Titolo: Sii ciò che sei – Ramana Maharshi e il suo insegnamento (Be as you are – The teachings of Sri Ramana Maharshi).
Autore: Sri Ramana Maharshi.
Argomenti: esistenza, spiritualità, advaita vedanta.
Editore: Il punto d’incontro.
Anno: 1985.
Voto: 6.
Recensione: qui.
Dove lo trovi: Macrolibrarsi, Giardino dei libri, Amazon.
Come anticipato nella recensione di Sii ciò che sei, ecco l’articolo dedicato al libro sulla figura e gli insegnamenti di Sri Ramana Maharshi, maestro spirituale dell’India tra i più famosi dell’ultimo secolo.
La valutazione mediana del testo è dovuta, come riportato nel precedente articolo, al fatto che esso è forse poco agevole per gli occidentali, essendo pieno di termini e concetti in lingua originale a cui noialtri siamo poco adatti.
Se si supera questo scoglio, comunque, Sii ciò che sei offre parecchi spunti. Eccone alcuni.
Su come calmare la mente ed effettuare l’autoindagine.
“La mente si calmerà soltanto per mezzo dell’indagine “chi sono io?”. Il pensiero “chi sono io?”, distruggendo tutti gli altri pensieri, verrà esso stesso distrutto, come il bastone usato per attizzare la pira funeraria. Se sorgono altri pensieri, senza tentare di completarli, uno dovrebbe indagare: “a chi sono venuti?”. Cosa importa se vengono dei pensieri, per quanti essi siano? Nel momento stesso in cui sorge un pensiero, se si indaga con vigilanza “a chi è venuto?”, si verrà a conoscere “a me”. Se allora si indaga “chi sono io?”, la mente tornerà alla sua sorgente (il Sé) e il pensiero che era sorto cesserà. Praticando in questo modo ripetutamente, il potere della mente di dimorare sulla sua sorgente aumenta.”
Sul tempo disponibile per la meditazione.
“Mettere da parte del tempo per la meditazione è soltanto per semplici novizi spirituali. Un uomo che sta progredendo comincerà a gioire la più profonda beatitudine sia che stia lavorando o meno. Mentre le sue mani sono nella società egli mantiene la sua mente in solitudine.”
Silenzio e sat-sanga.
“Sebbene Sri Ramana fosse lieto di offrire i suoi insegnamenti verbali a chiunque li richiedesse, egli indicò spesso che i suoi “insegnamenti silenziosi” erano più diretti e potenti. Questi “insegnamenti silenziosi” consistevano in una forza spirituale che pareva emanare dalla sua forma, una forza così potente che egli la considerava come il più diretto e importante aspetto dei suoi insegnamenti. Invece di dare istruzioni verbali su come controllare la mente, egli emetteva senza sforzo un potere silente che automaticamente tranquillizzava le menti di tutti nella sua vicinanza. Le persone che erano in sintonia con questa forza raccontarono che la sperimentavano come uno stato di pace interiore e benessere; in alcuni devoti anziani ciò provocò perfino una diretta esperienza del Sé.
[…] Questo flusso di potere dal Guru può essere ricevuto da chiunque abbia l’attenzione focalizzata sul Sé o sulla forma del Guru; la distanza non è un ostacolo alla sua efficacia. Questa attenzione viene spesso chiamata sat-sanga, che letteralmente significa “associazione con l’essere.”
Si medita con la mente o con il cuore?
“Se la concentrazione è fatta col cervello, ne risultano sensazioni di calore e perfino mal di testa. La concentrazione deve essere fatta nel cuore, che è calmo e rinfrescante. Rilassati e la tua meditazione sarà facile. Tieni la tua mente stabile respingendo tutti i pensieri che si intromettono, ma senza sforzo. Presto avrai successo.”
Dieta e illuminazione.
“Si può ricevere l’illuminazione spirituale pur mangiando carne?“Sì, ma abbandonala gradualmente e abituati a cibi sattvici (ossia puri e armonici, ndr). Comunque, una volta che hai conseguito l’illuminazione, farà meno differenza ciò che mangi, come è privo di importanza quale combustibile viene aggiunto su un grande fuoco.”
Realizzazione e yoga.
