Titolo: Ritorno a casa (Journey home).
Autore: Radhanath Swami.
Argomenti: spiritualità, esistenza.
Editore: Eifis Editore.
Anno: 2010.
Voto: 6.5.
Recensione: qui.
Dove lo trovi: Macrolibrarsi, Giardino dei libri, Amazon.
L’approfondimento odierno è dedicato al libro Ritorno a casa, scritto nel 2010 da Radhanath Swami, un monaco dell’ordine degli Hare Krishna d’origine statunitense ma praticamente indiano d’adozione.
Il testo in questione contiene numerosi spunti, alcuni dello stesso Radhanath Swami e altri attribuiti a tanti personaggi famosi. Pur essendovene di molto meritevoli nel secondo gruppo, ho scelto di privilegiare il primo gruppo, ossia i brani dello stesso autore.
Il primo brano è breve e riguarda il tema dell’abbandono-fiducia.
“Guarda, da un piccolo seme sepolto nella terra questo fiore è cresciuto, è diventato così bello e si crogiola al sole.
Come ha fatto?
Affidando il suo destino alla volontà di Dio.”
Anche il secondo brano è breve, ed esplora un altro ambito: l’attaccamento e la pesantezza da un lato, e la leggerezza e la semplicità dall’altro.
“La mente per sua natura è portata a ritenere essenziali le cose non essenziali. Essa crea bisogni artificiali, credendo di non poter vivere senza. In questo modo ci portiamo dietro un grande fardello di attaccamenti per tutta la vita.
L’attaccamento è un grande peso per le nostre menti. Non comprenderemo mai quanto sia grande questo fardello finché non ce ne saremo liberati.
Ma se troviamo la gioia dentro di noi possiamo vivere una vita semplice, scevra da infinite complicazioni.”
La terza citazione invece ci parla dello sforzo necessario: le cose arrivano solo a chi si dà da fare.
“A volte il signore ci dà un esempio gratuito di esperienza religiosa, ma per averne ancora dobbiamo pagare il prezzo con la moneta della sincera devozione al processo di purificazione.”
Andiamo avanti con i brani tratti da Ritorno a casa. Il seguente, citando un fatto testimoniato dall’autore, ci parla di amore e compassione.
“Tornai a Chandni Chowk e andai a zonzo senza meta tra il fervore del movimentato bazar. Non avevo un posto dove andare. Da tutta quella gente che camminava uscì un uomo con un cordiale sorriso. Entusiasta nello scoprire che ero venuto da tanto lontano per conoscere le sue tradizioni, mi invitò a cena in un ristorante a lato della strada. Il nostro tavolo era all’esterno del ristorante, a pochi centimetri dalla strada.
Mentre l’uomo mi parlava delle sue tradizioni familiari, lì vicino gironzolava una mucca bianca che annusava il suo vitellino. I due animali erano così delicati, i loro movimenti talmente graziosi e i loro occhi così innocenti e belli che il mio cuore si sciolse. Questa madre amava ogni movimento del figlio. Mentre il vitellino succhiava il suo latte lei lo leccava teneramente. Giocavano insieme a pochi centimetri dal nostro tavolo.
In tutta la mia vita non ero mai stato così vicino ad una mucca, le avevo viste solo da lontano nei pascoli che a volte si vedono dall’autostrada. Ero colpito dal fatto che questi animali avevano scambi d’amore tanto simili a quelli tra una madre e un figlio umani.”
Faccio seguire ora due brani sul medesimo tema: l’impermanenza.
Impermanenza 1.
“Cosa possiamo imparare dalla tragedia di Pompei?
In ogni momento può accadere una tragedia. Senza pensarci, ci scordiamo di comprendere l’impermanenza di tutto.
La storia del genere umano ci mostra che la natura ha il potere di portarci via tutto.
Perché rimandare la ricerca dell’eterno gioiello dell’illuminazione? Adesso è il momento giusto.”
Impermanenza 2.
“Un giorno pensai ai milioni di anni di storia che si erano svolti su queste rive. Durante l’era degli ariani fioriva la spiritualità. Alessandro Magno era venuto e se ne era andato. Poi i Moghul conquistarono il nord dell’India e regnarono per secoli, per poi essere sconfitti dall’impero britannico, che alla fine fu allontanato da Mahatma Gandhi, Subash Chandra Bose e il movimento per la liberazione dell’India.
Schiavitù e libertà, guerra e pace, conquiste e sconfitte, come le stagioni sono tutte venute e andate. Attraverso di esse la Madre Gange ha pazientemente continuato la sua corsa verso il mare.
Anche la verità non cambia mai. Qualsiasi cosa accada in questo mondo, per quanto drammatica, non può toccare il corso della verità.”
Manca un solo argomento, i vari livelli di evoluzione interiore, cui dedico alcune citazioni.
Evoluzione personale e religione 1.
Ogni religione ha praticanti di diversi livelli e sarebbe superficiale generalizzare su un’intera religione guardando pochi dei sui seguaci.
Evoluzione personale e religione 2.
In ogni religione la gente interpreta le scritture e segue certe pratiche in base al proprio livello di realizzazione.
