Titolo: Scolpire l’immenso (Unio mystica).
Autore: Osho.
Argomenti: spiritualità, esistenza, sufismo.
Editore: Urrà Edizioni.
Anno: 1980.
Voto: 8.
Recensione: qui.
Dove lo trovi: Macrolibrarsi, Giardino dei libri, Amazon.
Vi sono certi autori, che poi sono quelli che amo di più, la cui lettura da un lato mi manda in brodo di giuggiole, ma che dall’altro, dopo che ho finito di leggere il libro e di segnarmi tutti gli spunti interessanti, mi manda in panico per via di tutte le decine di citazioni che mi dovrò ricopiare.
Osho è ovviamente uno di questi, e il libro Scolpire l’immenso, pur non lungo, non ha fatto eccezione.
Fa nulla, lo faccio con gioia, e un poco apparirà in questo articolo di approfondimento, mentre il resto nella pagina facebook.
Prima citazione: i desideri e i vincoli cui ci sottopongono.
“Qualsiasi desiderio è una catena, un vincolo, ci imprigiona.
Nessun desiderio potrà mai essere appagato.
L’appagamento di un desiderio si ha nel momento in cui lo si lascia cadere.”
Seconda citazione: le ferite e le guarigioni… interiori, ovviamente.
“È un bene che una ferita affiori in superficie: è sulla via della guarigione.
Infatti, è solo dalla superficie che può entrare in contatto con l’aria e il sole che l’aiuteranno a guarire.
Se la spingi all’interno, se non le permetti di affiorare, imputridirà e diventerà un cancro.”
Passiamo ora a un altro argomento, un classico: la distinzione illusoria ed egoica tra bene e male.
“Non dire che qualcosa è bene; non dire che qualcosa è male.
Nel momento in cui affermi che qualcosa è bene, nasce l’attaccamento, prende forma un’attrazione.
Quando dici che qualcosa è male, nasce una repulsione.
Non valutare, non giudicare, lascia che sia, lascia che si manifesti. Nel momento in cui sei presente, senza alcun biasimo, condanna, giustificazione, in quella consapevolezza priva di scelta qualsiasi sofferenza psicologica evapora semplicemente come una goccia di rugiada al sole dell’alba. E alle spalle resta uno spazio puro, alle spalle si lascia uno spazio vergine e incontaminato.
Questo è l’Uno, il Tao, oppure lo puoi chiamare Dio. Questo Uno che resta allorché ogni sofferenza scompare, quando non sei più diviso in alcun modo, allorché l’osservatore è diventato la cosa osservata; ebbene, questa è l’esperienza di Dio, del samadhi.”
Parlando di giudizio tra bene e male, ecco il lato opposto: l’accettazione, con la citazione di Osho che ci mostra come la strada per accettare se stessi sia accettare gli altri… e viceversa.
“Accetta qualsiasi cosa sei, e in quell’accettazione accetterai anche gli altri.”
Ora un tema intimamente connesso con l’accettazione: la fiducia.
“Nel cuore è sempre presente la fiducia.
Il cuore non sa come dubitare, così come la mente non sa come avere fiducia.”
Passiamo dalla fiducia alla saggezza… col tutto che naturalmente è sempre legato (a ben vedere si tratta solo di angolazioni diverse della medesima cosa).
“Che cos’è la saggezza?
Di certo non è sapere. Il sapere è una finzione, una presunzione, una moneta falsa. Assomiglia alla saggezza e, poiché vi assomiglia, è estremamente pericoloso. Facilmente ne puoi essere ingannato
Il sapere proviene dall’esterno, la saggezza scaturisce dall’interno. Il sapere è una comodità, è un bene di consumo: lo puoi acquistare al mercato; è venduto ed è comprato. La saggezza non è una merce, per trovarla devi mettere in gioco la tua vita.
Il sapere consiste in tutto ciò che hai conosciuto in passato. La saggezza non ha assolutamente a che fare con il passato, è implicita al presente.
Il sapere esiste nel tempo, e il tempo è formato da passato e futuro. La saggezza non sa nulla del tempo, conosce solo l’eternità, e l’eternità è formata solo dall’adesso, da questo momento, dal presente.
La saggezza porta pace, il sapere porta ansia. Per quanto simili possano sembrare, sono diametralmente opposti.
Il sapere conosce ogni sorta di distinzione: questo e quello, qui e là, adesso e dopo, bene e male, bello e brutto, diavolo e Dio. Il sapere è duale: io e te, questa è la sua forma. Esso divide la realtà, laddove la saggezza unisce. Saggezza significa “unio mystica”. In questo caso non esiste alcun Dio né alcun diavolo, esiste solo l’Uno.”
Quale è la strada per arrivare a fiducia-accettazione-saggezza?
Il passaggio dall’ego all’anima.
“Se dissolvi il tuo ego nel tuo Sé supremo, esisterà un incredibile senso di appagamento. Sarai appagato dalle cose, così come sono; per ciò che sono. In quel caso non esisterà alcun desiderio di andare altrove, di essere qualcun altro. In quel caso sarai assolutamente riconoscente di qualsiasi cosa tu sia; ti inchinerai immediatamente all’esistenza, immerso in un profondo senso di appagamento, colmo di gratitudine sconfinata.
