Titolo: Mamma, papà, vedo la luce (Le pays d’ange).
Autore: Evelyn Elsaesser-Valarino.
Argomenti: new age, narrativa.
Editore: Stazione Celeste Edizioni.
Anno: 2005.
Voto: 4.5.
Recensione: qui.
Dove lo trovi: Macrolibrarsi, Giardino dei libri, Amazon.
Mamma, papà, vedo la luce, di Evelyn Elsaesser-Valarin, è un libro che non offre molti spunti, o almeno spunti come li intendo io, un po’ per la sua forma narrata e un po’ per la sua energia naif che alterna cose vere e ben note nell’esoterismo a fumosità new age.
Tuttavia, qualcosa mi sono segnato e quel qualcosa vi propongo.
La prima citazione ci parla di incubi e risveglio.
“Gli incubi hanno di positivo che provocano un immenso sollievo quando finiscono.
E io quando mi sarei svegliata?”
Il secondo brano tratto da Mamma, papà, vedo la luce, più lungo, ci parla dell’essenza universale che si incarna ora in questo e ora in quello.
“L’essere assoluto esiste già, ma nella sua forma d’espressione come essere umano adotta temporaneamente un corpo fisico, che abbandonerà al momento della “morte”, al fine di poter assumere di nuovo un’altra delle sue forme d’espressione.
Questo significa che la natura intrinseca dell’“essere assoluto” rimane immutata. Ognuna delle forme d’espressione, o aspetti, è quindi vera, reale e consistente e può essere osservate nel suo specifico contesto.
Possiamo quindi considerare il morire come un processo transitorio che permette all’essere umano di assumere un’altra delle sue forme d’espressione e, grazie a questo, attivare un altro dei suoi possibili aspetti. Morendo gli esseri umani cambiano forma di esistenza, ma non per questo cessano di esistere.
A ogni forma d’espressione dell’essere assoluto sono associate alcune proprietà. A seconda di quale sia lo stato attivato, vengono attivate le capacità che gli sono inerenti.”
Terzo brano, questo sulla fiducia.
“Nessuno viene lasciato solo, a condizione di avere fiducia, perché è questo che consente di riconoscere i segni.”
Andiamo avanti, con una frase flash sulla morte, e sul fatto che in realtà essa sia molto meno triste di quanto ci hanno insegnato che sia.
“Non c’è nulla di triste nella morte.”
Altra frase lampo, questa sul processo trasformazionale… nel quale non si perde niente di quanto maturato.
“Nulla si perde, nulla scompare, tutto si trasforma.”
Ultimo brano proposto, anche questo sul tema della morte… stavolta abbinata all’attaccamento, uno dei problemi principali del genere umano odierno.
“Morire è semplicissimo. Basta che lasci andare il mio attaccamento, che mi riposi, che lasci che il mio destino si compia.
È il contrario di un atto volontario, è piuttosto un atto di fiducia.”
E così abbiamo terminato con Mamma, papà, vedo la luce di Evelyn Elsaesser-Valarin.
A presto e al prossimo articolo di approfondimento.
Fosco Del Nero
- Se anche tu vuoi vivere una vita fantastica, iscriviti alla newsletter!
0 commenti