliazione con noi stessi, che è il punto di inizio di ogni guarigione.”
Lo scopo della malattia, o delle circostanze difficili in generale, è lo sviluppo della coscienza.
“Quante volte, in una stessa esistenza o da una vita all’altra, ci siamo ritrovati in circostanze sempre simili fino a che ne abbiamo compreso profondamente l’insegnamento, fino a che abbiamo modificato il nostro atteggiamento?
Quell’ostacolo che un tempo non siamo riusciti a superare si ripresenta immancabilmente sulla nostra strada, in un momento o in un altro.
La vita viene sempre a sollecitare il nostro punto più fragile, perché il suo scopo è uno soltanto: affinare la nostra coscienza.”
Nel successivo brano tratto da Malattie karmiche, l’autore elenca le quattro aree energetiche più problematiche secondo la su esperienza di terapeuta.
“Non appena viviamo una situazione difficile, una parte di noi tende a restarvi ancorata, come se questa fosse una programmazione ancestrale. Le nostre cellule se ne imbevono, la loro sofferenza si ripercuote sull’atomo-seme, vi resta impressa… finché quest’ultimo la farà risorgere, magari in un’altra vita, non appena il dolore, mai superato, mai digerito, si ripresenta.
Perché mai in un’altra vita? Perché una vita non è che il capitolo di un libro, un elemento della trama, della storia di quel libro, e mette in scena soltanto una parte degli eventi in esso descritti, una parte dei suoi personaggi-chiave o iniziatori, nel senso primo del termine.
Negli anni ho notato il ripetersi di alcuni schemi tipici, basati su emozioni difficili. Sono quattro: la paura, la collera, la vendetta e il senso di colpa; a volte segnano la personalità profonda marchiandola a fuoco.”
Tuttavia, volendo sintetizzare, è sempre una questione di mancanza d’amore.
“Il problema primo è sempre quello della mancanza d’amore: una cellula, proprio come un essere pluricellulare preso nel suo insieme, immagazzina, alimenta e riproduce una sofferenza in base a un vuoto affettivo. L’amore è come una gomma per cancellare che mentre cancella spalma un balsamo riparatore; è in assoluto il riconciliatore.
Credo che la vera soluzione per ogni difficoltà che abbia in noi radici profonde stia nel tipo di sguardo con cui la osserviamo; la risposta è dunque uno sguardo capace di amore, uno stato d’animo che alcuni di noi manifestano spontaneamente, ma che certamente possiamo anche imparare. Uno sguardo è qualcosa che può essere educato, coltivato; è il nostro sguardo sul mondo, il contesto in cui abbiamo visto la luce, che aveva la sua ragion d’essere: è lo sguardo che riserviamo a noi stessi.”
L’ultimo brano proposto è molto attuale, giacché ha molto a che fare con i tempi contemporanei, nei quali con la menzogna mediatica si cerca di spostare i pensieri, le energie e quindi i destini dei popoli.
“La mente umana produce costantemente pensieri, ma tranne alcuni ricercatori, ben pochi si interrogano su questa attività cerebrale. Vediamo sempre il pensiero, a parte le azioni che esso ci spinge a compiere, come qualcosa di inconsistente, non più importante di una bolla di sapone. Un pensiero è qualcosa che non possiamo toccare, quasi tutti i pensieri che ci attraversano scompaiono così come sono apparsi, senza lasciar traccia, così ci dimentichiamo che, malgrado tutto, sono un’emissione di energia.
È evidente che si tratta di un’energia debole quando i pensieri sono di poco conto e fugaci, ma la cosa cambia quando si tratta di pensieri reiterati, alimentati, sostenuti, e ancor di più se si tratta di pensieri collettivi.
Gli ideali filosofici, le dottrine di ogni tipo, e ovviamente le religioni, sono da sempre i grandi generatori di questo tipo di forza: i pensieri, i concetti relativi suscitati da questi movimento hanno quindi dato i natali, nel tempo, a vere e proprie centrali energetiche che emettono le cosiddette egregore.
Ma torniamo alla produzione di un pensiero intenso. La coscienza proietta sul proprio schermo interiore l’immagine oppure il film di questo pensiero; allora l’energia che liberiamo, se è precisa e orientata, come nel caso dell’adesione a un credo religioso per esempio, provocherà un fenomeno analogo a quello dell’ologramma. È così che progressivamente creiamo un film olografico psichico, conforme alla nostra credenza. Quando si dice che ci creiamo il nostro film tutto da soli sembra che sia una cosa di poco conto; ma assume proporzioni diverse quando il nostro ologramma personale si unisce alla quantità di ologrammi generati dallo stesso tipo di credo. A questo punto, non si tratta più di una semplice sceneggiatura individuale trasposta in immagini e in energia da noi soltanto, bensì di un vero e proprio ologramma comune, una vera forza che riunisce tutti coloro che pensano in modo analogo.
Così, le persone che aderiscono agli stessi concetti e che alimentano in sé le stesse immagini, cristallizzate in un dato principio o riguardanti un evento passato, diventano i creatori inconsci di un perfetto film collettivo.”
Abbiamo così terminato col libro Malattie karmiche di Daniel Meurois.
Al prossimo approfondimento.
Fosco Del Nero
- Se anche tu vuoi vivere una vita fantastica, iscriviti alla newsletter!
0 commenti