L’uomo saggio non ha alcuna lamentela, egli conosce soltanto l’appagamento.”
Con tale passaggio si vede tutto come bellezza e benedizione, come hanno sottolineato tutti i maestri di tutti i tempi.
“Ogni cosa è una benedizione, perché qualsiasi cosa può essere solo una benedizione, visto che ogni cosa scaturisce da Dio.
Questa intera esistenza è divina, come potrà mai accadere qualcosa di male?
Se però tu percepisci il male, sappi che si tratta di un’ombra passeggera, la stessa che si crea quando cammini sotto il sole; quell’ombra non è esistenziale, non ha sostanza.
Il male è un’ombra del bene, l’odio è l’ombra dell’amore, la rabbia è un’ombra della compassione, ciò che è brutto è un’ombra di ciò che è bello, la tristezza è un’ombra della gioia.
Allorché lo avrai visto direttamente, in prima persona – non perché lo dico io, ma perché tu stesso l’hai percepito – allora l’intera esistenza non sarà altro che un continuo riversarsi su di te di benedizioni.”
Quale è l’illusione del suddetto passaggio?
Che in realtà non si tratta di arrivare da qualche parte, ma di rendere consapevole dove si è già.
“Nessuno si illuminerà mai, perché l’illuminazione non è qualcosa che possa accadere. È già accaduta, tu sei illuminato! Devi semplicemente gettare uno sguardo dentro di te e riconoscerlo. Le cose stanno già così, è già accaduto.
Questo è il succo di tutto ciò che vi predico, giorno dopo giorno, anno dopo anno.
L’illuminazione non è qualcosa di simile a una realizzazione, qualcosa che accadrà un giorno. È già accaduta: tu sei illuminato, non esiste qualcuno che non lo sia.
Purtroppo l’uomo ha la capacità di ricordare o di dimenticare, e tu l’hai dimenticato. Hai deciso di dimenticartene, tieni la cosa alle tue spalle. E puoi tenerla alle tue spalle per milioni di incarnazioni, ma resta comunque presente, ed esisterà sempre.
In qualsiasi momento tu decida di voltarti, se fai una svolta di centottanta gradi, rimarrai sorpreso: è sempre stato presente, in attesa. Aspettava che tu tornassi a casa.”
Segue adesso una citazione sul rapporto tra maestro e allievo, che prende spunto da un’espressione di Hakim Sanai, il mistico sufi.
“Hakim Sanai si rivolge a te con le parole ‘Amico mio’. Quella è l’attitudine di tutti i grandi Maestri.
Il discepolo pensa che il Maestro sia remoto, lontanissimo; e dal punto di vista del discepolo è vero, poiché egli è profondamente addormentato. Nel suo sonno, il Maestro è una stella remotissima.
Ma la stessa cosa non è vera dal punto di vista del Maestro: egli sa che, per quanto tu possa essere addormentato, sei un Buddha; per quanto tu possa essere addormentato, sei un Dio. Il discepolo potrebbe non saperlo, ma il Maestro lo sa. Nel momento in cui riconosce se stesso in quanto essere divino, sa che l’intera esistenza è divina.
Dal punto di vista del Maestro, nessuno è un discepolo, tutti sono Maestri. Alcuni sono addormentati, alcuni sono svegli; la differenza è soltanto questa.
Dal punto di vista del Maestro, è solo una questione di tempo: domani o dopodomani, oppure perfino oggi, ti potresti illuminare.
Il potenziale esiste: dal punto di vista del seme, il fiore è qualcosa di remoto, ma il fiore sa che il seme contiene il fiore, un’infinità di fiori. Dal punto di vista del fiore, il seme è un amico.
E se trovi un Maestro che non la pensa così, sappi che senza ombra di dubbio quell’uomo non è ancora un Maestro. Se pensa che tu sei un peccatore, se pensa che sei un’anima decaduta, ancora non è un Maestro, ancora non ha realizzato la propria realtà.
Si dice che il Buddha abbia detto: ‘Il giorno in cui mi sono illuminato, l’intera esistenza per me si è illuminata; perfino gli alberi e le rocce’.”
E, a proposito di illuminazione, ecco i due sentieri principali.
“Il buddhismo è il sentiero della meditazione; lo zen è meditazione.
Il sufismo è il sentiero dell’amore; il sufismo è amore.
Esistono solo due vie per raggiungere Dio: attraverso la meditazione oppure attraverso l’amore.
Ed entrambe le vie si incontrano sulla vetta; sulla vetta diventano una sola: se ti realizzi attraverso una delle due, l’altra viene conseguita semplicemente in quanto sua parte; è solo una questione di enfasi.
Se diventi meditativo, rimarrai sorpreso: dopo la meditazione, l’amore giunge spontaneamente.
Se ami, di nuovo resterai sorpreso: proprio come un’ombra, la meditazione affiora alle sue spalle.