“Quando i visitatori interrogavano Sri Ramana su queste pratiche egli solitamente criticava l’hatha yoga per la sua ossessione riguardo al corpo. È una fondamentale premessa ai suoi insegnamenti il fatto che i problemi spirituali possono essere risolti solo attraverso il controllo della mente e, perciò, egli non incoraggiò mai la pratica di discipline spirituali che si dedicassero primariamente al benessere del corpo. Aveva un’opinione più elevata del pranayama (controllo del respiro) e diceva che costituiva un valido aiuto per coloro che non potevano controllare in altro modo la mente, ma nel complesso tendeva a considerarla una pratica per principianti. In aggiunta al raja yoga c’è un altro popolare sistema chiamato kundalini yoga. I praticanti di questo sistema si concentrano su centri psichici (chakra) nel corpo al fine di generare un potere spirituale che si chiama kundalini. Lo scopo di queste pratiche è di forzare la kundalini in un canale psichico (sushumna) che corre dalla base della spina dorsale al cervello. Il kundalini yogi crede che quando questo potere raggiunge il sahasrara (il chakra più alto localizzato nel cervello) ne conseguirà la realizzazione del sé. Sri Ramana non consigliò mai ai suoi devoti di praticare il kundalini yoga poiché lo riteneva potenzialmente pericoloso e non necessario. Accettava l’esistenza del potere kundalini e dei chakra, ma affermò che anche se la kundalini avesse raggiunto il sahasrara, non ne sarebbe scaturita la realizzazione. Per la realizzazione finale, egli disse, la kundalini deve andare oltre il sahasrara, giù per un’altra nadi (canale psichico) che chiamò amritanadi (chiamata anche parananadi o jivanadi), nel centro del cuore sulla destra del petto. Poiché affermava che l’autoindagine avrebbe diretto automaticamente la kundalini al centro del cuore, insegnò che non erano necessari esercizi yoga separati: “Il Sé viene raggiunto ricercando l’origine dell’ego e tuffandosi nel cuore. Questo è il metodo diretto della realizzazione del Sé. Chi lo adotta non ha bisogno di preoccuparsi di nadi, del centro del cervello (sahasrara), di sushumna, della parananadi, di kundalini, del pranayama o dei sei centri (chakra)”.”
Ancora sullo yoga.
“Yoga significa unione. Mi chiedo, unione di cosa, e con cosa? Lo yoga implica una precedente divisione e significa una successiva unione di una cosa con un’altra. Ma chi dev’essere unito e con chi? Tu sei il cercatore, che cerca l’unione con qualcosa. Se dai questo per scontato, allora quel qualcosa dev’essere separato da te. Ma il tuo sé ti è intrinseco e tu ne sei sempre consapevole. Cercalo e sii quello. Allora si espanderà come l’infinito e non ci sarà questione di yoga.”
Il mondo non è migliore di un sogno?
“Cosa c’è di errato nel senso di realtà che hai mentre stai sognando? Puoi sognare qualcosa del tutto impossibile, per esempio di avere una bella conversazione con una persona morta. Giusto per un momento puoi dubitare nel sogno dicendo a te stesso: “Non era morta?”. Ma in qualche modo la tua mente si riconcilia con la visione del sogno e la persona è come se fosse viva al fine del sogno. In altre parole, il sogno come sogno non ti permette di dubitare della sua realtà. È lo stesso nello stato di veglia, poiché sei incapace di dubitare della realtà del mondo che vedi mentre sei sveglio. Come può la mente che ha creato il mondo accettarlo come irreale? Questo è il significato del paragone fatto tra il mondo dello stato di veglia e il mondo del sogno. Entrambi sono creazioni della mente e finché la mente è assorbita in uno di questi, si troverà incapace di negarne la realtà. Non può negare la realtà del mondo del sogno mentre sta sognando e non può negare la realtà del mondo della veglia quando è sveglia. Se al contrario, ritiri completamente la tua mente dal mondo e la volgi all’interno, dimorandovi, cioè se ti tieni sempre conscio del Sé, che è il substrato di tutte le esperienze, scoprirai che il mondo di cui sei ora consapevole è irreale, come il mondi in cui vivevi nel tuo sogno.”
Spunti certamente interessanti per numerose ragioni: se pensate di vincere la difficoltà di un linguaggio molto orientale e molto astratto, provate pure la lettura diretta del libro di Ramana Maharshi.
Fosco Del Nero
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