Titolo: Psicologia del Surangama Sutra (Psychology of the Surangama Sutra).
Autore: Anthony Elenjimittam.
Argomenti: spiritualità, buddhismo.
Editore: Produzioni Babaji.
Anno: 1994.
Voto: 7.5.
Recensione: qui.
Dove lo trovi: Macrolibrarsi, Giardino dei libri, Amazon.
Quest’oggi siamo in compagnia dell’approfondimento del libro Psicologia del Surangama Sutra, scritto da Anthony Elenjimittam.
Solitamente, quando recensisco un libro che contiene il commentario a un testo, specialmente se considerato un grande testo del passato, nell’articolo di approfondimento do spazio a brani del testo famoso ignorando, per motivi di spazio, il commentario. Questa volta farò però il contrario… visto che il commentario mi è piaciuto assai più del testo cui era dedicato, fatto alquanto insolito.
Partiamo da un concetto che espongo spesso io stesso, un concetto di base sulle leggi spirituali.
“Le leggi cosmiche vanno capite e obbedite, non ignorate o contrastate o calpestate.”
La seconda citazione ci parla del turbamento dell’individuo spiritualmente non realizzato.
“Fino a che la mente non torna nell’orbita divina – Sé Cosmico e Mente Universale, Coscienza priva di condizionamenti che pervade ogni cosa nell’Universo – non c’è riposo, non c’è pace.
Non c’è vera gioia né beatitudine per l’anima vagabonda che erra di grembo in grembo allo scopo di fare ammenda, tramite infelicità e sofferenze, dei peccati che ha karmicamente raccolto, seguendo la legge cosmica della casualità.
L’indagine cosmica che la mente compie nel cuore della Realtà più sottile e inconcepibile si attua solo focalizzandosi su di sé, osservandosi. La visione divina a cui perveniamo ci fa vedere le cose come stanno e non come appaiono alle mente inferiore. Non è possibile percepire Dio o la Mente Universale altro che concentrandosi su ciò che di divino esiste in noi.”
Proseguiamo col terzo brano, il quale fa un passo avanti rispetto alle turbe dell’ego più addormentato e ci parla della scelta del sentiero spirituale.
“Quando avete coraggiosamente detto “no” all’ingresso nel cuore e nella mente dell’elemento rozzo e materiale e avete detto “sì” con decisione a tutto ciò che è immateriale e spirituale, alle idee e agli ideali astratti dai nomi e dalle forme, vi siete avvicinati alla Religione dell’Infinito.
È uno stato benedetto di calma, fiducia e serena tranquillità, in cui tutti i problemi esistenziali smettono di preoccuparci e angosciarci: è ciò a cui mira un’esistenza vissuta secondo lo Yoga.
È scritto nella Gita: “Quel che chiamiamo Yoga è ciò che rende i sensi saldi e fermi nella tranquillità”.
Ecco ciò che afferma la Kato Upanishad a proposito dello stato mentale che è possibile ottenere in questo mondo: “Quando i cinque sensi e la mente sono a riposo e l’intelletto non oscilla, quello è chiamato stato di liberazione yogica”.
Lo si ottiene solo pagando per intero il prezzo del biglietto d’ingresso alla sala della Dimora Divina che si trova dentro di noi, al tempo “più piccola di ciò che vi è di più piccolo e più grande di ciò che vi è di più grande”, come la descrivono debolmente e con un certo senso di comprensibile impotenza le Upanishad.”
In tale percorso, vi è la retta direzione, ma anche la tentazione.
“Il desiderio sensuale e l’Estasi Divina sono agli antipodi. Sensualità e spiritualità non possono coesistere nello stesso individuo.
Una delle due deve andarsene e morire affinché l’altra possa vivere e prosperare.
Che cos’hai scelto, anima diletta? Il piacere momentaneo, apparente, illusorio dei brividi sensuali, frutto dell’ignoranza spirituale, o le gioie durature dello Spirito che è la tua vera natura e che sola conferisce beatitudine ed equilibrio all’anima individuale nel grembo dell’Anima Cosmica?”
Il successivo brano tratto da Psicologia del Surangama Sutra ci parla di una qualità essenziale per portare avanti il percorso evolutivo.
“Per intraprendere il viaggio verso la perfezione spirituale raggiungere le lontane sponde dell’Esistenza, la cosa più importante è la concentrazione mentale, impossibile senza la meditazione e senza una mente rivolta all’interno che studia sé stessa e apprende dai profondi misteri che giacciono entro ciascuno.
Il silenzio interiore, un ambiente esterno adatto e una forza di volontà adamantina sono essenziali per non cedere alle tentazioni ed alle provocazioni.
Ciò che serva al progresso spirituale è la vigilanza.”
Proseguendo, si giunge nei pressi delle grandi anime che hanno indicato il cammino della vera religione.
“Quando avremo attraversato le regioni gelide del desiderio egoistico, comprenderemo gli insegnamenti di Buddha, Krishna, Gesù, Maometto, Zarathustra, Mahavir, Yajnavalkya e tutti gli Illuminati della storia che hanno lasciato la Luce e la Conoscenza in eredità a tutti noi.
Il loro Vangelo è per noi, se solo siamo preparati ad abbracciarlo, a vivere con esso in quessta stessa vita.
Abbiamo bisogno di pazienza, forza di volontà, perseveranza e spirito d’avventura per imbarcarci nell’impresa della conquista dell’io e dell’autorealizzazione, per sottoporci alla crocifissione dell’ego ed alla successiva resurrezione del vero io: l’Io Sono, il Cristo Eterno, l’Eterno Krishna e il Buddha che giace addormentato dentro di noi.
Questa è la vera religione.”
La penultima citazione proposta è molto “motivazionale”: abbiamo una grande occasione spirituale… e non la sfruttiamo a dovere.
“Follia degli esseri umani! Pur avendo ottenuto lo strumento adatto, il corpo, veicolo per la Divinità, essi lo svendono per l’immaginario piacere dei sensi, quando invece le porte dell’Eden e del Regno di Dio che è dentro di loro sono aperte davanti ai loro occhi!
Sì, abbiamo occhi e non vediamo; abbiamo orecchie e non udiamo; abbiamo ricevuto in dono una nsscita umana e, grazie alle leggi del karma, ci siamo elevati al di sopra dei mammiferi e delle balene, dei piccioni e delle aquile. Ma attratti dai brividi di sensualità, dalle tentazioni della carne, abbiamo preferito soffermarci troppo a lungo nel vizio, nelle offuscate regioni delle passioni e dei desideri e ci siamo rifiutati di vivere la vita alta e nobile che ci porta vicino a Dio e ai suoi cieli stellati.”
L’ultimo brano è sia una conclusione, sia il riassunto del pensiero ispirante dell’autore: parliamo del buon esito della singola incarnazione.
“L’esistenza personificata che conduciamo sul pianeta Terra diviene un successo o un fallimento a seconda del tipo di coscienza che vibra nei nostri cuori.”
Abbiamo così concluso col libro di Anthony Elenjimittam intitolato Psicologia del Surangama Sutra, e dedicato per l’appunto all’antico testo buddhista del Surangama Sutra.
Fosco Del Nero
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