Titolo: Transfert – 4 passi fuori dall’inferno.
Autore: Marco Bianchi.
Argomenti: narrativa, crescita personale, esistenza.
Editore: Uno Editori.
Anno: 2017.
Voto: 4.
Approfondimento: qui.
Dove lo trovi: Macrolibrarsi, Giardino dei libri, Amazon.
Il libro Transfert – 4 passi fuori dall’inferno, scritto da Marco Bianchi e pubblicato nel 2017 da Uno Editori, si presenta molto bene: bella copertina, risvolto interno di copertina e quarta di copertina, bel formato, molto curato nell’impaginazione interna, con tanto di disegni e frasi in rilievo. Editorialmente il prodotto è davvero bello.
Ancora, il testo ha dei contenuti validi come concetti, presi da svariate tradizioni, e ha un’ambientazione ben ricostruita e una trama ricca. Il prezzo inoltre è contenuto per un librone di 470 pagine.
Come mai allora nella recensione è valutato così severamente?
È presto detto: Transfert – 4 passi fuori dall’inferno ha più pro che contro, e i suoi difetti sono assai rilevanti.
Partiamo dalla forma: la punteggiatura è disastrosa, colpa condivisa tra autore ed editore.
Continuiamo poi con quello che è uno dei difetti più evidenti negli scrittori esordienti o comunque non “navigati”: un’eccessiva enfasi, fatta di tanti punti esclamatici, tanti puntini sospensivi, parole non ben misurate nei dialoghi. I dialoghi stessi sono una vera e propria spina nel fianco, e rivelano un altro difetto tipico dello scrittore non esperto: son troppo didascalici, se non proprio artefatti; sanno di finto, di quella finzione con cui si intende fornire informazioni al lettore tuttavia senza saperle calare in modo naturale nella storia. Gli eventi che fanno parte della storia hanno il medesimo difetto: sanno di artificioso, di qualcosa costruito a tavolino senza tuttavia avere lo spessore del credibile, e proprio come i dialoghi tendono all’enfasi e alla spettacolarizzazione. Anche i personaggi non son ben costruiti: molto stereotipati, si comportano come macchiette prestampate.
Di tutto ciò mi sono accorto fin dalle prime pagine di Transfert e, trattandosi di un librone di poco meno di 500 pagine, ho avuto la tentazione, fin da subito e a più riprese in seguito, di interromperne la lettura, che ho completato da un lato per poter recensire il libro e dall’altro come esercizio di volontà.
Questo quanto alla forma, cosa doverosa da dire in quanto l’autore non ha scritto un testo di saggistica, ma un romanzo, il quale deve essere ben scritto, ben costruito e deve scorrere liscio in ogni sua componente. Se non si sa fare ciò, meglio dedicarsi alla saggistica.
Veniamo ora all’aspetto contenutistico; anche qui non mancano i difetti gravi.
In avvio ho scritto che il testo ha contenuti validi: è così, e a livello di concetti di valido c’è molto, tuttavia l’autore commette diversi errori. In alcuni casi vi è imprecisione concettuale, se non quando vere e proprie invenzioni; mentre in altri casi, numerosi, vengono utilizzate storie di altri autori e tradizioni, messe nel romanzo come fossero proprie, senza che nel testo, fosse anche in una postilla, venisse riferita tale “presa in prestito da qui o da là”. Ciò è stato fatto non solo per aneddoti e metafore, che difatti in buona parte già conoscevo, ma anche per le singole frasi: molte sono prese pari pari da altri autori, o solo leggermente modificate, senza che sia stata riconosciuta la paternità altrui. Faccio anche dei nomi: Gurdjieff, Castaneda, Icke, Brizzi, e certamente altri ancora. Questo peraltro, per la cronaca, è un brutto vizio che ho riscontrato anche di testi di autori ben più noti di Marco Bianchi.
Un commento ulteriore sugli argomenti: si spazia dallo sciamanesimo al cospirazionismo sugli alieni, dal lavoro interiore alla pnl. Troppo e troppo confuso.
Ultima cosa: se i contenuti ci sono, nel testo mancano forza ed energia; si tratta essenzialmente di un testo compilativo (peraltro basato sul lavoro altrui, come detto) e non di un testo “essenziale”, se cogliete la differenza.
Per certi versi, tutto ciò è un peccato, e lo dico da sostenitore della narrativa spirituale: al libro, che evidentemente ha richiesto una notevole mole di lavoro all’autore, sarebbe bastato un editing migliore (ammesso che ne sia stato fatto uno, giacché la punteggiatura pessima fa sorgere il dubbio) e l’onestà intellettuale nel riconoscere le numerose citazioni altrui presenti (magari in una pagina a inizio o a fine testo), per poter essere qualcosa di nettamente migliore (qua siamo sulla correttezza, che viene ben prima della “spiritualità”).
Per carità, dialoghi e personaggi non sarebbero di colpo diventati di spessore, ma con un editing corposo e ben strutturato Transfert – 4 passi fuori dall’inferno avrebbe perso buona parte di quell’artificiosità che di fatto mina credibilità e atmosfera della storia e rende la lettura di scarsa qualità.
Fosco Del Nero
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