Per quelli che cercano l’essenza, il cammino è il servizio incondizionato e la meditazione su Dio.
Progresso personale, veli di maya e maestri.
“Un giorno, mentre stavo camminando lungo la spiaggia, trovai un piccolo pesce che si dimenava disperatamente sulla sabbia. Un’onda lo aveva gettato sulla terraferma. La disperazione e la paura del pesciolino risvegliarono in me un senso di solidarietà. Dopotutto, non eravamo molto diversi, e decisi di rimandarlo a casa sua nel mare.
Ma ogni volta che lo raccoglievo, lui si dimenava freneticamente e mi scivolava via dalle mani. Era così impaurito che non riusciva a capire che gli ero amico.
Alla fine riuscii a intrappolarlo tra le mie mani chiuse e a buttarlo in acqua. Ma il mio senso di soddisfazione avrebbe avuto vita corta. L’onda successiva si riversò sulla riva, si ritirò nel mare, e lasciò di nuovo lo stesso pesciolino a dimenarsi sulla spiaggia. Ancora una volta lo gettai in mare, ma l’onda successiva lo riportò di nuovo sulla spiaggia a morire. Allora lo presi tra i palmi chiusi delle mani, mi immersi nell’oceano fino al collo, e lo lanciai più lontano possibile. Ritornai sulla spiaggia e guardai andare e venire onda dopo onda finché non mi assicurai che il pesciolino era salvo.
Continuando a camminare ancora un po’, mi imbattei in un gruppo di pescatori che tiravano la rete della barca sulla spiaggia. La rete era piena zeppa di centinaia di quei piccoli pesciolini che si dimenavano ed erano destinati alla friggitrice.
Che cosa potevo fare? Osservai sobriamente il mare mentre camminavo immerso nei miei pensieri.
Siamo tutti pesci che si sono separati dall’oceano della coscienza divina. Una persona che cerca di essere felice al di fuori della propria naturale relazione con Dio è come un pesce che cerca di godersi la vita fuori dall’acqua, sulla sabbia asciutta.
Le persone sante fanno di tutto per aiutare anche una sola persona a ritornare alla sua naturale coscienza spirituale, nell’oceano della vera felicità. Ma la rete di maya, l’illusione, strappa via la mente delle masse, distraendoci dal nostro vero bene.”
Evoluzione interiore e paura.
“A un certo punto aprii gli occhi e vidi un magnifico arcobaleno risplendere sullo sfondo color indaco delle nubi monsoniche sovrastando l’intera valle himalayana. Feci un sospiro profondo e assaporai una brezza di aria fresca profumata di terra. ben presto dei pesanti passi mi fecero uscire da quello stato sognante e portarono la mia attenzione verso un turista europeo che marciava attraverso la campagna portando un grosso zaino di viveri. Era alto più di un metro e ottanta, biondo, con i muscoli gonfi sotto la maglietta e mostrava il fisico di un body builder.
Improvvisamente, dall’esterno della foresta, un branco di scimmie scure lo circondò. Benché ognuna di esse avesse solo una frazione della sua stazza, sapevano come trovare il suo punto debole per attaccarlo. Ringhiavano mostrando i denti e lo minacciavano con gesti intimidatori.
Tenendo i viveri con una delle sue enormi braccia, l’uomo sollevò una grossa pietra con l’altra mano e, urlando come un guerriero, minacciò di polverizzare i piccoli briganti. Ma le scimmie non erano per niente spaventate e semplicemente cominciarono a ringhiare più forte. Facevano piccoli passi verso il loro obiettivo, e avevano la meglio sulla mente dell’uomo. Paralizzato dalla paura, l’unica cosa che poteva fare il gigante era tremare come un bambino impaurito.
Infine una delle piccole scimmie avanzò furtivamente verso di lui e gli strappò la borsa dei viveri dalle mani. L’uomo non oppose la minima resistenza. Le scimmie, raggruppate intorno alla borsa, divoravano i viveri senza badare a lui. Ridotto a un fascio di nervi, il macho se la squagliò.
Pochi secondi dopo apparve sulla scena un bambino nepalese di circa otto anni. Il branco di scimmie aveva appena iniziato la festa con il bottino, ma si agitò non appena lo vide. Il ragazzino andò verso di loro con una pietra in mano. I piccoli briganti urlarono col terrore negli occhi. Tutt’a un tratto abbandonarono il cibo e si defilarono in tutte le direzioni. Il ragazzino raccolse i viveri e si sedette a cenare. Nel frattempo le scimmie lo guardavano nervosamente da lontano.
Ero stupefatto. Cos’era successo? Quell’allegro ragazzino pesava a malapena il bicipite dell’erculeo europeo. Le scimmie non erano disturbate dalle minacce del gigante perché percepivano la paura nella sua mente. Invece avevano paura del ragazzino perché lui non aveva paura di loro.”
Con Ritorno a casa di Radhanat Swami abbiamo terminato.
Al prossimo articolo e buone cose a tutti.
Fosco Del Nero
- Se anche tu vuoi vivere una vita fantastica, iscriviti alla newsletter!
0 commenti