L’amore è il cuore della meditazione, la meditazione è il cuore dell’amore: si accompagnano, due nomi per lo stesso fenomeno.”
Ed ecco a che tipo di persone è adatto un sentiero e a che tipo di persone è adatto l’altro.
“Per alcune persone sarà facile seguire il sentiero della meditazione; in verità, per il cinquanta per cento delle persone nel mondo sarà più facile il sentiero della meditazione: lo zen è la loro via.
Per l’altro cinquanta per cento l’amore sarà la via più vicina al loro essere: il sufismo è la loro strada.
In un mondo reale, in un mondo intelligente, esisteranno solo due sentieri: il sufismo e lo zen, tutti gli altri scompariranno.
Perché questi due? Perché esistono gli uomini ed esistono le donne. E ricorda, con “uomini” non intendo i maschi biologici, poiché ci sono donne che psicologicamente sono uomini, e ci sono uomini che sono psicologicamente donne. Parlo del contesto interiore: ci sono uomini che hanno una maggior capacità di amore, più di qualsiasi donna, ma sono molto pochi. Ci sono donne che hanno una maggior capacità di meditazione, più di qualsiasi uomo, ma sono pochissime. La maggioranza delle donne seguirà il sentieri dei sufi, e la maggioranza degli uomini seguirà il sentiero dello zen.
Ma non è possibile determinare tutto questo in base alla biologia; è un contesto del tutto diverso. Devi osservarti: qualsiasi delle due strade ti fa sentire bene, qualsiasi delle due senti naturale, spontanea, quello è il tuo sentiero.”
Veniamo ora agli ostacoli. Da un lato abbiamo la società…
“I politici non vogliono che le persone amino troppo la vita; se l’amano troppo, non possono essere costrette ad andare in guerra, chi mai vorrebbe morire? In quel caso nel mondo non esisterebbero più gli eserciti. La gente dev’essere obbligata a opporsi all’eros, dev’essere costretta ad andare contro la vita, solo in quel caso possono esistere gli eserciti. Il politico è contro l’amore, contro la vita, perché ha bisogno di soldati per uccidere, capaci di morire o di far morire.
Anche il prete non vuole che la gente ami la vita. Se ama la vita non si preoccuperà dei templi, delle chiese e delle moschee. E se ama veramente la vita, troverà Dio attraverso di essa: il prete non sarà più necessario. Il prete è necessario solo quando la gente si è allontanata, si è persa rispetto al flusso della vita; solo in quel caso può diventare una guida e dire alle persone: “Adesso vi condurrò sul giusto sentiero”. Prima le deve aiutare a perdersi, a quel punto entra in gioco la guida.
Prima le persone devono essere fatte ammalare, a quel punto si possono vendere le medicine. In caso contrario, non puoi vendere medicine: se sono tutti sani, chi andrà mai dal medico e chi andrà mai dal farmacista? E chi potrà mai vendere medicine alla gente? Sarebbe impossibile: la gente dev’essere malata, solo in quel caso possono esistere fabbriche e fabbriche di medicine che continuano a produrre nuovi farmaci.”
Dall’altro lato abbiamo i nostri ostacoli interiori…
“Per migliaia di incarnazioni sei rimasto identificato con la mente, ci hai riversato un’energia immensa. Per qualche mese, addirittura per qualche anno, continuerà a roteare frenetica.
Tuttavia, se riesci a restare un osservatore, un osservatore sulla collina, piano piano l’energia, la velocità acquisita, si perde e la mente si arresta.
Nel momento in cui la mente si arresta, sei arrivato: immediatamente hai la prima visione di ciò che Dio è e di ciò che sei tu; poiché, nel momento in cui la mente si arresta, tutta la tua energia che era coinvolta in essa viene sprigionata.
E quell’energia ha una forza immensa, è infinita. Inizia a ricadere su di te, sprigionando una benedizione e una grazia immense.”
Ma, alla fine, tutto sta a noi, e siamo tutti chiamati a fare quanto segue.
“La rivoluzione spirituale può essere ridotta a una semplice massima: tu scompari e permetti al divino di essere.”
Per utilizzare una metafora, ecco ciò cui siamo chiamati.
“Devi scomparire come un seme nel terreno.
Quello scomparire sembra una morte: non lo è. Solo in apparenza muori; in realtà, per la prima volta nasci.
È una resurrezione, è una rinascita, diventi un nato due volte. E per la prima volta sai che qualcosa è immortale; lo porti in te in forma di seme, e lo puoi riconoscere solo quando diventa un fiore, quando diventa una fragranza.
Il seme è rozzo, è solo il potenziale; se non lo rendi attuale, non sarai in grado di percepirlo, rimarrà occultato.”
E chiudo l’articolo dedicato a Scolpire l’immenso con una citazione lampo, che illustra la qualità che serve per fare il suddetto passaggio.
“Se hai un minimo di coraggio, se sei un ricercatore del Vero, fa’ un balzo nell’ignoto.”
Bene, e così abbiamo terminato il lunghissimo approfondimento dedicato a Scolpire l’immenso di Osho.
Al prossimo approfondimento e buone cose a tutti.
Fosco Del Nero
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